Impressions chosen from another time

Frammenti di letteratura, poesia, impressioni
Impressions chosen from another time
  • Home
  • English
  • About
  • Cookie Policy
  • Tag: una lettrice

    • Il Calendario dell’Avvento letterario #7: canto della neve silenziosa

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 7, 2018

      img_5443

      Questa casella è scritta e aperta da Alessandra di Una lettrice

      ale.jpg

      “Molti, molti anni fa un tale mi disse che negare i propri sogni equivale a vendere la propria anima. Ero giovane allora e non sapevo che quelle parole avrebbero trovato un loro particolare posto dentro di me e che sarebbero rimaste mie per sempre, però ricordo di aver battuto le palpebre e aver scosso il capo annuendo come se quegli stessi movimenti mi spingessero ancor più dentro la verità. Ero pieno di sogni. E ancora sogno.”

      ale2.jpg

      “Canto della neve silenziosa” uscito nel 1986, è stato pubblicato in Italia nel 1989 da Feltrinelli e negli anni Novanta ottenne un ulteriore successo per la lettura che ne fece Alessandro Baricco. Per alcuni anni il libro è stato introvabile, grazie anche alle alterne fortune del suo autore, spesso messo al bando dalla critica. Il libro raccoglie quindici racconti scritti nel corso di vent’anni, tutti ambientati a New York, l’odiata-amata città natale nella quale Selby aveva ambientato il romanzo “Ultima fermata a Brooklyn“, considerato uno dei grandi romanzi americani.

      Protagonista dei racconti è Harry, un eroe dai mille volti del quale l’autore conserva solo il nome in racconti diversi per tono e taglio. Quindici racconti, forse non tutti ugualmente riusciti, nel complesso formano un insieme convincente: Selby racconta infatti la varia umanità metropolitana, quella degradata e borderline, e lo fa con una prosa folgorante che amalgama parlato e flusso di coscienza.

      In particolare mi ha colpito, per il suo lirismo autentico, quello che dà il nome alla raccolta e, che, più di tutti incarna lo spirito del Natale. Nella solitudine e nella disperazione che attanagliano i personaggi Selby lascia filtrare un raggio di luce: è la possibilità di ristabilire, anche nel frenetico e per certi versi feroce scenario metropolitano, un rapporto positivo tra la propria interiorità, per quanto ferita, e il mondo circostante. Lo spirito del Natale è il momento in cui il canto della neve, apre uno spiraglio di speranza nel cuore, nonostante tutto.

      Nel racconto del Canto della neve silenziosa, Selby suggerisce che anche New York può nascondere attimi di poesia.

      Harry si è trasferito in una zona residenziale del Connecticut, ha comprato una casa di proprietà, è depresso e l’angoscia non lo fa dormire la notte. Ha imboccato un’altra strada, ha provato a cambiare vita; i ragazzi hanno più spazio per giocare e sua moglie è contenta della cucina nuova. Qual è il problema, allora? «Esistevano per caso dei tipi di morte di cui lui non sapeva niente?». È una giornata di marzo Harry, dopo essere tornato dall’ospedale a causa di un esaurimento nervoso, non è in grado di lavorare. Sdraiato nel suo letto, sa che la sua famiglia è al piano inferiore, impegnata a fare quelle cose che fanno le famiglie la mattina: la moglie prepara la colazione, il figlio dimentica lo zaino. Ma la sua famiglia è diversa: tutti cercano di non fare rumore per non svegliarlo. L’unica cosa che in questo periodo di convalescenza può fare è una passeggiata. Harry si incammina per le vie di New York.

      “Quando giunse al punto stabilito si fermò. Aveva percorso un miglio. Bisognava tornare indietro. Guardò le case circostanti, quelle che da lontano sembravano quasi prive di forma, fuse com’erano nell’aria luminosa; poi guardò gli alberi e il loro grigiore innevato scomparve nella luce. Si girò e fece il primo lento passo del ritorno. Ripercorse le proprie impronte, le uniche nella neve. Sembravano piccole e anche se erano le uniche non sembravano sole, abbandonate. Sorrise all’idea delle impronte sole, come se le impronte avessero una vita propria o anche potessero riflettere quella di chi le aveva lasciate. Forse… chissà. Andava dunque, e si teneva compagnia.

      Svoltò un altro angolo e davanti gli si posò un lungo tratto bianco piatto e friabile, interrotto sempre e solo dalle sue impronte che s’allontanavano e sembravano scomparire nella distanza bianco/grigio. Non sembrava possibile, eppure ora l’aria era ancora più dolce e serena. Continuò a procedere lungo le proprie impronte con l’impressione di poter camminare in eterno, la sensazione che fin quando la neve silenziosa continuava a cadere lui avrebbe potuto camminare lasciandosi dietro tutte le preoccupazioni e le ansie, tutti gli errori del passato e del futuro. Più nulla lo avrebbe preoccupato o perseguitato o riempito di tremiti di paura: la buia notte dell’anima era ormai finita. Sarebbero rimasti solo lui e la soffice neve silenziosa, e ogni fiocco avrebbe portato, nella propria vita una particolare gioia…mentre la dolce e silenziosa neve continuava a cadere dolcissima e gioiosissima…

      Sì, e amorosissima… amorosissima… Avrebbe potuto camminare in eterno. Gli sarebbe stato facile continuare a camminare mentre tutti i pensieri di morte sarebbero svaniti, assorbiti dalla neve silenziosa.

      Ben presto pur tendendo l’orecchio non sentì più neppure lo scricchiolio dei passi nella neve e la cosa non lo sorprese, quasi che il corpo gli fosse diventato tanto leggero da non lasciare neppure un’impronta. Raggiunse la sua strada ma invece di svoltarvi continuò dritto: qualcosa lo attirava in fondo a una strada nella quale non era mai stato prima, una strada completamente sconosciuta, completamente diversa da tutte le altre nei paraggi. E mentre andava continuava a sentirsi sempre più leggero, come se la scintilla nella neve silenziosa, e quella che illuminava l’aria, gli scoccasse dentro. Sapeva di avere gli occhi in fiamme, pieni di quella luce. Sapeva d’irradiare quella luce attraverso gli abiti. E si sentiva le gambe sempre più leggere e quando abbassò lo sguardo vide che non c’erano impronte. Il soffice manto di neve steso sulla strada era ancora immacolato e fin dove vedeva lui non c’erano impronte e allora tutto il suo essere si riempì d’indicibile gioia e allora la sentì, agli inizi molto debolmente e tuttavia distintamente.

      Sentì la neve cadere lenta nell’aria, ogni fiocco con un suono proprio e distinto e non ostacolato nella caduta così che i suoni di tutti quei fiocchi non mescolavano né stridevano ma si fondevano invece in un canto, quello della neve, che pochi avevano udito.

      E, pur restando dolce, quel canto diventava sempre più forte, diventava una cosa sola con la luce… e alla fine non ci furono più piedi che lasciassero impronte né corpo né occhi che brillassero ma soltanto luce e suono e gioia. Niente passato, niente futuro, niente, neppure un presente, unicamente la nuova gioia che non conteneva ricordi di angustie e lotte e sofferenze… unicamente la nuova gioia… e capì che sarebbe potuto restare lì per sempre.

      Estratto da Canto della neve silenziosa, Hubert Selby Jr., 1986, Feltrinelli

      ale3.jpg

      Il racconto termina così, con una gioia che gli alleggerisce l’anima, finalmente sollevata dal peso del vivere, dalla miseria, dall’angoscia, dalla solitudine. Selby per tutta la vita ebbe problemi di eroina e depressione, ma non si arrese mai: voglio pensare che ciò che gli diede coraggio nelle notti dell’anima furono momenti come questo, che ricordano la gioia di essere al mondo.

      L’Autore: Hubert Selby Jr. (New York 1928-2004) è stato vicino alla beat generation e ha raggiunto la notorietà internazionale nel 1964 con Ultima fermata a Brooklyn (pubblicato da Feltrinelli nel 1966) che ha suscitato le violenze reazionarie di molti censori. Autore di culto e ispiratore di molti scrittori, ha collaborato alla sceneggiatura del film Requiem for a Dream di Darren Aronofsky, tratto da una sua opera. Anche Ultima fermata a Brooklyn è diventato nel 1989 un film di Uli Edel, lo stesso regista di Christiane F. I ragazzi dello zoo di Berlino. Delle sue opere successivamente pubblicate da Feltrinelli sono usciti il romanzo La stanza (1966) e la raccolta di racconti Canto della neve silenziosa (1989). È morto nell’aprile del 2004. Di lui ha detto Alessandro Baricco: “Selby, uno che quando lo leggi non scrivi più come prima.”

       

      Posted in Il Calendario dell'Avvento Letterario | 5 Comments | Tagged #AvventoLetterario, alessandra pagani, Canto della neve silenziosa, Feltrinelli, Hubert Selby Jr, Il Calendario dell'Avvento Letterario, Natale a New York, New York, Ultima fermata a Brooklyn, una lettrice
    • Il Calendario dell’Avvento letterario #14: uno stupido angelo

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 14, 2017

      rosso intenso 2

      Questa casella è scritta e aperta da Alessandra di Una lettrice

      stupido_angelo_cover_manubri

      Quando avevo otto anni fui allontanata dal coro perché cantavo, a squarciagola, due toni più alti “Tu scendi dalle stelle, coi pattini a rotelle”. Le insegnanti trovavano blasfemo scherzare su Gesù. Ho imparato che gli scherzi e l’ironia su alcuni argomenti – il sesso, la religione, la politica – non sono apprezzati da tutti. Esistono poi delle persone che detestano il linguaggio gergale e non lo trovano divertente: a me, invece, una parolaccia, inserita nel contesto giusto, fa ridere.

      Se siete tra coloro che pensano che non si può scherzare di tutti gli argomenti e se siete tra coloro che pensano che le parolacce siano espressioni infantili prive di ironia, smettete di leggere. Il libro di cui sto per parlarvi non vi piacerà.

      A rafforzare ciò che ho scritto sopra aggiungo l’avvertenza dell’autore, stampata a pagina nove: “Se state comprando questo libro come regalo per vostra nonna o per un ragazzino, sappiate che contiene parolacce, gustose descrizioni di cannibalismo e quarantenni che fanno sesso. Poi non date la colpa a me. Io vi ho avvisato”. Ecco, come immagino il Natale 2017.

      Uno stupido angelo – Storia commovente di un Natale di terrore è scritto da Christopher Moore e pubblicato in Italia da Elliot Editore. Il romanzo, non il migliore di Mooore, ve lo dico subito, è nato dalla domanda di Mike Spradlin, un amico dello scrittore.

      “Sai, dovresti proprio scrivere un libro sul Natale”

      “Che genere di libro?”

      Ha replicato “Non lo so. Forse il Natale a Pine Cove o qualcosa del genere”

      Al che ho risposto “Okay”.

      Uno stupido angelo è il terzo romanzo di Moore ambientato a Pine Cove, una cittadina inventata della California, non è il posto natalizio per eccellenza. Intanto a dicembre ci sono venti gradi e poi le palme, gli uragani, i surfisti e le bionde californiane in bikini non fanno atmosfera classica. All’inizio di questo romanzo, però, la cittadina di Pine Cove e i suoi abitanti sono ugualmente impegnati nelle decorazioni natalizie. In particolare, un’ex moglie decide di rubare un pino dal bosco di pini del suo ex marito, ma, tagliando l’albero con la motosega, provoca un incidente: uccide Babbo Natale. Ad assistere a questa scena è Josh, un bambino molto preoccupato dell’omicidio e di saltare il Natale.

      Josh prega per chiedere un aiuto dal cielo. La sua preghiera purtroppo viene ascoltata da Raziel, l’angelo più stupido del Paradiso, inviato sulla terra per la missione del Natale.

      Raziel (già apparso nel romanzo Il Vangelo secondo Biff) deve trovare un bambino ed esaudire il suo desiderio. Raziel fa irruzione a casa di Josh e si fa spiegare per filo e per segno cosa è successo. L’unico problema è che il bambino non sa indicare bene dove è sepolto il corpo e si limita a tracciare un’area che comprende anche la cappella dove si svolgerà la festa degli scompagnati e il cimitero locale.

      Il resto è un delirio di massa che comprende un pilota di elicotteri dell’antidroga e il suo pipistrello della frutta (Roberto, il mio personaggio preferito), la psichiatra locale, il suo fidanzato, un biologo del comportamento, e tutti i residenti del cimitero di Pine Cove. Insomma: ci sono gli zombie che si svegliano e cosa fanno? Vanno all’IKEA.

      Personaggi grotteschi, fuori di testa, mai banali mettono in scena una parodia della vita quotidiana. Moore ama mostrare il lato sordido: dietro a ogni perfetta storia d’amore c’è uno psicofarmaco che tiene insieme le persone, dietro ad un successo professionale c’è anche una botta di culo, dietro ad amicizie lunghe una vita c’è una bella dose di ipocrisia… La festa di Pine Cove finisce con un po’ di droga aggiunta nel punch, e la città, allucinata, dovrà fare i conti con gli Zombie risvegliati dallo stupido angelo Raziel, che, ansioso di fare del bene, combina un casino inenarrabile.

      È Natale, piantatela di voler fare del bene. Fatevi gli affari vostri.

      Buon Natale, lettori. E che Dio ce la mandi buona.

      Posted in Letteratura e dintorni | 1 Comment | Tagged #AvventoLetterario, alessandra pagani, Christopher Moore, Il Calendario dell'Avvento Letterario, Il Vangelo secondo Biff, Natale in letteratura, Si legge e si racconta di libri, una lettrice, Uno stupido angelo - Storia commovente di un Natale di terrore
    • Il Calendario dell’Avvento Letterario #15: la festa del ritorno a casa

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 15, 2016

      14055783_10211061763881395_713273771_n

      Questa casella è scritta e aperta da Alessandra di Una lettrice

      libro

      Natale è vicino, ormai. E cosa facciamo noi, gli italiani, a Natale? Torniamo a casa. Qualcuno parte dal nord Europa e scende. Altri partono dal centro e scendono. Alcuni partono da Milano e scendono. Alcuni tornando a casa, salgono. Altri si diramano a est, a ovest. A Natale, torniamo a casa. Cerchiamo di condensare in pochi giorni il desiderio di semplicità, la ricerca della quotidianità, le tradizioni ritrovate, gli echi delle nostre memorie di bambini. Il Natale, in Italia, è la festa del ritorno a casa.

      “Seduti di fronte ad un grande falò acceso nella notte di Natale, sul sagrato della chiesa di un paesino italo-albanese della Calabria, un padre e un figlio, ormai pronto a bere la sua prima birra, rievocano le storie della loro famiglia. Sembra che tutto nasca da quel fuoco crepitante e dallo sciame di scintille sollevate dal vento notturno” scrive il critico Alfonso Berardinelli a proposito de La festa del ritorno, romanzo di Carmine Abate, vincitore del Premio Campiello nel 2004.  La festa e il suo enorme falò rosso fuoco sono solo una cornice, un pretesto per raccontare le vicende di una famiglia come tante.

      family1

      Il padre racconta a Marco della vecchia e nuova famiglia, del primo e secondo lavoro in Francia, della sofferta condizione di emigrante; Marco dice al padre della sua vita,  giunta fino a tredici anni senza la presenza del genitore tranne che per brevi periodi, della festa che i ritorni a casa del padre dalla Francia avevano rappresentato per lui, dei suoi studi, delle loro escursioni nel bosco vicino al paese, delle battute di caccia. È un ritorno reale, che lo scrittore ha vissuto mille volte nella sua vita. In una vecchia intervista, Carmine Abate racconta:

      “L’origine di questa storia è fortemente autobiografica. Il padre emigrato de «La festa del ritorno» è mio padre emigrato. Da bambino ho vissuto il ritorno di mio padre a casa come un evento straordinario; mi ricordo che i suoi ritorni mi riempivano di gioia, sentivo di avere finalmente un padre in carne ed ossa e non un padre di carta e matita, quello delle lettere che arrivavano continuamente a casa. E cambiavo radicalmente quando tornava mio padre. Diventavo sicuro di me accanto a questo padre che, in qualche modo, proteggeva la famiglia e che ti insegnava tante cose, piccole e belle, come per esempio giocare a carte oppure i nomi delle piante quando andavamo in campagna o a sparare con il fucile da caccia. Eppure sapevo dentro di me che prima o poi mio padre sarebbe ripartito. Mi ricordo, e me lo hanno confermato i miei parenti, che quando mio padre ripartiva diventavo feroce. Non lo lasciavo partire, mi aggrappavo alle sue gambe e mi dovevano prendere di forza perché non riuscivano a staccarmi da lui. Il ritorno di mio padre di allora fa il paio con i miei ritorni di oggi al mio paese d’origine, ritorni gioiosi, felici, in cui coinvolgo la famiglie e, da qualche anno, l’intera comunità perché con un gruppo di amici organizziamo ogni anno una festa del ritorno, nel mese di luglio o agosto, quando c’è il maggior numero di emigrati di ritorno dalla Germania”

      family4

      “Se c’è una cosa che mi manca lassù, a parte la mia famiglia, è questa caloria gorgogliante dal fuoco e dalla gente: te la senti fuori e dentro, ti riscalda la vita.” (p.37)

      family2

      Il libro è scritto mescolando italiano e arbëreshe, in un lessico famigliare che arriva al cuore anche di chi non conosce l’albanese antico, parlato in Italia fin dalla fine del 400 da quasi centomila persone che vivono nei paesi arroccati intorno a Piana degli Albanesi, in Calabria.  Raccontando una storia dove i protagonisti provengono da una terra che ha una connotazione linguistica e culturale molto forte (quella degli arbëreshe), Carmine Abate offre una voce a uno dei popoli che compongono l’Italia. E ci rimanda l’eco di un canto corale, non ancora scritto, con la storia di un’Italia, formata da mille popoli, ognuno minoranza a suo modo, legati ognuno alle proprie tradizioni, al proprio lessico famigliare, che emigrano, dal sud a nord del mondo, e che sono tutti accomunati dalla lontananza dagli affetti, dalla famiglia spezzata dalla necessità, dalla festa del ritorno a casa.

      È quasi Natale. E con chi stanno, gli italiani, a Natale? Con la famiglia. Nel romanzo, padre e figlio custodiscono un segreto e poiché nessuno osa confidarlo questo rimarrà tale per molta parte della conversazione. Si tratta di Elisa, figlia per uno e sorella per l’altro.  La vicenda di Elisa, che si scopre nelle ultime pagine, con il suo strano comportamento in casa, avevano per molto tempo turbato i pensieri dei genitori, guastato l’atmosfera famigliare, comportato gravi disagi e pericoli per il padre, coinvolto il fratello; erano divenuti prima il problema della casa ora il ricordo che più d’ogni altro univa i narratori.  Le feste di Natale sono spesso un momento triste e malinconico dove in famiglia si ricorda chi non c’è più e la solitudine e la nostalgia pesano più del solito. Si tende l’orecchio e non si sente più la voce così nota, si indugia con lo sguardo intorno al tavolo, alla ricerca delle assenze, dei vuoti del cuore. Ma alla fine del romanzo e dei loro discorsi padre e figlio si accorgono che è scoccata la mezzanotte, che la festa si è animata maggiormente. Festeggiano con la gioia di chi ha superato un pericolo e spera in un futuro migliore. È Natale.

      Posted in Letteratura e dintorni | 1 Comment | Tagged #AvventoLetterario, alessandra pagani, Alfonso Berardinelli, arbëreshe, Carmine Abate, Il Calendario dell'Avvento Letterario, letteratura, Letteratura italiana, Libri Mondadori, Premio Campiello, una lettrice
    • Quattro chiacchiere, due tag e consigli per gli acquisti

      Posted at 11:50 am07 by ophelinhap, on July 26, 2016

      13707705_10153779726448379_3273935265539105628_n

      No, non sono sparita.

      Non ho vinto la lotteria, cambiato identità e comprato un’isoletta in qualche atollo sperduto e meraviglioso, dove vivere senza scarpe e coi capelli spettinati (almeno, non ancora).

      È semplicemente un periodo pieno: pieno di cose, cose che cerco di far succedere ma non arrivano; pieno di notizie da un mondo che fa sempre più rumore, e non il rumore che mi piacerebbe sentire. È insomma un periodo che mi fa desiderare silenzio, e leggerezza, mentre eventi e informazioni si accumulano così tanto da farmi perdere il filo delle cose che vorrei scrivere, mentre precipito nel delirio delle lettere motivazionali e delle gioie del precariato.

      Si parla tanto di crisi dei blog, ed è una cosa che mi fa riflettere abbastanza; tuttavia, ciò che mi ha fatto più pensare questi mesi, tra attacchi terroristici, Brexit e crisi varie, è la mancanza di figure forti di intellettuali (versus l’ipertrofia di opinionisti dell’ultima ora), che siano politicamente e socialmente impegnati e riescano ad aiutare a capire, a elaborare, ad essere meno confusi e spaventati dalle cose che ci circondano.

      Comunque, approfitto di queste quattro chiacchiere pre-vacanziere per parlare di cose totalmente diverse, di cose leggere, davanti a una limonata bella fresca, ché perfino qui al nord è arrivato qualche giorno d’estate, e rispondere velocemente a due tag: quello di Baylee de La siepe di more e quello della mia amica Alessandra di Una lettrice.

      i-luoghi-che-tag

       

      Il tag di Baylee si chiama I posti che tag e mi sembra più che adatto alla voglia di vacanza che ho in questo periodo – tanta, tantissima. Per entrambi i tag risponderò semplicemente alle domande e, anziché taggare a mia volta altri blog, vi consiglierò alla fine del post un po’ di blog che mi piacciono e che potreste recuperarvi durante le tanto sudate, meritatissime vacanze. Pronti?

       

      Il posto che porti nel cuore

      Londra, sempre.

      Il posto più divertente

      Porto, una minifuga con una mia carissima amica, una cena in un ristorante très chic in cui siamo finite per sbaglio, piene di sabbia dopo aver trascorso una giornata al mare. Non riuscivamo a smettere di ridere, specie dopo dosi generose di vinho verde, tanto che a un certo punto ci hanno suggerito che sarebbe stato meglio se ce ne fossimo andate. Siamo tornate in ostello alle cinque del mattino, non abbiamo sentito la sveglia e abbiamo preso l’aereo per un soffio.

      Il posto più commovente

      La casa di Anna Frank ad Amsterdam. Ho letto così tante volte il suo diario da ragazzina che non riesco a evitare di commuovermi ogni volta che ci ritorno.

      Il posto più deludente

      La porta di Brandeburgo a Berlino – me l’aspettavo immensa, non so perché. E Staten Island, dove mi è toccato scoprire, nel corso di una gita improvvisata, che c’è veramente pochissimo da fare.

      Il posto più sorprendente

      Il campus dell’università di Harvard a Boston. Ho sempre desiderato visitarlo e, quando è finalmente successo, la realtà si è rivelata migliore delle aspettative alimentate da Gilmore Girls.

      Il posto più gustoso

      Barcellona, dove ho mangiato la zuppa di pesce più buona del mondo. Budapest, dove ho passato quattro giorni a rimpinzarmi di gnocchetti e risotto al formaggio di capra e rape rosse. Il Salento e i frutti di mare crudi e freschissimi. Casa mia in Calabria.

      Il posto che ti ha lasciato un ricordo particolare

      Sempre Londra, e i ricordi sono tanti e preziosi: un picnic col vino bianco ghiacciato a Hyde Park, un karaoke improvvisato in metro, i pomeriggi alla National Gallery e poi a cercare libri alla Waterstone’s di Trafalgar Square, la mia prima volta all’opera.

      Il posto più romantico

      Sempre Londra. Sono ripetitiva, lo so. Qui ho cercato di spiegare alcuni dei (tanti) motivi.

      Il posto che vorresti rivedere

      Boston, di cui mi sono innamorata, e New York, perche è cosi immensa che non riesci mai a scoprirla abbastanza.

      Il posto dove ti piacerebbe andare

      Mi piacerebbe visitare il New England di Sylvia Plath e di Emily Dickinson e da lì passare al Canada di Alice Munro. La Cornovaglia di Ross Poldark e tutta la mia amata Inghilterra. La Scozia, dove mi sono sentita un po’ a Hogwarts.

      liebster-award

       

      Il tag di Alessandra è il Liebster Award 2016 (grazie, Ale!). Le domande proposte da una delle mie lettrici preferite sono le seguenti:

       

      Cosa stai leggendo?

      Ross Poldark di Winston Graham (pubblicato di recente in Italia da Sonzogno, nella traduzione di Matteo Curtoni e Maura Parolini)

      Per te qual è la storia d’amore più bella di tutti i tempi e perché? (Puoi citare libri, film ma anche raccontarmi come si sono conosciuti i tuoi nonni…vale tutto :))

      La mia inclinazione bovaristica propenderebbe per una delle mie amate storie maledette e infelici, tipo Anna Karenina, Cime tempestose o Non lasciarmi di Ishiguro. Ho da poco iniziato ad apprezzare le storie d’amore più sane e meno distruttive – tipo Elizabeth Bennet e Mr Darcy di Orgoglio e pregiudizio, per intenderci, o Hannah Coulter di Wendell Berry. Suggerirei qualcosa a metà strada, tipo Via col Vento: Rossella perde i suoi anni migliori dietro l’uomo chiaramente sbagliato (chi di noi non l’ha fatto, almeno una volta nella vita?) e perde Rhett. Non c’è lieto fine, ma l’ostinata, testarda fanciulla non si arrende, ché domani è un altro giorno.

      Passatempo preferito?

      Leggere il sabato o la domenica mattina a letto o in riva al mare. Le maratone su Netflix (ora sto guardando Orange Is The New Black). Un bel film. Un aperitivo appena fuori c’è il sole. Viaggiare appena posso. Scrivere quando ne ho voglia.

      Consiglia due libri imperdibili, due libri che secondo te tutti dovrebbero leggere. 

      Anna Karenina di Tolstoj, il mio libro preferito, e Lolita di Nabokov, scritto talmente bene che le parole si sciolgono in bocca con un retrogusto frizzantino. Leggerlo in lingua originale è un’esperienza quasi mistica.

      A cosa pensi prima di addormentarti?

      Sono una persona molto ansiosa e soffro d insonnia, quindi in realtà tendo a leggere fino ad addormentarmi ancora con gli occhiali e il Kindle in mano.

      Qual è un sogno che vorresti realizzare?

      Trascorrere un’estate a studiare a Harvard.

      Mini-vacanza. Qual è un posto in Italia che consiglieresti per trascorrere un bel weekend? 

      Consiglierei la mia Calabria, regione spesso sottovalutata che invece nasconde vere e proprie perle, come Tropea, Scilla, Capo Vaticano, il parco nazionale della Sila e quello del Pollino per gli amanti della montagna.

      Qual è un post del tuo blog che ti piace particolarmente? Linkalo.

      Parlerei più che altro di post ai quali sono particolarmente affezionata, tipo quelli su Sylvia Plath, il mio pellegrinaggio austeniano nello Hampshire o quello un cui racconto un po’ di cose su Ophelinha.

      Perché alle persone piace il tuo blog? 

      Francamente non ne ho idea, questa sarebbe più una domanda per i miei venticinque lettori di manzoniana memoria 😉

      Hai comprato qualcosa con i saldi?

      Ho comprato alcune cose durante il periodo dei saldi ma non in saldo – vale lo stesso? – tipo questo vestitino di Mod Dolly, un piccolo brand inglese che adoro, e questa gonna handmade di emmevi loves. Ho inoltre preordinato The Cursed Child, il sequel teatrale di Harry Potter in uscita in UK il 31 luglio, e non vedo l’ora di leggerlo (potete pre-ordinarlo anche in italiano, nella traduzione di Luigi Spagnol).

      Se potessi migliorare la tua vita cosa sarebbe la prima cosa che cambieresti? 

      Ci sono diverse cose che non mi rendono felice in questo periodo, e la precarietà non aiuta. Spero di trovare il mio posticino nel mondo al più presto, e riuscire a essere meno ansiosa, più serena.

       

      Come promesso, ecco una lista non esaustiva di blog che mi piacciono e che potreste recuperarvi durante le vacanze estive:

       

      Una lettrice

      Parole senza rimedi

      Citazionisti avanguardisti

      Il soffitto si riempie di nuvole

      Interno storie

      Librofilia

      Librangolo Acuto

      Just Another Point

      Casa di ringhiera

      La McMusa

      Bellezza rara

      Il tè tostato

      Riru Mont In Glasgow

      La filosofia secondo Baby P

      Il Club dei Libri

      Zelda was a writer

      Capitano mio Capitano

      Peek A Book

      Il mondo urla dietro la porta

      The Sisters’ Room, A Brontë-inspired Blog

       

      In inglese:

       

      Brain Pickings

      Yummy Books

       

      Avete anche voi bei blog da propormi (non necessariamente book o lit blog?) In caso affermativo fatelo nei commenti, e grazie!

      Soundtrack: You’ve got time, Regina Spektor

      faa35912f1994067d508d1e5d4d7eae1

       

       

      Posted in Ophelinha scrive | 14 Comments | Tagged alessandra pagani, Alice Munro, Anna Karenina, Bellezza rara, Brain Pickings, capitano mio capitano, casa di ringhiera, Cime tempestose, Citazionisti avanguardisti, Emily Dickinson, Hannah Coulter, Hogwarts, Il Club dei Libri, Il mondo urla dietro la porta, Il soffitto si riempie di nuvole, Il tè tostato, interno storie, Ishiguro, Just Another Point, La filosofia secondo BabyP, la mcmusa, La siepe di more, LibrAngoloAcuto, Librofilia, Liebster Award, Lolita, Londra, New York, Non lasciarmi, Orange is the new black, Parole senza rimedi, Peek A Book, Rhett Butler, Riru Mont in Glasgow, Ross Poldark, Rossella O'Hara, Sylvia Plath, The Cursed Child, The Sisters' Room, A Brontë-inspired Blog, una lettrice, Via col vento, Margaret Mitchell, Vladimir Nabokov, Wendell Berry, Yummy Books, Zelda was a writer
    • Chasing Impressions

    • Categories

      • Anglophilia
      • Cartoline
      • Frammenti di poesia
      • Frammenti di un discorso amoroso
      • Guestpost e interviste
      • Il Calendario dell'Avvento Letterario
      • Letteratura americana
      • Letteratura e dintorni
      • Ophelinha legge
      • Ophelinha scrive
      • Rileggendo i classici
      • Uncategorized
    • Goodreads

Blog at WordPress.com.

Cancel

 
Loading Comments...
Comment
    ×
  • Nel rispetto del provvedimento emanato in data 8 maggio 2014 dall'Autorità garante per la protezione dei dati personali, si avvisano i lettori che questo blog usa dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si accetta l'uso dei cookie. Per un maggiore approfondimento clicca qui.