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  • Tag: Thomas Hardy

    • #uominichenonsapevanoamare

      Posted at 11:50 am02 by ophelinhap, on February 14, 2016

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      Disclaimer: quest’iniziativa non rappresenta assolutamente un manifesto neofemminista. Si tratta semplicemente di un gioco letterario, da prendere con tanta ironia, o, come direbbero gli Inglesi, with a pinch of salt.

      Buona lettura, e buon san Valentino, che lo festeggiate alla grande, lo trascorriate spiaggiati sul divano come Bridget Jones con un maglione macchiato d’uovo e una bottiglia di vino a guardare Love Boat o, più probabilmente, lo ignoriate.

      no more

      #uominichenonsapevanoamare è nato nel corso di un’allegra e goliardica pausa pranzo di un paio di mesi fa. Ero appena uscita dal tunnel della #franzethon, la mia maratona letteraria dei capolavori di Franzen prima di incontrarlo dal vivo, e avevo scritto su Twitter che, grazie a lui o per colpa sua, ormai vedevo uomini disfunzionali ovunque, nelle pagine dei libri come nella vita vera. Ne è sorta una vivace e scoppiettante discussione privata con un paio di fanciulle che, come scoprirete a breve, mi hanno aiutato a scrivere il post di oggi, condividendo uno dei loro uomini letterari disfunzionali. Pronti a sfogliare il nostro bestiario letterario?

      barney

      1. L’uomo che rovina tutto e rimane a leccarsi le ferite (scelto da me medesima)

      Chi è? Barney Panofsky, protagonista de La versione di Barney, Mordecai Richler

      Ci ho messo un bel po’ a scegliere il mio personaggio letterario disfunzionale. Fresca di #franzethon, avevo pensato a Walter Berglund di Libertà, o Andreas Wolf di Purity; nel corso dei mesi, tra una casella del calendario letterario e un curriculum, ho soppesato cattivoni classici, tipo Gilbert Osmond di Ritratto di signora di Henry James o Francis Troy di Via dalla pazza folla di Thomas Hardy; ci ho riflettuto, e mi sono fatta una domanda: qual è stato il personaggio letterario maschile che mi ha fatto arrabbiare di più?

      E la risposta è stata quasi immediata (e sorprendente): Barney Panofsky, il protagonista de La versione di Barney di Mordecai Richler.

      Perché proprio Barney? Perché, grazie alla sua pertinace ostinazione, riesce ad ottenere tutto quello che ha sempre desiderato – la sua Miriam, his heart’s desire – e a rovinare tutto. Perché, dopo una serie di scelte sentimentali a dir poco infelici, la vita gli concede non una seconda, ma una terza chance, e lui riesce comunque a mostrarsi ingrato e a non apprezzare l’enorme fortuna che gli è capitata: innamorarsi a prima vista, totalmente, irreversibilmente, e avere la fortuna di essere ricambiato nello stesso modo.

      Perché ha un tempismo da schifo (si innamora di Miriam durante il rinfresco per il suo secondo matrimonio) e la insegue, cercando di convincerla a scappare con lui. Ora, per quanto io trovi la cosa assurdamente romantica, aver mollato neo-moglie e invitati per inseguire una sconosciuta è un atto di egoismo, così com’è egoismo quel suo non lasciarsi andare mai completamente, nemmeno con la sua Miriam: quella continua necessità di provare a se stesso che è ancora burbero, ancora orso, che le sue esigenze vengono prima di quelle di Miriam e dei loro figli. Barney è inoltre incapace di accettare che Miriam voglia svilupparsi anche come persona al di fuori della loro coppia: quando lei torna a lavorare, la gelosia di Barney e la sua incapacità di accettare il cambiamento la allontanano sempre di più. Per completare l’opera, Barney tradisce Miriam: è un’avventura senza importanza, ma suggella di fatto la fine del loro matrimonio. Miriam va avanti, Barney continua ad amarla per tutta la vita, a bere whiskey e piangere quando sente la voce di Miriam alla radio (lavora per un’emittente radiofonica) o quando ascolta Dance me to the end of love di Leonard Cohen. È questa la cosa che mi fa più arrabbiare di lui: ha tantissimo amore da dare, ha un cuore grande, non è burbero e scostante come potrebbe sembrare, ma ha paura di lasciarsi andare completamente, e perde l’unica cosa per lui davvero importante.

      Che serva di monito a tutti quegli uomini, letterari e non, che hanno così paura di amare da rinchiudersi nella loro caverna e non accorgersi che, là fuori, c’è tutto un mondo di infinite possibilità, di coincidenze e di prenotazioni per coloro che hanno il coraggio di inseguirle.

      trainspotting

      2. Il Sick Boy (scelto da Valentina di Peek A Book)

      Chi è? Uno dei personaggi di Trainspotting o qualsiasi altro romanzo di Irvine Welsh

      Avete nostalgia degli anni ’90 e siete tipe tutte rave, musica gabber, droghe e sballo? Questi tipi fanno per voi. In tutti gli altri casi: scappate. Sono bellocci e, nei rari momenti di lucidità, sapranno farvi sentire il centro dei loro pensieri, ma, attenzione, solo fino alla prossima crisi di astinenza. Dopo, ogni loro pensiero sarà focalizzato al trovare la loro “dose” di felicità e voi non esisterete più. Patiti di calcio e alcol, fanno parte di quella working class anglosassone che, più che lavorare, aspetta in poltrona che arrivi il prossimo sussidio, ovviamente da spendere in calcio, alcol e droghe. Non lasciatevi ingannare dal bell’aspetto, dall’occhio languido o dall’idea di un amore borderline e non fidatevi di Irvine Welsh, che vi ci fa affezionare un libro dopo l’altro, o in un attimo vi ritroverete con loro, stesi su un binario, a fare “trainspotting”.

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      3. L’uomo che non si accontenta mai (scelto da Giulia di La Cornacchia Sepolta)

      Chi è? Il Professor Kepesh, protagonista de Il professore di desiderio e de L’animale morente di Philip Roth

      “Too many fish in the sea”, cantavano The Marvelettes, “I said there’s short ones, tall ones, fine ones, kind ones, too manyfish in the sea”, e il  Kepesh, bramosa creatura nata dalla ancor più bramosa penna di Philip Roth, quei pesci li vuole tutti. Kepesh è il professore di desiderio, il tipo d’uomo che non riesce a smettere di desiderare e, per quante donne collezioni, non riesce mai ad essere appagato. Essendo estremamente colto ed affascinante, le donne faticano a non finire nelle sue reti. È il tipo di uomo che rifugge la quieta normalità per rincorrere il sempre più lontano Graal della spericolatezza erotica della sua gioventù. È inutile sperare di essere quella che finalmente riuscirà a cambiarlo e a fargli metter su casa: in bilico tra pesca a strascico ed esistenza convenzionale, il tipo Kepesh rifuggirà sempre e comunque la riva a causa del continuo rimpianto per tutte le pescioline che altrimenti non farebbero parte della sua paranza. È tanto fortunato da raggiungere più volte il traguardo della donna e dell’amore della vita, ma continua a superarlo e a girare intorno. In vecchiaia si trasforma in un animale morente, un Von Aschenbach che continua a preferire la perdizione ad una seppur minima scelta, e quello che ci guadagna è solo la morte.

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       4. L’opportunista (scelto da Marina di Interno storie)

      Chi è? Nino Sarratore, personaggio de L’amica geniale di Elena Ferrante

      Potrei risultare banale con la mia scelta sulla tetralogia di Elena Ferrante, L’amica geniale, ma da un anno a questa parte non ho incontrato alcun personaggio letterario che rientrasse in questa categoria o forse mi sono distratta così tanto da non accorgermene.

      In America gli hanno dedicato uno spazio su tumblr, FuckingNino Sarratore, e di certo il protagonista maschile della Ferrante non gode di molti estimatori. Nino Sarratore, pur essendo una presenza quasi labile (almeno nei primi due libri), è quello rivela più di tutti gli altri la sua vera natura, un’evoluzione lenta e sorprendente. Oggetto del desiderio di Elena e Lila, affascinante e sfuggente, appartenente alla borghesia napoletana degli anni ’50, Nino ha, all’inizio, tutte le carte in regole per brillare ma il suo personaggio si compone libro dopo libro in un miscuglio di contraddizioni.

      Attratto dall’irruenza e genialità di Lila, finirà poi nelle braccia dell’affermata Elena, dalla quale avrà una figlia, Imma. Ma non saranno le uniche conquiste. Con gli anni affina le sue tecniche seduttive: “amava le donne, certo, ma era soprattutto un cultore delle relazioni utili”. Quelle relazioni che gli permetteranno la grande ascesa politica.

      Elena e Lila più volte comprometteranno la loro amicizia, abbagliate dall’amore si accorgeranno troppo tardi dell’inganno quando oramai i giochi sono finiti e le opportunità impossibili da riacciuffare. La sua ambizione divorerà quanto di buono ha creduto e combattuto in gioventù, soprattutto quel padre al quale ha finito per assomigliare nonostante il suo odio. Le medesime dinamiche private si riflettono davanti a tanti spettatori. Da comunista incallito segue il trasformismo della classe dirigente, finendo per abbracciare il socialismo e via via sempre più le correnti di destra: intuisce che il clima sta cambiando e velocemente si adatta alla nuova stagione. Nel 1994 si siede in Parlamento, inserito nell’elenco dei corrotti e corruttori.

      Nino è magmatico, è l’attributo che meglio si addice, un vulcano che porta solo distruzione. Non bisogna sorprendersi se un uomo del genere: incapace di amare una o l’altra donna, incapace di amare la Cosa pubblica.

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      5. Il vendicativo (scelto da Chiara di Librofilia)

      Chi è? Jay Gatsby, protagonista dell’omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald

      Nessuno sa realmente chi sia Jay Gatsby, da dove provenga o che lavoro svolga, ma soprattutto, nessuno sa come e quando sia diventato così ricco, nonostante sulla sua persona circolino tanti pettegolezzi incapaci però di carpire la sua vera essenza o il suo vero nome. Di Jay Gatsby possiamo però dire con certezza che è un bellissimo trentenne raffinato, brillante ed elegante che ama vestire in modo impeccabile e parlare forbito, ma soprattutto che, da quando si è trasferito a West Egg – una zona falsamente elegante e ipocrita, governata dalle sue bizzarre dinamiche e dagli ambigui personaggi che la popolano – non fa altro che organizzare sfarzosissimi party pieni di gente – spesso imbucata – e inondati da fiumi di champagne e di whiskey che mandano letteralmente in visibilio gli ospiti e l’intera area.

      Eppure, dietro quella maschera di affabilità e di sicurezza e dentro quel corpo muscoloso e abbronzato, Jay Gatsby nasconde un animo profondamente sentimentale e un cuore spezzato – ben cinque anni prima – dalla cinica e squilibrata Daisy che lo aveva respinto quando era ancora un giovane e povero ufficiale dell’esercito, incapace di garantirle un futuro e una solidità economica.E non a caso, Daisy – che nel frattempo ha sposato un uomo rozzo e bruto – è ora sua vicina di casa e Jay Gatsby fa davvero di tutto per farsi notare e per incontrarla poiché nonostante lo scorrere del tempo, Daisy continua ad essere la sua ossessione e farebbe davvero di tutto pur di riconquistarla.

      Raccontata così, sembrerebbe una storia romantica seppur triste e infelice, contraddistinta da un amore impossibile mai del tutto sopito o spento. La verità però è che Jay Gatsby non è realmente Daisy che desidera poiché è dannatamente innamorato di se stesso e di ciò che è diventato nel corso degli anni – e dopo un passato losco e burrascoso – ma soprattutto è ossessionato dal suo sogno di gloria e dalla sua sete di successo e di ricchezza e letteralmente muore dal desiderio di dimostrarlo agli altri e in particolar modo a Daisy, semplicemente per farle capire cosa si è persa nel momento esatto in cui lo ha rifiutato, quasi come se fosse una sorta di romantica e cinica vendetta privata.

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      6. L’uomo dal cuore di ghiaccio (scelto da Nellie di Just Another Point)

      Chi è? Asterios Polyp, protagonista dell’omonimo graphicnovel di David Mazzucchelli

      Asterios Polyp è un architetto che non scende a patti con niente e nessuno, nemmeno il suo destino, figuriamoci l’amore. Composto da linee azzurre, fredde e lineari, AsteriosPolyp è il protagonista dell’omonimo graphic novel di David Mazzucchelli che porta fra le sue tavole un personaggio cocciuto e testardo che si ritroverà, improvvisamente, ad affrontare un viaggio che il lettore può definire di formazione, anzi, di riformazione ritrovandosi Asterios ormai più che adulto. E non è solo questione di cambiare lavoro, casa e sostanzialmente vita, ma sta, soprattutto, nel rimuginare sulle proprie azioni, su ciò che si è perso e su cosa invece poteva cercare di tenere stretto a sé, vicino al cuore. Perché si sa: ci si accorge sempre troppo tardi del valore di chi incontriamo sulla nostra strada.

      Asterios Polyp conosce Hana e la sua vita dovrebbe cambiare dopo questo scontro con linee curve e calde che la dolce donna di origini giapponesi porta con sé ma tutto ciò, invece, non accade. Asterios è un architetto, gioca con rette e angoli acuti: non può mica perdere tempo con ghirigori che lo distraggono dalle sue forme cubiche e ben delineate. Eppure Hana è così tenera, sensibile e soprattutto innamorata mentre il nostro esempio di uomo che non sa amare pare proprio non riuscire a cedere, sente qualcosa vibrare da qualche parte dentro di sé ma vuole fingere indifferenza, proprio non riesce a lasciarsi andare a quel battito accelerato che improvvisamente gli scombussola il cuore.

      Asterios Polyp è un uomo tremendo, ferisce tantissimo con il suo comportamento che pare sminuire ciò che invece agita profondamente l’animo più delicato di Hana: il suo viaggio lungo le tavole del graphic novel sapranno insegnargli come amare?

      heathcliff7. Il capricorno folle (scelto da Irene di LibrAngolo Acuto)

      Chi è? Heathcliff, protagonista di Cime tempestose di Emily Brontë

      Heathcliff è del Capricorno. Forse è una dichiarazione scioccante, ma sono sicura che sia così. Emily Brontë ha di certo avuto la sfortuna di imbattersi in un uomo del Capricorno e di provare dell’affetto per lui. Niente di più sbagliato e sconsigliato, non solo dalle donne che ci sono già passate, ma anche dall’ordine dei medici e degli psicoterapeuti. Nella parte dedicata ai disturbi di personalità presente sul DSM V, sono quasi certa ci sia un paragrafo sull’uomo del Capricorno. Ce lo dice la stessa Emily che Heathcliff è torvo, suscita brutti sentimenti nelle persone che lo circondano, è incline a non manifestare alcuna emozione (alle volte, se sei fortunata, ti degna di uno sguardo schifato) ed è molto vendicativo. Ebbene, ripensando a Heathcliff, mi è venuto in mente un ragazzo che conoscevo e che mi piaceva anche tanto, prima di scoprire che si trattasse di un caso da manicomio. Questo ragazzo, che chiamerò Marzio per comodità, proprio come il personaggio maschile creato da Emily Brontë, sembrava provasse piacere nel suscitare l’avversione negli altri e in me, nella fattispecie. Faceva di tutto per farsi odiare, oltre che soffocare qualunque emozione emergesse in superficie, cosicché non riuscivo mai a capire cosa provasse realmente. E ditemi o no se non lo è anche Heathcliff, che quando scopre che Cathy è innamorata di lui, sebbene sia intenzionata a sposare Linton per via della loro condizione economica, che fa? Al posto di battersi i pugni in petto e reclamare ciò che è suo – un po’ come avrebbe fatto il territoriale uomo del Leone – se ne va per tre lunghi anni senza neanche una parola. Ma dico, ma sei scemo? E magari c’hai anche il coraggio di incazzarti perché lei, nel frattempo, s’è rifatta una vita?! Arrogante, crudele e completamente folle, come lo era Marzio, per l’appunto.

      D’accordo, Heathcliff quando torna – perché, donne all’ascolto, sappiate che non è semplice liberarsi di un Capricorno che non ha ottenuto ciò che vuole – è ricco e quindi potrebbe, secondo il suo ragionamento (che si bada bene dal rendere noto, è il lettore che lo intuisce), sposare Cathy e mantenersi senza problemi. Sì, Heathcliff, bravo, ma due parole alla donna che ami gliele vogliamo dire? Non tutti hanno la chiaroveggenza e la lettura del pensiero tra le proprie capacità.

      Heathcliff, proprio perché appartenente alla squadra dei veri Capricorno, è il prototipo dell’uomo incapace di amare, troppo impegnato a cercare di convincerci che vi disprezza, ma potrebbe apprezzarvi qualora vi impegnaste a esaudire ogni suo desiderio.Ammetto che dalla sua ci sia il fascino dell’uomo maledetto… Però, ve lo dico per esperienza, non è abbastanza per sopportare la sua insana follia.

      broken heart8. L’uomo zerbino (scelto da Fabrizia di Il mondo urla dietro la porta)

      Chi è? Rick Vigorous (David Foster Wallace – La scopa del sistema)

      Avete sempre desiderato un uomo che vi ami con tutto se stesso, che abbia occhi solo per voi e, probabilmente, se ne trovate uno l’amore sarà idilliaco (almeno all’inizio). Pensate che questo sia l’unico uomo che non nota le vostre gambe, ma adocchia, con un piacere al limite del feticismo, come le gambe e il vestitino che portate si intonino con le Converse ai vostri piedi o come i capelli si incurvino ai lati del mento facendo assomigliare la testa a quella di un granchio incorniciato da due chele. Insomma, un uomo che si lascia andare ai meccanismi amorosi, che inizia ad amare cose che per lui erano impensabili solo perché fanno parte di voi.

      Lo stesso uomo che dopo aver fatto l’amore, vi racconta storie, storie pazzesche, riempiendo il vostro bisogno di verità nel mondo mettendo una parola dietro l’altra.

      Il Rick Vigorous della situazione vive della vostra luce riflessa, scambia con voi fluidi vitali per farvi risplendere, mentre la sua autostima è tormentata da dubbi sui vostri possibili amanti e la vita sociale diventa un complotto alla vostra storia d’amore. Paradossalmente il problema del maschio Vigorous è amare troppo, è annullarsi nella vostra identità in quella particolare pratica riconosciuta come lo zerbino.

      Non è molesto, né violento, la rabbia è incanalata in improbabili opere scritte e in sogni in cui un non ben identificato servizietto alla Regina Vittoria non va a buon fine.

      Segnali di avvertimento potrebbero essere affermazioni come:

      “La Soglia dell’Unione mi è inaccessibile. Il massimo che mi è dato di fare è dimenarmi freneticamente all’esterno di te. Solo all’esterno di te. Non mi è dato di essere veramente dentro di te. Vicino abbastanza da metterti incinta sí, ma non da consentirti un vero appagamento. Il nostro essere insieme deve lasciarti terribilmente vuota. Nonché alquanto incasinata, ovviamente.”

      (David Foster Wallace, La scopa del sistema, traduzione di Sergio Claudio Perroni, Einaudi, 2010)

      Il Rick Vigorous è facilmente influenzabile, non da voi, ma dalle eco immaginarie di chi lo circonda. L’unico nemico che dovrà affrontare sarà lui stesso.


      9. Il Carveriano (scelto da Francesca de Il Club dei Libri)

      Chi è? Uno dei personaggi dei racconti di Raymond Carver

      Il Carveriano è il tipo d’uomo da camicia a quadri, rude, con la barba incolta e un bicchiere sempre in mano. Di alcool ovviamente.

      Vede la vita a modo suo e di solito è un modo che non coincide con la visione comune, il che lo porta spesso a compiere scelte azzardate, ad esprimere opinioni che vanno controcorrente, molto contro corrente, al punto che tutti lo guardano di traverso. E come biasimarli. Il Carveriano è un tipo semplice, che ama la vita all’aria aperta e passa il suo tempo libero a pescare nei fiumi dell’Oregon, dell’Idaho o della British Columbia, oppure trascorre le ore libere (soprattutto quelle serali) davanti alla tv con una birra in mano (ricordate? Ama l’alcool) a guardare le partite di football o di baseball. Quando non è a casa e non è a pesca, potete stare certi che sia al bar con gli amici di sempre a fare due chiacchiere e a bere whiskey.

      Con le donne il Carveriano non sa bene che pesci pigliare: si sposa perché è così che si fa, ma poi? Come si trattano questi essere complicati?

      Eh, bella domanda.

      Si prova a buttarla sempre sul sesso, che, si sa, quello aggiusta tutto, ma loro sono talmente diverse, sono talmente strane che non approvano per nulla. Il sesso non è la soluzione a tutto è la frase che le donne preferiscono e che il Carveriano proprio non capisce. E che dire di quelle insoddisfatte, a cui dai tutto ma che sembrano non accorgersi di tutti gli sforzi? Sono delle ingrate e delle egoiste che non vedono più in la del proprio naso. Possibile che non si rendano conto di tutti gli sforzi che quest’uomo fa per loro. Alcune hanno addirittura la pretesa di lamentarsi pensando a quello che hanno perduto quando hanno scelto il Carveriano. Pazzesco. Il Carveriano bambino cresce sperando di essere cambiare il corso del suo destino, di diventare un uomo diverso dal Carveriano standard, lo desidera con tutte le sue forze: qualcuno ce la fa, qualcuno segue le orme dei padri, qualcuno è una via di mezzo che tira fuori la parte migliore di se solo davanti alle tragedie.

      Soundtrack: una playlist ad hoc dedicata agli #uominichenonsapevanoamare

      Posted in Letteratura e dintorni | 18 Comments | Tagged #franzethon, Asterios Polyp, Barney Panofsky, Cathy Earnshaw, Daisy Buchanan, David Foster Wallace, David Mazzucchelli, DFW, Elena Ferrante, Emily Brontë, Francis Scott Fitzgerald, francis troy, Fuck Nino Sarratore, heathcliff, Henry James, Il Club dei Libri, Il mondo urla dietro la porta, Il Professor Kepesh, Il professore di desiderio, interno storie, Irvine Welsh, jay gatsby, Jonathan Franzen, Just Another Point, L'animale morente, La scopa del sistema, la versione di Barney, LibrAngoloAcuto, Librofilia, Mordecai Richler, Nino Sarratore, Peek A Book, Philip Roth, Raymond Carver, Rick Vigorous, Ritratto di Signora, Thomas Hardy, Trainspotting, Via dalla pazza folla
    • The rules of (literary) dating#2 – un elenco semiserio di frequentazioni letterarie

      Posted at 11:50 am10 by ophelinhap, on October 14, 2015

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      Pensavate di esservi liberati dei miei bestiari letterari, vero?

      Invece no, perché, se la letteratura è infinita, infiniti sono i personaggi, infiniti i caratteri, infinite le tipologie da imparare a riconoscere e, eventualmente, a evitare.

      Purtroppo, la mia capacità di lettura è finita, delimitata dal tempo, dagli impegni, dalle coincidenze e dalle prenotazioni, dalle trappole e dagli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede, per dirla con Montale. Tuttavia, le mie liste di frequentazioni letterarie mi divertono tantissimo, e, dato che uno dei miei (finora fallimentari) buoni propositi PRTDV (post rientro traumatico dalle vacanze) è cercare di concentrarmi di più sulle cose belle, che mi fanno stare bene, tenterò (malgrado la mia patologica avversione alla pianificazione) di aggiornarle di quando in quando, magari stilando anche una lista di personaggi femminili. Va da sé che tutti i vostri suggerimenti sono più che benvenuti, anzi, caldamente incoraggiati, nei commenti al post, sulla pagina Facebook del blog, su Twitter, per email, per piccione viaggiatore, cablogramma o civetta di Hogwarts. Cominciamo?

      I'm_Sorry_The_Fictional_Characters_In_My_Head_Recently_Have_Been_More_Important_Than_You_To_me

      (Riassunto delle puntate precedenti: Il Mr Darcy (Orgoglio e pregiudizio, Jane Austen); L’ Heatchcliff (Cime tempestose, Emily Brontë ; Il Rhett Butler (Via col vento, Margaret Mitchell); Il Florentino Ariza (L’amore ai tempi del colera, Gabriel García Márquez); Il Willoughby (Ragione e sentimento, Jane Austen); Il Rochester (Jane Eyre, Charlotte Brontë); L’Amleto (Amleto, William Shakespeare) – L’Otello (Otello, William Shakespeare); L’Humbert Humbert (Lolita, Vladimir Nabokov) – Il Vronskij (Anna Karenina, Leo Tolstoj).

      Matthias Schoenaerts as

      Matthias Schoenaerts as “Gabriel” in FAR FROM THE MADDING CROWD. Photos by ALex Bailey.  © 2014 Twentieth Century Fox Film Corporation
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      Tipologia K: Il Gabriel Oak (Via dalla pazza folla, Thomas Hardy)

      Durante l’estate ho letto per la prima volta Via dalla pazza folla, invaghendomi della capacità di Hardy di delineare e dar vita sulle pagine ai suoi personaggi, specie al trittico di protagonisti maschili innamorati della bella e (apparentemente) indomabile Bathsheba Everdene.

      Il fattore Oak è quel tipo di uomo che tutte le donne vorrebbero incontrare prima o poi: onesto, leale, con la testa sulle spalle, capace di amare in modo assoluto, genuino, duraturo. Il tipo Oak è inoltre caratterizzato da una silenziosa ostinazione, da una pazienza pertinace che gli consente di aspettare anni (tra un marito deceduto per finta e un quasi fidanzato stalker) prima di ottenere il cuore della sua bella. Il tipo Oak è inoltre generoso e altruista, capace di proteggere e aiutare l’oggetto dei suoi desideri in silenzio, assicurandosi che cada sempre in piedi, senza troppa fanfara, senza aspettarsi qualcosa in cambio.

      L’unico neo del tipo Oak è quel filino di prevedibilità e quell’eccessiva disponibilità che a volte lo rende un tantinello noioso, incapace di sorprendere. D’altro canto, nessuno è perfetto, no?

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      Tipologia L: Il Mr Boldwood (Via dalla pazza folla, Thomas Hardy)

      Sarei curiosa di sapere a quante di voi (spero poche) sia capitato di avere un ammiratore un po’ troppo insistente e persistente. Alla povera Bathsheba purtroppo è successo: a seguito di uno stupido scherzo di San Valentino, si ritrova a ricevere le costanti attenzioni e l’indesiderata ammirazione del suo vicino di casa, Mr Boldwod. Timido, ritroso, cupo, scapolo incallito, Boldwood scopre per la prima volta l’amore senza volerlo né cercarlo. Il tipo Boldwood è un solitario, abituato a pensare solo a se stesso e per se stesso, incurante dei sentimenti e del gentil sesso. A maggior ragione, quando Cupido scocca la sua freccia avvelenata, l’oggetto dei desideri diventa per il tipo Boldwood una vera e propria ossessione, capace di fargli promettere di aspettare sette anni di vedovanza prima di dichiararsi per l’ennesima volta e addirittura uccidere l’odiato rivale.

      Un consiglio disinteressato, lettrici che, per qualche misteriosa ragione, trovate un attaccamento del genere commovente o addirittura meritevole di comprensione/compassione: davanti a un Boldwood, scappate a gambe levate.

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      Tipologia M: Il Francis Troy (Via dalla pazza folla, Thomas Hardy)

      Il Troy chiude la trilogia di spasimanti letterari di Bathsheba Everdene. È l’unico che riesce a conquistarla, per una ragione molto semplice: di lei non gliene importa un fico secco. Certo, la trova attraente, ma gli piacciono di più i suoi soldi, che consuma in fretta. Il Troy fa parte di una delle tipologie peggiori di uomini, fittizi e non: è narcisista, innamorato di se stesso, egoista, egocentrico, del tutto incurante dei sentimenti altrui e del dolore che infligge, interessato alle persone solo se gli sono strumentali per raggiungere lo scopo che si è prefisso.

      Il Troy è convinto di essere assurdamente romantico; ma le sue pretese di romanticismo sono, letteralmente, assurde. In ogni caso, non illudetevi di riuscire a catalizzare le sue attenzioni su di voi per più di un paio di giorni: il Troy si annoia in fretta.

      (Tanto per restare in argomento, fate questo test per scoprire quali delle tre tipologie vi attrae maggiormente. Secondo il mio risultato, sarei attratta da Boldwood: devo iniziare a preoccuparmi?)

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      Tipologia N: Il Nathaniel Piven (Amori e disamori di Nathaniel P., Adelle Waldman)

      Il Nathaniel P. non sa cosa vuole, ma cerca lo stesso di ottenerlo, incurante delle conseguenze e dei sentimenti altrui. In amore è un vero disastro: ha bisogno di convincersi che una donna sia perfetta per uscire con lei, e quella donna perfetta deve ottenere il sigillo d’approvazione dei suoi amici. È un insicuro, troppo superficiale e concentrato su se stesso e sulla sua vita per potersi realmente innamorare. Il Nathaniel P. è un ragazzo intelligente e privilegiato che si limita a fare un sacco di navel-gazing: letteralmente a guardarsi l’ombelico, metaforicamente ad essere così ossessivamente concentrato su se stesso e sulle sue idiosincrasie da dimenticarsi di osservare il mondo che lo circonda. È inoltre misogino, insofferente delle donne per il semplice fatto di essere donne, con i pregi e i difetti che questo comporta: il bisogno di definire i confini di una relazione, il desiderio ossessivo di parlare della relazione stessa, la spinta ad analizzare ogni stato d’animo e rivivere ogni litigio, l’emotività, la prevedibilità, l’ostinazione, la sottile preferenza accordata alle situazioni e alle cose difficili. Il Nathaniel P. ama invece le cose facili, già pronte, come i pasti precotti, già scartati, riscaldati al microonde e messi in tavola senza che lui debba fare nessuno sforzo.

      Dal canto mio, lo piazzo nel mio bestiario come il tipo da evitare a tutti i costi: astenersi fanciulle in cerca del principe azzurro o quantomeno di una frequentazione seria, benvenute perditempo, masochiste ad oltranza, donne col complesso da infermiera e da io-ti-salverò. Un po’ un Wickam dei nostri tempi, insomma, con l’aggiunta di pose e pretese da intellettualoide, o meglio ancora un Willoughby di Ragione e sentimento: per me, le somiglianza tra Adelle Waldman e Jane Austen (alla quale alcuni incauti ed iper-entusiasti blurb l’hanno paragonata) si esauriscono qui.

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      Tipologia N: L’Alfred Lambert (Le correzioni, Jonathan Franzen)

      La prima tappa (quasi obbligata) della mia #franzethon (una maratona di lettura dell’opera omnia di Franzen in attesa di incontrarlo qui il 18 ottobre) mi ha fatto incontrare uno dei personaggi maschili (secondo me) più sgradevoli: Alfred Lambert, incarnazione della più assoluta incapacità di amare e capire le persone che gli stanno intorno. Misogino, individualista, l’Alfred Lambert arriva addirittura ad essere disgustato dal mero contatto fisico (ne Le correzioni, la moglie Enid deve far finta di essere addormentata perché lui possa avvicinarsi a lei). Incorreggibile solipsista, preferisce vivere da solo, quindi toglietevi dalla testa qualsiasi progetto di coabitazione: la sua casa è chiusa, come il suo cuore. Lettrici avvisate, mezzo salvate.

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      Soundtrack: Tous les garçons et les filles , Françoise Hardy

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    • #libriinvaligia5: per un pugno di classici

      Posted at 11:50 am08 by ophelinhap, on August 6, 2015

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      Finalmente anche il conto alla rovescia per le mie vacanze si è attivato, quindi, dopo due settimane trascorse a preparare pacchi e valigie per un trasloco… mi rimetto a preparare le valigie per tornare in Italia, affrontando il dilemma di ogni anno: quali libri portare con me, oltre al mio amatissimo Kindle?

      Come l’anno scorso, colgo la palla al balzo e vi suggerisco un pugno di classici da scoprire/riscoprire durante le vacanze. Che siate al mare, in viaggio, in montagna, in città o in ufficio (sigh!), buone letture!

      1) Il buio oltre la siepe, Harper Lee

      Di Harper Lee si è parlato tanto, tantissimo negli ultimi mesi, causa la riscoperta e la pubblicazione del suo inedito Go set a watchman. Io l’ho letto, ne ho parlato qui, e approfitto dell’occasione per sottolineare ancora una volta che – a prescindere da operazioni pubblicitarie più o meno infelici – GSAW non è Il buio oltre la siepe. Quindi, se aspettate l’edizione italiana per leggere un prequel/sequel dell’amatissimo classico, resterete estremamente delusi: sono due romanzi diversissimi, che affrontano tematiche più o meno simili da due prospettive estremamente diverse.

      Ergo, approfittate dell’estate per scoprire/riscoprire la Maycomb dell’adorabile Scout Finch, maschiaccio perennemente scalzo e in salopette che odia vestitini e scarpe di vernice, suo fratello Jem e l’inseparabile amico Dill (controparte romanzata di Truman Capote, amico d’infanzia della Lee). I tre si trovano a crescere in un momento storico pieno di cambiamenti per la società americana degli stati del Sud, con la fortuna di avere una vera e propria bussola morale: il mitico papà Atticus, che ha il vizio di giocare con l’orologio da taschino e l’inestimabile pregio di fare sempre ciò che ritiene giusto, a scapito delle conseguenze.

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      Feltrinelli editore, trad. a cura di Amalia D’Agostino Schanzer

      2) Effie Briest, Theodor Fontane

      Ho letto questo romanzo molto recentemente, incuriosita da un tweet di Oxford World’s Classics che lo definiva la controparte teutonica di Anna Karenina, il mio romanzo preferito, per me vera e propria Bibbia della letteratura di tutti i tempi.

      Se nella prima metà del romanzo ho rischiato di cadere vittima della lentezza delle narrazione, nella seconda ho ceduto alla malia dell’innocenza e del candore con cui viene raccontata la storia di Effie, fanciulla diciassettenne data in sposa in quattro e quattr’otto a un ex pretendente di sua madre che ha più del doppio dei suoi anni. L’unica colpa di Effie è quella di essere sostanzialmente una bambina, che non si conosce, non conosce il suo posto nel mondo, e in mezzo alla sua tranquilla confusione cade preda delle avances del maggiore Crampas. Ovviamente, Effie è destinata a non vedere più la figlia Annuccia e a morire di tubercolosi lontano da lei e dal marito, il rigido barone Von Instetten, che vorrebbe perdonarla, ma attribuisce all’onore e alle apparenze un ruolo molto più importante di quello giocato dall’amore.

      Se Thomas Mann avesse dovuto scegliere solo sei libri, Effie Briest di Fontane sarebbe stato uno di quelli. Fidatevi del buon vecchio Thomas, e lasciatevi conquistare dalla sua apparente semplicità e dal candore di tempi andati: caratteristiche che, più o meno inconsapevolmente, sono tra quelle che cerco in un buon classico.

      Oscar Mondadori, trad. a cura di S. Bortoli

      Oscar Mondadori, trad. a cura di S. Bortoli

      3) Ritratto di signora, Henry James

      Isabel Archer è una delle eroine più belle e sfortunate della storia della letteratura. Affascinante, indipendente, intelligente, si ritrova ad ereditare un’ingente fortuna, e a compiere uno sbaglio di proporzioni colossali in ambito sentimentale, sposando un inquietante omuncolo interessato solo ai suoi soldi, l’insopportabile, pomposo Gilbert Osmond. La vera tragedia di Isabel è essere stata amata tanto, da tanti, e non essere mai riuscita a capire le persone, e a leggere davvero nel suo cuore.

      È uno dei miei libri preferiti, che rileggo volentieri a cadenza irregolare. Da affiancare all’omonimo film di Jane Campion, con una splendida Nicole Kidman e un cast di tutto rispetto, che include John Malkovich e Viggo Morgensen.

      Edizioni BUR, trad. a cura di B. Boffito Serra

      Edizioni BUR, trad. a cura di B. Boffito Serra

      4) L’età dell’innocenza, Edith Wharton

      Con L’età dell’innocenza, il suo dodicesimo romanzo, la Wharton diventa la prima donna ad essere insignita del premio Pulitzer (1921). Basta leggere L’età dell’innocenza per rendersi conto che il suo successo è più che meritato: la penna della Wharton attacca senza pietà l’ipocrita alta borghesia newyorchese della fine del XIX secolo, svelandone il volto nascosto da una maschera dorata.

      In questo contesto, Newland Archer, avvocato di belle speranze, si trova costretto a sposare May, scialba ma di buona famiglia, pur essendo perdutamente innamorato della cugina, la misteriosa e perduta contessa Ellen Olenska, colpevole di avere “un passato” (una vita scandalosa in Europa! Il divorzio da un dissoluto conte polacco!). Da affiancare all’omonimo film di Scorsese, che vede Michelle Pfeiffer nei panni della contessa Olenska e Winona Ryder in quelli di May Welland.

      eNewton classici, trad. a cura di P. Negri

      eNewton classici, trad. a cura di P. Negri

      5. Via dalla pazza folla, Thomas Hardy

      Confessione: ho iniziato a leggere il celeberrimo romanzo di Hardy da pochissimo, dopo aver visto il nuovo adattamento cinematografico con una splendida Carey Mulligan nei panni della protagonista, la bellissima, indipendente e sfortunata (avete notato quanto spesso questi aggettivi vadano insieme nella descrizione delle eroine dei classici?) Bathsheba Everdene. Anche Bathsheba, come Isabel Archer, ha la tendenza a far innamorare di sé un po’ tutti, dal leale fattore Oak al ricco Boldwood, che si rivela uno stalker della peggior specie. Ovviamente, si innamora dell’unico uomo che non la ricambia, il vanesio, sprezzante sergente Francis Troy, che la rende molto, molto infelice.

      Ah, è anche un romanzo pieno di pecore. Ci sono pecore ovunque. Anche molte mucche. Arcadia pura, insomma.

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      Garzanti, traduzione di Piero Jahier e Maj-Lis Rissler Stoneman

      6) Camera con vista, E. M. Forster

      Lucy Honeychurch è un’altra delle mie eroine preferite in assoluto. Di lei, il pastore Beebe dice che, se si arrischiasse a vivere come suona, sarebbe una delle persone più interessanti del mondo. E lo fa: lascia l’insignificante, freddo fidanzato Cecil per una vita di avventure con l’inappropriato, imprevedibile George, conosciuto durante un viaggio in Italia, complice uno scambio di camere.

      Da affiancare alla visione del film di James Ivory, con un’intensa Helena Bonham Carter nei panni della protagonista.

      Newton Compton, trad. a cura di  P. Meneghelli

      Newton Compton, trad. a cura di P. Meneghelli

      Ultimo consiglio libresco: dopo aver tanto parlato di eroine, vi suggerisco la lettura di un libro che ho amato molto (purtroppo non disponibile in traduzione italiana): How To Be A Heroine: Or, what I’ve learned from reading too much, di Samantha Ellis (di cui ho parlato qui).

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      Dalla redazione è tutto: vi auguro delle bellissime vacanze, piene di avventure, di parole, di storie.

      Soundtrack: Summertime, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong

      Posted in Ophelinha legge | 3 Comments | Tagged Anna Karenina, Atticus Finch, Bathsheba Everdene, Bur, Camera con vista, E. M. Forster, Edith Wharton, Effie Briest, Feltrinelli, Garzanti, Go set a Watchman, GSAW, Harper Lee, Henry James, Il buio oltre la siepe, Isabel Archer, Jane Campion, L’età dell’innocenza, Lev Tolstoj, libriinvaligia, Lucy Honeychurch, Movies, Newton Compton, Oscar Mondadori, Oxford World's Classics, Pulitzer, Ritratto di Signora, Scout Finch, Theodor Fontane, Thomas Hardy, Thomas Mann, Truman Capote, un classico è per sempre, Via dalla pazza folla
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