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  • Tag: Rhett Butler

    • Rileggendo i classici #4: i capricci di Rossella O’Hara

      Posted at 11:50 am10 by ophelinhap, on October 30, 2017

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      Quando ero una ragazzina, Via col ventoera uno dei miei film preferiti. Ho visto una decina di volte la prima metà, dato che a una certa ora ero rigorosamente mandata a dormire: per me il film finiva, grosso modo, quando Rossella tornava ad Atlanta e sposava il vecchio Frank Kennedy, sottraendolo con l’inganno a quell’antipatica di Suellen.

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      Fortunatamente, ero riuscita a scovare nella libreria di mia madre una vecchia copia del capolavoro della Mitchell, che mi aveva definitivamente conquistato. Ero riuscita non solo a scoprire cosa succedesse a Rossella, ma anche a capire molto meglio quale fosse stato il vero costo della guerra di Secessione, quali lacerazioni e rivoluzioni sociali avesse portato con sé, quanto avesse modificato la vita tranquilla e sonnolenta dei proprietari delle piantagioni di cotone del Sud, delle loro famiglie e dei loro schiavi.

      Ho riletto il romanzo un paio di volte, prima di riprenderlo in mano alla fine dell’estate scorsa. Negli anni, sono riuscita ad apprezzarlo sempre di più, scoprendo e approfondendo alcuni aspetti che avevo sempre sottovalutato, soffermandomi sull’ossessione amorosa dell’ostinata Rossella per il biondo, etereo, astratto Ashley, sulla passione insaziabile e disperata dell’affascinante Rhett per la nostra impassibile, volubile eroina.

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      In realtà, la tensione amorosa tra i tre personaggi nasconde ben altri temi e spunti di riflessione, che vi propongo qui di seguito.

      Il femminismo di Rossella
      Alle fanciulle del Sud viene chiesto di essere fragili, graziose, delicate, timide. La loro pelle bianca deve essere sempre protetta dal sole, le mani preservate dai guanti. Alle feste devono mangiare poco, perché essere di buona forchetta non è una caratteristica femminile, e comunque quei vitini da vespa vanno preservati con cura. Accalappiarsi un marito è la loro occupazione principale: per raggiungere questo scopo, devono farsi vedere modeste e riservate, parlare poco e assentire molto, sbattere le lunghe ciglia e pendere dalle labbra dei loro spasimanti. Sopra ogni altra cosa, le ragazze del Sud devono mascherare con cura la loro intelligenza: la loro missione è quella di attrarre un gentiluomo che possegga una piantagione, sappia cavalcare abilmente, abbia un’alta soglia di tolleranza al whisky e pensi al posto loro.

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      Rossella ha una mente acuta, un’intelligenza vivace, una naturale propensione per i numeri: se la cultura generale non è il suo forte e la storia, la politica, l’attualità non le interessano, perché le sembra che non la tocchino e non la riguardino, ha un senso per gli affari che poco ha da invidiare agli egregi signori di Atlanta. Dopo la caduta della Georgia, la morte della madre e la pazzia del padre, Rossella non permette alla sua adorata Tara di andare in malora: lavora alacremente, raccogliendo il cotone, prendendosi cura dello scarso bestiame rimasto, difendendo la sua famiglia dagli Scalawag, Sudisti dai pochi scrupoli che sostengono la ricostruzione scendendo a patti con i Nordisti. Rossella rifiuta di farsi sconfiggere: stanca e affamata, dopo aver aiutato Melania, la moglie del suo amato Ashley, a partorire, dopo essere scappata con Melania ammalata e un neonato da un’infernale Atlanta in fiamme, promette a se stessa di sconfiggere la fame e la povertà.

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      Per salvare Tara, la sua famiglia e gli ex-schiavi rimasti, Rossella non esita ad uccidere, o a sposare un uomo che non ama con l’inganno per avere i soldi per pagare le tasse sulla sua piantagione. Stabilitasi ad Atlanta, si dedica anima e corpo al commercio del legname, facendo vergognare il marito Frank Kennedy della sua facilità a fare i calcoli, del suo senso per il commercio, della spietatezza con cui riscuote i debiti, della velocità con cui calcola i tassi d’interesse. La società che la circonda la condanna perché a una donna è chiesto di essere decorativa: se la povertà la costringe a lavorare, deve dedicarsi comunque ad attività prettamente femminili, come la pasticceria o il cucito.

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      Soprattutto, una donna non può, non deve avere più successo del marito e degli uomini che la circondano: la sua indipendenza, la sua intelligenza, la sua abilità negli affari, la sua determinazione e il suo coraggio sono difetti che provocano la sua rovina sociale. Mentre il Sud va in malora e gentiluomini come Ashley non possono fare altro che contemplare le sue rovine e piangere sugli splendori dell’epoca d’oro della Georgia, ormai passata per sempre, Rossella si rifiuta di pensare al passato e costruisce coraggiosamente il suo futuro e quello dei suoi figli, rifiutandosi di rifugiarsi nei ricordi e nei rimpianti e di arrendersi dignitosamente alla povertà.

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      L’amicizia tra Rossella e Melania
      Melania Wilkes è uno dei personaggi meglio riusciti della storia della letteratura. Da brava donna del Sud, è di buona famiglia, timida, modesta, riservata, di buona famiglia e di poche parole: come nella tradizione dei Wilkes, sposa il cugino Ashley e spezza il cuore a Rossella.

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      Rossella la odia, ma promette a Ashley di prendersene cura: resta con lei in un’Atalanta assediata, la aiuta a partorire, la salva da morte sicura e la porta con sé a Tara, dove si prende cura della sua guarigione e del benessere di suo figlio. Melania ama Rossella di un amore cieco: la difende a spada tratta e non permette a nessuno di criticarla e isolarla, anche quando si sposa la prima volta per ripicca, la seconda con l’inganno e la terza senza amore; anche e soprattutto quando viene fuori che Rossella e Ashley se la sono sempre intesa alle sue spalle.

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      La dolce Melly è l’unica a rendersi conto del fatto che il selvaggio, indomabile Rhett ama Rossella di un amore silenzioso, solitario e profondo. Quando Melania muore, Rossella capisce di aver perso la sua vera anima gemella, una persona che l’ha amata tutta la vita senza chiederle niente in cambio, che è stata sempre al suo fianco come un’ombra protettrice e silenziosa. Quando Melandia muore, i castelli di sabbia di Rossella precipitano, e lei si rende conto di aver amato tutta la vita un’illusione.
      Capisce di aver sognato un uomo ideale – un gentiluomo di bell’aspetto, di buona educazione, che incarni l’onore e i valori del Sud; un gentiluomo che sua madre, l’eterea gentildonna Elena de Robillard, avrebbe senza dubbio approvato. Capisce di aver cercato con tutta se stessa di far aderire questo suo ideale al biondo, mansueto Ashley, chiudendo un occhio (o anche tutti e due) davanti alla sue continue mancanze, alla sua passività, alla sua incapacità a vivere una vita reale, con le sue infinite gamme di passioni, dolori e delusioni. Melania è l’unica ad aver capito Rossella, ad averla amata anche nei suoi momenti peggiori, anche quando tutto il resto del mondo le ha girato le spalle.

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      Imparare a vivere con i propri errori
      Non tutte le eroine possono avere lunghi capelli biondi e vivere felici e contente per tutta la vita.
      Mi sono sempre immedesimata in Rossella: testarda, appassionata, visceralmente leale alle cose (Tara) e alle persone (Ashley) che ama – o crede di amare.

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      Rossella non si vergogna di quello che è, non cede alle pressioni delle società che la circonda, fa orecchie da mercante davanti a pettegolezzi e maldicenze: quando le sue illusioni crollano e si rende conto che se avesse capito Ashley non l’avrebbe mai amato, quando Rhett la lascia e si ritrova sola a lottare contro il mondo, Rossella non si arrende, ma si ripromette di continuare a provare, anche col rischio di sbagliare. Dopotutto, domani è un altro giorno.

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      Il canto del cigno del Sud
      L’epopea della Mitchell è un omaggio al crepuscolo degli dei sudisti, alla fine di un’epoca aurea, fatta di pomeriggi sonnolenti di terra rossa, di eleganza e di armonia, di un ritmo di vita lento e misurato, scandito dal tempi del cotone e dagli eventi mondani: balli e barbecue, visite ai vicini e passeggiate a cavallo. I due protagonisti maschili che si contendono il cuore di Rossella incarnano il passato e il presente: l’elegante, pacato Ashley rappresenta il vecchio Sud dei coltivatori benestanti, il gentiluomo d’altri tempi che non è capace di adattarsi al cambiamento e lottare per la sopravvivenza, ma preferisce svanire insieme al sogno di una vita che non tornerà più.

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      Rhett invece è il cambiamento stesso, coi suoi pochi scrupoli che gli permettono di arricchirsi grazie alla guerra e alla sua camaleontica capacità di adattarsi e compagnie, contesti e situazioni diverse. Francamente, Rhett se ne infischia, tranne quando si tratta della volitiva, inafferrabile Rossella e di quell’onore scomodo che non gli permette di dimenticare di essere un figlio del Sud, dopotutto, inesorabilmente ammalato di una nostalgia che ha radici nel profondo: nella terra rossa, nei pomeriggi afosi, nella pelle bianchissima delle belle del ballo, nell’aver fatto parte di un mondo che non esiste più.

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      Quando ero ragazzina e sognavo di volare via col vento (lontano, lontanissimo dal mio Sud, da quella Calabria di terra rossa e cieli blu da fare male, da quel paesino che mi stava così stretto), avevo chiamato la mia gatta Tara e sognavo la mia versione di Ashley, senza poter prevedere che, una volta cresciuta, sarebbero stati i Rhett del mondo a togliermi il respiro.
      Quando ero ragazzina e leggevo Via col vento, mio nonno comprava Famiglia Cristiana e mi lasciava sempre gli inserti letterari. Una domenica è successo che l’inserto fosse intitolato I capricci di Rossella e fosse dedicato all’immortale Katie Scarlett, la ragazza di Tara, la belle du bal, la civetta smorfiosa che accalappiava più beaux delle altre ragazze, che per questo non le erano amiche.

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      L’articolo era accompagnato da una bellissima illustrazione – se chiudo gli occhi la rivedo come devo averla vista in quella domenica assolata: Rossella col celeberrimo vestito bianco a fiorellini verdi che indossa al barbecue a casa Wilkes, il giorno in cui scopre che Ashley non sarà mai suo; Rossella con gli occhi verdissimi e un sopracciglio innalzato in segno di sdegno. Fiddle-dee-dee!
      Mia madre mi aveva allungato l’editoriale dicendomi: Tieni, è la tua eroina; sei capricciosa proprio come lei’. Lì per lì ci ero rimasta male, ma, anni dopo, ho capito.

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      Non erano capricci i tuoi, Rossella: erano un misto di scontentezza, irrequietezza, ansia spasmodica di capire chi fossi e quale fosse il tuo posto nel mondo. Non eri una volubile coquette: volevi amare, ma non ti eri mai interrogata sui sentimenti (i tuoi e quegli degli altri). Sopra ogni altra cosa, volevi essere amata: volevi essere reputata degna d’amore, nonostante i tuoi errori, nonostante quelle scelte di vita che ti avevano fatto dimenticare gli insegnamenti di tua madre Ellen – e fatto perdere di vista te stessa. Dopo la guerra, dopo la fuga da Atlanta, dopo la morte di tua madre, dopo aver lavorato tanto per fare in modo che tu e la tua famiglia non aveste mai più fame, avresti tanto voluto qualcuno che ti prendesse tra le braccia e ti dicesse che tutto andava bene, che tu andavi ancora bene, nonostante le scelte infelici e le bruttezze imposte da una guerra di cui non condividi il cieco idealismo.
      No, Rossella, i nostri non erano capricci. Fiddle-dee-dee!

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      Soundtrack: la colonna sonora di Via col vento, ovviamente

      Posted in Ophelinha legge, Uncategorized | 1 Comment | Tagged ashley wilkes, Guerra di secessione, Katie Scarlett, Margaret Mitchell, Melly Hamilton, Rhett Butler, Rileggendo i classici, Scarlett O'Hara, un classico è per sempre
    • Quattro chiacchiere, due tag e consigli per gli acquisti

      Posted at 11:50 am07 by ophelinhap, on July 26, 2016

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      No, non sono sparita.

      Non ho vinto la lotteria, cambiato identità e comprato un’isoletta in qualche atollo sperduto e meraviglioso, dove vivere senza scarpe e coi capelli spettinati (almeno, non ancora).

      È semplicemente un periodo pieno: pieno di cose, cose che cerco di far succedere ma non arrivano; pieno di notizie da un mondo che fa sempre più rumore, e non il rumore che mi piacerebbe sentire. È insomma un periodo che mi fa desiderare silenzio, e leggerezza, mentre eventi e informazioni si accumulano così tanto da farmi perdere il filo delle cose che vorrei scrivere, mentre precipito nel delirio delle lettere motivazionali e delle gioie del precariato.

      Si parla tanto di crisi dei blog, ed è una cosa che mi fa riflettere abbastanza; tuttavia, ciò che mi ha fatto più pensare questi mesi, tra attacchi terroristici, Brexit e crisi varie, è la mancanza di figure forti di intellettuali (versus l’ipertrofia di opinionisti dell’ultima ora), che siano politicamente e socialmente impegnati e riescano ad aiutare a capire, a elaborare, ad essere meno confusi e spaventati dalle cose che ci circondano.

      Comunque, approfitto di queste quattro chiacchiere pre-vacanziere per parlare di cose totalmente diverse, di cose leggere, davanti a una limonata bella fresca, ché perfino qui al nord è arrivato qualche giorno d’estate, e rispondere velocemente a due tag: quello di Baylee de La siepe di more e quello della mia amica Alessandra di Una lettrice.

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      Il tag di Baylee si chiama I posti che tag e mi sembra più che adatto alla voglia di vacanza che ho in questo periodo – tanta, tantissima. Per entrambi i tag risponderò semplicemente alle domande e, anziché taggare a mia volta altri blog, vi consiglierò alla fine del post un po’ di blog che mi piacciono e che potreste recuperarvi durante le tanto sudate, meritatissime vacanze. Pronti?

       

      Il posto che porti nel cuore

      Londra, sempre.

      Il posto più divertente

      Porto, una minifuga con una mia carissima amica, una cena in un ristorante très chic in cui siamo finite per sbaglio, piene di sabbia dopo aver trascorso una giornata al mare. Non riuscivamo a smettere di ridere, specie dopo dosi generose di vinho verde, tanto che a un certo punto ci hanno suggerito che sarebbe stato meglio se ce ne fossimo andate. Siamo tornate in ostello alle cinque del mattino, non abbiamo sentito la sveglia e abbiamo preso l’aereo per un soffio.

      Il posto più commovente

      La casa di Anna Frank ad Amsterdam. Ho letto così tante volte il suo diario da ragazzina che non riesco a evitare di commuovermi ogni volta che ci ritorno.

      Il posto più deludente

      La porta di Brandeburgo a Berlino – me l’aspettavo immensa, non so perché. E Staten Island, dove mi è toccato scoprire, nel corso di una gita improvvisata, che c’è veramente pochissimo da fare.

      Il posto più sorprendente

      Il campus dell’università di Harvard a Boston. Ho sempre desiderato visitarlo e, quando è finalmente successo, la realtà si è rivelata migliore delle aspettative alimentate da Gilmore Girls.

      Il posto più gustoso

      Barcellona, dove ho mangiato la zuppa di pesce più buona del mondo. Budapest, dove ho passato quattro giorni a rimpinzarmi di gnocchetti e risotto al formaggio di capra e rape rosse. Il Salento e i frutti di mare crudi e freschissimi. Casa mia in Calabria.

      Il posto che ti ha lasciato un ricordo particolare

      Sempre Londra, e i ricordi sono tanti e preziosi: un picnic col vino bianco ghiacciato a Hyde Park, un karaoke improvvisato in metro, i pomeriggi alla National Gallery e poi a cercare libri alla Waterstone’s di Trafalgar Square, la mia prima volta all’opera.

      Il posto più romantico

      Sempre Londra. Sono ripetitiva, lo so. Qui ho cercato di spiegare alcuni dei (tanti) motivi.

      Il posto che vorresti rivedere

      Boston, di cui mi sono innamorata, e New York, perche è cosi immensa che non riesci mai a scoprirla abbastanza.

      Il posto dove ti piacerebbe andare

      Mi piacerebbe visitare il New England di Sylvia Plath e di Emily Dickinson e da lì passare al Canada di Alice Munro. La Cornovaglia di Ross Poldark e tutta la mia amata Inghilterra. La Scozia, dove mi sono sentita un po’ a Hogwarts.

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      Il tag di Alessandra è il Liebster Award 2016 (grazie, Ale!). Le domande proposte da una delle mie lettrici preferite sono le seguenti:

       

      Cosa stai leggendo?

      Ross Poldark di Winston Graham (pubblicato di recente in Italia da Sonzogno, nella traduzione di Matteo Curtoni e Maura Parolini)

      Per te qual è la storia d’amore più bella di tutti i tempi e perché? (Puoi citare libri, film ma anche raccontarmi come si sono conosciuti i tuoi nonni…vale tutto :))

      La mia inclinazione bovaristica propenderebbe per una delle mie amate storie maledette e infelici, tipo Anna Karenina, Cime tempestose o Non lasciarmi di Ishiguro. Ho da poco iniziato ad apprezzare le storie d’amore più sane e meno distruttive – tipo Elizabeth Bennet e Mr Darcy di Orgoglio e pregiudizio, per intenderci, o Hannah Coulter di Wendell Berry. Suggerirei qualcosa a metà strada, tipo Via col Vento: Rossella perde i suoi anni migliori dietro l’uomo chiaramente sbagliato (chi di noi non l’ha fatto, almeno una volta nella vita?) e perde Rhett. Non c’è lieto fine, ma l’ostinata, testarda fanciulla non si arrende, ché domani è un altro giorno.

      Passatempo preferito?

      Leggere il sabato o la domenica mattina a letto o in riva al mare. Le maratone su Netflix (ora sto guardando Orange Is The New Black). Un bel film. Un aperitivo appena fuori c’è il sole. Viaggiare appena posso. Scrivere quando ne ho voglia.

      Consiglia due libri imperdibili, due libri che secondo te tutti dovrebbero leggere. 

      Anna Karenina di Tolstoj, il mio libro preferito, e Lolita di Nabokov, scritto talmente bene che le parole si sciolgono in bocca con un retrogusto frizzantino. Leggerlo in lingua originale è un’esperienza quasi mistica.

      A cosa pensi prima di addormentarti?

      Sono una persona molto ansiosa e soffro d insonnia, quindi in realtà tendo a leggere fino ad addormentarmi ancora con gli occhiali e il Kindle in mano.

      Qual è un sogno che vorresti realizzare?

      Trascorrere un’estate a studiare a Harvard.

      Mini-vacanza. Qual è un posto in Italia che consiglieresti per trascorrere un bel weekend? 

      Consiglierei la mia Calabria, regione spesso sottovalutata che invece nasconde vere e proprie perle, come Tropea, Scilla, Capo Vaticano, il parco nazionale della Sila e quello del Pollino per gli amanti della montagna.

      Qual è un post del tuo blog che ti piace particolarmente? Linkalo.

      Parlerei più che altro di post ai quali sono particolarmente affezionata, tipo quelli su Sylvia Plath, il mio pellegrinaggio austeniano nello Hampshire o quello un cui racconto un po’ di cose su Ophelinha.

      Perché alle persone piace il tuo blog? 

      Francamente non ne ho idea, questa sarebbe più una domanda per i miei venticinque lettori di manzoniana memoria 😉

      Hai comprato qualcosa con i saldi?

      Ho comprato alcune cose durante il periodo dei saldi ma non in saldo – vale lo stesso? – tipo questo vestitino di Mod Dolly, un piccolo brand inglese che adoro, e questa gonna handmade di emmevi loves. Ho inoltre preordinato The Cursed Child, il sequel teatrale di Harry Potter in uscita in UK il 31 luglio, e non vedo l’ora di leggerlo (potete pre-ordinarlo anche in italiano, nella traduzione di Luigi Spagnol).

      Se potessi migliorare la tua vita cosa sarebbe la prima cosa che cambieresti? 

      Ci sono diverse cose che non mi rendono felice in questo periodo, e la precarietà non aiuta. Spero di trovare il mio posticino nel mondo al più presto, e riuscire a essere meno ansiosa, più serena.

       

      Come promesso, ecco una lista non esaustiva di blog che mi piacciono e che potreste recuperarvi durante le vacanze estive:

       

      Una lettrice

      Parole senza rimedi

      Citazionisti avanguardisti

      Il soffitto si riempie di nuvole

      Interno storie

      Librofilia

      Librangolo Acuto

      Just Another Point

      Casa di ringhiera

      La McMusa

      Bellezza rara

      Il tè tostato

      Riru Mont In Glasgow

      La filosofia secondo Baby P

      Il Club dei Libri

      Zelda was a writer

      Capitano mio Capitano

      Peek A Book

      Il mondo urla dietro la porta

      The Sisters’ Room, A Brontë-inspired Blog

       

      In inglese:

       

      Brain Pickings

      Yummy Books

       

      Avete anche voi bei blog da propormi (non necessariamente book o lit blog?) In caso affermativo fatelo nei commenti, e grazie!

      Soundtrack: You’ve got time, Regina Spektor

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      Posted in Ophelinha scrive | 14 Comments | Tagged alessandra pagani, Alice Munro, Anna Karenina, Bellezza rara, Brain Pickings, capitano mio capitano, casa di ringhiera, Cime tempestose, Citazionisti avanguardisti, Emily Dickinson, Hannah Coulter, Hogwarts, Il Club dei Libri, Il mondo urla dietro la porta, Il soffitto si riempie di nuvole, Il tè tostato, interno storie, Ishiguro, Just Another Point, La filosofia secondo BabyP, la mcmusa, La siepe di more, LibrAngoloAcuto, Librofilia, Liebster Award, Lolita, Londra, New York, Non lasciarmi, Orange is the new black, Parole senza rimedi, Peek A Book, Rhett Butler, Riru Mont in Glasgow, Ross Poldark, Rossella O'Hara, Sylvia Plath, The Cursed Child, The Sisters' Room, A Brontë-inspired Blog, una lettrice, Via col vento, Margaret Mitchell, Vladimir Nabokov, Wendell Berry, Yummy Books, Zelda was a writer
    • The rules of (literary) dating#2 – un elenco semiserio di frequentazioni letterarie

      Posted at 11:50 am10 by ophelinhap, on October 14, 2015

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      Pensavate di esservi liberati dei miei bestiari letterari, vero?

      Invece no, perché, se la letteratura è infinita, infiniti sono i personaggi, infiniti i caratteri, infinite le tipologie da imparare a riconoscere e, eventualmente, a evitare.

      Purtroppo, la mia capacità di lettura è finita, delimitata dal tempo, dagli impegni, dalle coincidenze e dalle prenotazioni, dalle trappole e dagli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede, per dirla con Montale. Tuttavia, le mie liste di frequentazioni letterarie mi divertono tantissimo, e, dato che uno dei miei (finora fallimentari) buoni propositi PRTDV (post rientro traumatico dalle vacanze) è cercare di concentrarmi di più sulle cose belle, che mi fanno stare bene, tenterò (malgrado la mia patologica avversione alla pianificazione) di aggiornarle di quando in quando, magari stilando anche una lista di personaggi femminili. Va da sé che tutti i vostri suggerimenti sono più che benvenuti, anzi, caldamente incoraggiati, nei commenti al post, sulla pagina Facebook del blog, su Twitter, per email, per piccione viaggiatore, cablogramma o civetta di Hogwarts. Cominciamo?

      I'm_Sorry_The_Fictional_Characters_In_My_Head_Recently_Have_Been_More_Important_Than_You_To_me

      (Riassunto delle puntate precedenti: Il Mr Darcy (Orgoglio e pregiudizio, Jane Austen); L’ Heatchcliff (Cime tempestose, Emily Brontë ; Il Rhett Butler (Via col vento, Margaret Mitchell); Il Florentino Ariza (L’amore ai tempi del colera, Gabriel García Márquez); Il Willoughby (Ragione e sentimento, Jane Austen); Il Rochester (Jane Eyre, Charlotte Brontë); L’Amleto (Amleto, William Shakespeare) – L’Otello (Otello, William Shakespeare); L’Humbert Humbert (Lolita, Vladimir Nabokov) – Il Vronskij (Anna Karenina, Leo Tolstoj).

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      Matthias Schoenaerts as “Gabriel” in FAR FROM THE MADDING CROWD. Photos by ALex Bailey.  © 2014 Twentieth Century Fox Film Corporation
      All Rights Reserved

      Tipologia K: Il Gabriel Oak (Via dalla pazza folla, Thomas Hardy)

      Durante l’estate ho letto per la prima volta Via dalla pazza folla, invaghendomi della capacità di Hardy di delineare e dar vita sulle pagine ai suoi personaggi, specie al trittico di protagonisti maschili innamorati della bella e (apparentemente) indomabile Bathsheba Everdene.

      Il fattore Oak è quel tipo di uomo che tutte le donne vorrebbero incontrare prima o poi: onesto, leale, con la testa sulle spalle, capace di amare in modo assoluto, genuino, duraturo. Il tipo Oak è inoltre caratterizzato da una silenziosa ostinazione, da una pazienza pertinace che gli consente di aspettare anni (tra un marito deceduto per finta e un quasi fidanzato stalker) prima di ottenere il cuore della sua bella. Il tipo Oak è inoltre generoso e altruista, capace di proteggere e aiutare l’oggetto dei suoi desideri in silenzio, assicurandosi che cada sempre in piedi, senza troppa fanfara, senza aspettarsi qualcosa in cambio.

      L’unico neo del tipo Oak è quel filino di prevedibilità e quell’eccessiva disponibilità che a volte lo rende un tantinello noioso, incapace di sorprendere. D’altro canto, nessuno è perfetto, no?

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      Tipologia L: Il Mr Boldwood (Via dalla pazza folla, Thomas Hardy)

      Sarei curiosa di sapere a quante di voi (spero poche) sia capitato di avere un ammiratore un po’ troppo insistente e persistente. Alla povera Bathsheba purtroppo è successo: a seguito di uno stupido scherzo di San Valentino, si ritrova a ricevere le costanti attenzioni e l’indesiderata ammirazione del suo vicino di casa, Mr Boldwod. Timido, ritroso, cupo, scapolo incallito, Boldwood scopre per la prima volta l’amore senza volerlo né cercarlo. Il tipo Boldwood è un solitario, abituato a pensare solo a se stesso e per se stesso, incurante dei sentimenti e del gentil sesso. A maggior ragione, quando Cupido scocca la sua freccia avvelenata, l’oggetto dei desideri diventa per il tipo Boldwood una vera e propria ossessione, capace di fargli promettere di aspettare sette anni di vedovanza prima di dichiararsi per l’ennesima volta e addirittura uccidere l’odiato rivale.

      Un consiglio disinteressato, lettrici che, per qualche misteriosa ragione, trovate un attaccamento del genere commovente o addirittura meritevole di comprensione/compassione: davanti a un Boldwood, scappate a gambe levate.

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      Tipologia M: Il Francis Troy (Via dalla pazza folla, Thomas Hardy)

      Il Troy chiude la trilogia di spasimanti letterari di Bathsheba Everdene. È l’unico che riesce a conquistarla, per una ragione molto semplice: di lei non gliene importa un fico secco. Certo, la trova attraente, ma gli piacciono di più i suoi soldi, che consuma in fretta. Il Troy fa parte di una delle tipologie peggiori di uomini, fittizi e non: è narcisista, innamorato di se stesso, egoista, egocentrico, del tutto incurante dei sentimenti altrui e del dolore che infligge, interessato alle persone solo se gli sono strumentali per raggiungere lo scopo che si è prefisso.

      Il Troy è convinto di essere assurdamente romantico; ma le sue pretese di romanticismo sono, letteralmente, assurde. In ogni caso, non illudetevi di riuscire a catalizzare le sue attenzioni su di voi per più di un paio di giorni: il Troy si annoia in fretta.

      (Tanto per restare in argomento, fate questo test per scoprire quali delle tre tipologie vi attrae maggiormente. Secondo il mio risultato, sarei attratta da Boldwood: devo iniziare a preoccuparmi?)

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      Tipologia N: Il Nathaniel Piven (Amori e disamori di Nathaniel P., Adelle Waldman)

      Il Nathaniel P. non sa cosa vuole, ma cerca lo stesso di ottenerlo, incurante delle conseguenze e dei sentimenti altrui. In amore è un vero disastro: ha bisogno di convincersi che una donna sia perfetta per uscire con lei, e quella donna perfetta deve ottenere il sigillo d’approvazione dei suoi amici. È un insicuro, troppo superficiale e concentrato su se stesso e sulla sua vita per potersi realmente innamorare. Il Nathaniel P. è un ragazzo intelligente e privilegiato che si limita a fare un sacco di navel-gazing: letteralmente a guardarsi l’ombelico, metaforicamente ad essere così ossessivamente concentrato su se stesso e sulle sue idiosincrasie da dimenticarsi di osservare il mondo che lo circonda. È inoltre misogino, insofferente delle donne per il semplice fatto di essere donne, con i pregi e i difetti che questo comporta: il bisogno di definire i confini di una relazione, il desiderio ossessivo di parlare della relazione stessa, la spinta ad analizzare ogni stato d’animo e rivivere ogni litigio, l’emotività, la prevedibilità, l’ostinazione, la sottile preferenza accordata alle situazioni e alle cose difficili. Il Nathaniel P. ama invece le cose facili, già pronte, come i pasti precotti, già scartati, riscaldati al microonde e messi in tavola senza che lui debba fare nessuno sforzo.

      Dal canto mio, lo piazzo nel mio bestiario come il tipo da evitare a tutti i costi: astenersi fanciulle in cerca del principe azzurro o quantomeno di una frequentazione seria, benvenute perditempo, masochiste ad oltranza, donne col complesso da infermiera e da io-ti-salverò. Un po’ un Wickam dei nostri tempi, insomma, con l’aggiunta di pose e pretese da intellettualoide, o meglio ancora un Willoughby di Ragione e sentimento: per me, le somiglianza tra Adelle Waldman e Jane Austen (alla quale alcuni incauti ed iper-entusiasti blurb l’hanno paragonata) si esauriscono qui.

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      Tipologia N: L’Alfred Lambert (Le correzioni, Jonathan Franzen)

      La prima tappa (quasi obbligata) della mia #franzethon (una maratona di lettura dell’opera omnia di Franzen in attesa di incontrarlo qui il 18 ottobre) mi ha fatto incontrare uno dei personaggi maschili (secondo me) più sgradevoli: Alfred Lambert, incarnazione della più assoluta incapacità di amare e capire le persone che gli stanno intorno. Misogino, individualista, l’Alfred Lambert arriva addirittura ad essere disgustato dal mero contatto fisico (ne Le correzioni, la moglie Enid deve far finta di essere addormentata perché lui possa avvicinarsi a lei). Incorreggibile solipsista, preferisce vivere da solo, quindi toglietevi dalla testa qualsiasi progetto di coabitazione: la sua casa è chiusa, come il suo cuore. Lettrici avvisate, mezzo salvate.

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      thanks+for+being+my+friend+despite+my+obesession+with+fictional+characters

      Soundtrack: Tous les garçons et les filles , Françoise Hardy

      Posted in Letteratura e dintorni | 0 Comments | Tagged #franzethon, Alfred Lambert, Amleto, Anna Karenina, Charlotte Brontë, Cime tempestose, Emily Brontë, Florentino Ariza, Françoise Hardy, Franzie, Gabriel García Márquez, Gabriel Oak, heathcliff, Jane Austen, Jane Eyre, Janeite, Jonathan Franzen, L'amore ai tempi del colera, L’Humbert Humbert, Le correzioni, Leo Tolstoj, Lolita, Margaret Mitchell, Mr Darcy, orgoglio e pregiudizio, Ragione e Sentimento, Rhett Butler, Rochester, Thomas Hardy, Via col Vento, Via dalla pazza folla, Vladimir Nabokov, Vronskij, William Shakespeare, Willoughby
    • The rules of (literary) dating – un elenco semiserio di frequentazioni letterarie

      Posted at 11:50 am04 by ophelinhap, on April 22, 2015

      indexUn’educazione bovaristica e un’esposizione precoce a certi tipi di letture hanno l’indubbio svantaggio di generare aspettative che non potranno mai essere soddisfatte. Tuttavia, perché guardare il bicchiere mezzo vuoto? Se Jane Austen & company ci hanno insegnato qualcosa, è anche – e soprattutto – l’arte di percepire determinati segnali che, come campanelli d’allarme, gettano una nuova luce sul protagonista di una storia, rendendolo un eroe degno delle attenzioni della protagonista, un perfido cialtrone, un’insignificante macchietta.

      Perché allora non utilizzare questo “superpotere” anche nella vita di tutti i giorni? In fondo, la letteratura è imitazione della vita, no?

      Quindi vi propongo un inventario semiserio (che mi sono divertita un sacco a compilare) di tipologie di eroi/vili marrani in cui ogni lettrice che si rispetti è incappata, prima o poi, tanto tra le pagine di un libro che nella vita vera.

      In quale tipologia vi rispecchiate maggiormente? In ogni caso, niente panico: come scriveva Jane Austen alla nipote Fanny Knight

      Non andare di fretta; abbi fiducia, l’Uomo giusto alla fine arriverà; nel corso dei prossimi due o tre anni, incontrerai qualcuno più unanimemente ineccepibile di chiunque tu abbia già conosciuto, che ti amerà con un ardore che Lui non ha mai avuto, e che ti affascinerà in modo così totale, da farti sembrare di non aver mai veramente amato prima.

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      Tipologia A – Il Mr Darcy (Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen)

      Non è sicuramente il tipo adatto a fare il +1 ad un matrimonio, un compleanno, una cena di lavoro, nè il partner ideale per il corso di tango, dal momento che si rifiuta di ballare. A pensarci bene, non è solo il ballo il problema: la sua vita sociale è fortemente limitata dalla sua scarsa disponibilità a mescolarsi con la gente che non conosce, da quella sua tendenza a fare un po’ l’orso della situazione e a starsene in disparte, con un’espressione tra il serio e l’annoiato, studiando attentamente i titoli della libreria del padrone di casa di turno (probabilmente per criticarne segretamente gusti e scelte).

      Non ha un grandissimo senso dell’umorismo, è riservato e ha bisogno di (tanto) tempo per aprirsi, e accordare la sua fiducia: tempo che passerete cercando di capire cosa gli passi veramente per la testa. In fondo è un po’ come un riccio, irto e irsuto fuori, sorprendentemente dolce e gentile dentro. Onesto, leale, generoso, è sempre pronto a dare una mano, specie se si tratta di tirare fuori dai guai la fanciulla che occupa gran parte dei suoi (criptici) pensieri, magari a sua insaputa. Dire che ha un brutto carattere è un eufemismo: è spesso burbero e cupo, tremendamente orgoglioso (potremmo dire pieno di sé..): una volta persa, la sua stima è persa per sempre. Testardo fino all’esasperazione, non darà soddisfazione alle insicure in cerca di conferme: ma le sue (rarissime) dichiarazioni, lungamente represse, sono sincere e impetuose, e non ci si dimentica facilmente della sua ardente stima e ammirazione.

      Il Mr Darcy scrive inoltre bellissime lettere, ma le amanti del genere epistolare non dovrebbero nutrire illusioni: le sue missive sono infatti volte a riparare qualche suo errore di giudizio tremendamente stupido, che avrà diminuito infinitamente il suo valore agli occhi della Lizzie di turno, incline, a sua volta, a cadere vittima dei suoi pregiudizi. Ma, in fondo, il bel tenebroso piace anche per questo, no? Lunghe passeggiate all’aria aperta possono rivelarsi il metodo migliore per superare le (innumerevoli) controversie, perché, ammettiamolo, quando ci innamoriamo perdiamo tutti la ragione (vero, zia Jane?)

      heathcliff

      Tipologia B – L’ Heatchcliff (Cime tempestose, Emily Brontë)

      Ammettetelo: vi piacciono i bad boy, i tipi cupi, tormentati, misteriosi, irrequieti, inquieti, sempre fuori posto e fuori tempo. Se è cosi, Heathcliff, il selvatico e appassionato protagonista maschile di Cime tempestose, la cui complicata personalità, a cavallo tra bene e male, incarna quelle lande selvagge e desolate dello Yorkshire che fanno da sfondo alla sua storia d’amore con la capricciosa Cathy, fa al caso vostro.

      Non potreste mai invitarlo a mangiare la lasagna a casa di vostra madre la domenica, anche perché, diciamocela tutta, molto probabilmente non si presenterebbe (senza nemmeno avvisarvi): ma riuscirebbe comunque a farsi perdonare il bidone, perché il ragazzo sa farci con le parole, quando vuole.

      Non è di certo una persona convenzionale o ortodossa: gli piace distinguersi e fare l’alternativo, e poco gli importa dell’opinione altrui.

      Nessuno potrebbe mai capire il vostro amore: ma, anche se il mondo intero fosse contro di voi, non v’importerebbe, perché le vostre anime sono fatte esattamente della stessa sostanza. Il vostro amore non cambierà come le foglie d’autunno: piuttosto, somiglia alle rocce eterne che stanno sotto quegli alberi stessi, una fonte di piacere ben poco visibile, ma necessaria.

      Il problema è che, a volte, il suo comportamento fin troppo eccentrico e sprezzante potrebbe portarvi a vergognarvi di lui, e ad allontanarvi. In questo caso, l’Heatchliff sarebbe portato a farvi vedere la sua parte peggiore di sé: sprezzante, possessiva, gelosa, poco incline a perdonare e a dimenticare.

      rhett2

      Tipologia C – Il Rhett Butler (Via col vento, Margaret Mitchell)

      (Vedi anche alla voce: potrei ma non voglio, vorrei ma non posso)

      Che strazio i se e i forse! Se non aveste sprecato tempo prezioso sospirando drammaticamente per qualcuno che, in fondo, non sarebbe mai stato quello giusto, forse vi sareste accorte prima di quel Rhett che vi stava accanto, aspettando solo di essere notato da voi.

      Il Rhett non corrisponde allo stereotipo di gentiluomo americano del Sud – anzi. Beve come una spugna, bestemmia come un camionista, non si sottrae mai a una rissa, e, francamente, se ne infischia dell’opinione altrui.

      Non si sdilinquisce in complimenti, dice sempre quello che pensa, è egoista ma generoso al momento opportuno, protettivo dei più deboli (Bella Waitling vi dice qualcosa?), e, udite! udite! Ama i bambini!

      La sua pazienza sconfina nella testardaggine: tuttavia, dopo aver superato un certo limite, francamente se ne infischia. Poco male: domani è un altro giorno, vero?

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      Tipologia D – Il Florentino Ariza (L’amore ai tempi del colera, Gabriel García Márquez)

      Il Florentino non è un tipo che si fa notare: è quasi insignificante, nascosto sotto un mantello dell’invisibilità di potteriana memoria. Eppure, ha un suo perché: scrive incantevoli lettere d’amore, e si distingue per la sua incredibile tenacia, che lo rende capace di attendere 51 anni, nove mesi e quattro giorni (beh, forse non così tanto: ma ho reso l’idea, no?), sfidando l’odore penetrante delle mandorle amare armato delle sua silenziosa pertinacia.

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      Tipologia E – Il Willoughby (Ragione e sentimento, Jane Austen)

      Fanciulle, fate attenzione: il Willoughby vi mentirà spudoratamente, negando davanti alla più palese evidenza; vi farà aspettare ore e ore (con conseguenti gastriti e insonnie) una sua chiamata (che non arriverà mai, ovviamente); vi farà credere di essere l’unica (ingenua, che crede che le “telefonate di lavoro” possano arrivare anche dopo mezzanotte). Arriverà perfino a chiedervi un ricciolo da tenere sempre con sé, e a farvi visitare (di nascosto, s’intende) la magione di sua zia che spera di ereditare, un giorno.

      Diciamocela tutta: è insopportabilmente affascinante, ha (o finge di avere) i vostri stessi gusti musicali e letterari, è sempre pronto a farvi da complice quando avete voglia di ridere di voi stesse e degli altri – specie di quel qualcuno timido e un po’ imbranato che cerca di ronzare dalle vostre parti (povero colonnello Brandon).

      Poi non dite che zia Jane non vi aveva messo in guardia: lettrice avvisata, mezza salvata.

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      Tipologia F – Il Rochester (Jane Eyre, Charlotte Brontë)

      Date retta a Charlotte Brontë: non uscite col vostro capo (o collega). Se proprio non riuscite a farne a meno (ah, l’ammmmore), cercate almeno di capire se avete a che fare con Il Rochester.

      Se fa finta di flirtare con fanciulle dal nome pretenzioso (Blanche, dico a te) e il suo comportamento oscilla schizofrenicamente tra il possessivo e il distaccato, è molto probabile che nasconda in soffitta qualche scheletro (o una moglie pazza).

      Tuttavia, se riuscite a fare breccia nel suo cuore di pietra, dirimere i nodi del suo oscuro e tormentato passato e raggiungere con lui un rapporto assolutamente paritario (senza aspettare che, per esempio, perda parzialmente la vista in un incendio per riconoscere che ha bisogno di voi, perché, per dirla tutta, è anche un po’ misogino) allora, lettrici, potreste anche arrivare a sposarvelo.

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      Tipologia G – L’Amleto (Amleto, William Shakespeare)

      V’ama, non v’ama, v’ama, non v’ama. Vi trova fin troppo belle, così belle che l’unico modo per preservare la vostra purezza e onestà è chiudervi in un convento. Ha problemi a casa (e che problemi, tra complesso di Edipo, di Medea, ecc.), il momento non è quello giusto, probabilmente frequenta compagnie (fantasmi) sbagliate (defunte).

      In ogni caso, i suoi problemi esistenziali sono decisamente più grandi di voi due messi insieme. Se passa troppo tempo a parlare da solo con un teschio in mano, non aspettate di fare la fine della dolce e bellissima Ofelia: scappate.

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      Tipologia H – L’Otello (Otello, William Shakespeare)

      Attenti alla gelosia, quel mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre!

      Tutto va bene tra voi; eppure, per qualche oscuro, recondito motivo, L’Otello avverte l’insana necessità di controllare costantemente il vostro telefono (appena vi girate dall’altra parte), giocare al piccolo hacker col vostro account Facebook, chiedere a un amico di sorvegliarvi.

      L’Otello sembra forte, ma ha una personalità molto debole: è facile manipolarlo e convincerlo del fatto che due più due faccia cinque, a scapito della vostra relazione (e della vostra salute mentale).

      Ricordatemi se queste cose finiscono bene, ché ho un’amnesia temporanea.

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      Tipologia I – L’Humbert Humbert (Lolita, Vladimir Nabokov)

      Magari è amore a prima vista, ultima vista, eterna vista, ma lui vi sembra forse lievemente ossessionato dal suo primo amore pre-adolescenziale e non riesce proprio a smettere di parlarne?

      Scappate.

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      Tipologia J : Il Vronskij (Anna Karenina, Leo Tolstoj)

      Il Vronskij non è tipo da tirarsi indietro davanti a una sfida: quando si prefigge un obiettivo, niente può fermarlo. Quando vuole qualcosa, deve averla. Più è difficile ottenerla, più la vuole. Niente e nessuno (che sia un noioso marito burocrate, o una madre desiderosa di farlo sposare per soldi) possono distoglierlo dalla meta prefissa.

      Il fatto che sia estremamente affascinante è innegabile: tuttavia, la sua esteriorità patinata spesso nasconde una personalità narcisistica e superficiale, interessante e profonda quanto i discorsi motivazionali delle candidate a Miss Italia.

      Siete sicure di aver veramente trovato l’anima gemella, e di voler sacrificare tutto per lui?

      Potete leggere questo post in Inglese qui.

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      Versus

      Posted in Frammenti di un discorso amoroso, Letteratura e dintorni | 17 Comments | Tagged Amleto, Anna Karenina, aunt jane, Cathy Earnshaw, Charlotte Brontë, Cime tempestose, Emily Brontë, Fanny Knight, Florentino Ariza, Gabo, Gabriel García Márquez, Gone with the Wind, Hamlet, heathcliff, Humbert Humbert, Jane Austen, Jane Eyre, Janeite, L'amore ai tempi del colera, Lev Tolstoj, Lizzie Bennet, Lolita, Margaret Mitchell, Mr Darcy, Ofelia, Otello, Ragione e Sentimento, Rhett Butler, Rochester, Rossella O'Hara, Scarlett O'Hara, Sense and Sensibility, Shakespeare, Via col Vento, Vladimir Nabokov, Vronskij, Willoughby, Wuthering Heights
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