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  • Tag: Norma Amitrano

    • Il Calendario dell’Avvento Letterario #8:le sorelle March e lo spirito del Natale

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 8, 2016

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      Questa casella è scritta e aperta da Norma di Il soffitto si riempie di nuvole

       

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      C’è profumo di biscotti caldi e un allegro ciarlare, nella sala addobbata di lucine.
      Jo e Amy naturalmente bisticciano, se potessero si prenderebbero per i capelli. Beth è seduta al piano, suona con un dito solo, la canzone è tutta dentro la sua testa. Appoggiata alla porta, stretta nello scialle, Meg le guarda con comprensione infinita. Del resto, che mai deve fare una sorella maggiore?

      Lo spirito del Natale aleggia nell’aria.
      Oh, no, non parlo di carole e opere di bene. Parlo dello spirito che versi nel bicchiere.
      Le ho chiamate a raccolta tutte e quattro, le sorelle March. Le ho guardate dritte negli occhi, lo shaker sotto al braccio. “Ragazze, mi piacerebbe trasformarvi ognuna in un cocktail diverso, se non suona troppo irriverente”.
      Non ci crederete, ma erano d’accordo.
      E così eccoli a voi: quattro cocktail per quattro sorelle, per riscaldarsi le ossa sotto le feste.

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      Meg – Irish coffee

      Meg, tu sei un cocktail dolce e forte, caldo e corroborante. Mi hai fatto pensare all’Irish coffee, che non è affatto male, in queste giornate di gelo dicembrino.

      Cosa serve

      30 ml di whiskey
      1 cucchiaio di zucchero di canna
      1 tazzina di caffè nero bollente
      6 ml di panna da montare raffreddata
      un bicchiere infrangibile

      Come si prepara

      1. Scegliete un bicchiere che regga l’impatto con una bevanda bollente.
      2. Versateci dentro whiskey, zucchero e caffè, mescolando finché lo zucchero non si scioglie.
      3. Possedete mezzi per montare la panna? Bene, usateli per montare la panna. Altrimenti, montatela con lo shaker da cocktail fino a che le vostre braccia non vi renderanno competitivi alle gare di canottaggio: a questo punto la panna è pronta.
      4. Versatela lentamente nel bicchiere, facendola scorrere sul dorso di un cucchiaino: in questo modo si otterrà il delizioso effetto panna galleggiante.
      5. Corroborate la Meg che è in voi.

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      Jo – Manhattan

      Jo, per te cercavo un cocktail rosso e risoluto, uno di quelli che quando lo bevi rimani ad occhi sbarrati per un attimo. Lo ammetto, ho fatto affidamento al mio gusto e alla mia autobiografia, così la scelta è ricaduta sul Manhattan, che tu ovviamente ti verserai per sbaglio sul vestito nuovo che ti eri messa per la cena di Natale.

      Cosa serve

      60 ml di whiskey
      30 ml di vermut rosso dolce
      qualche goccia di angostura
      ghiaccio
      ciliegina al maraschino

      Come si prepara
      1. Raffreddate una coppetta da cocktail
      2. Chiedete ad un amico barista di prestarvi l’angostura. In alternativa, compratene una bottiglietta, ma sappiate che probabilmente vi durerà in eterno e, prima di finirla, potreste trovarvi a usarla nei modi più disparati, come condimento, come profumo, come deodorante per ambienti, come figurante in cucina, tra l’origano e la paprika dolce.
      3. Versate whiskey, vermut e angostura in un bicchiere con 4-5 cubetti di ghiaccio.
      4. Mescolate con cura.
      5. Filtrate nella coppetta da cockail.
      6. Servite con ciliegina al maraschino.
      7. Scrivete il vostro primo romanzo.

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      Beth – Tè di Natale

      Beth, a te l’arduo compito di abbassare il livello etilico di queso post, perché Natale è anche rincantucciarsi in casa con una copertina sulle ginocchia e un tè caldo e un po’ speziato tra le mani. Tanto lo sai già, che l’accompagnamento musicale tocca a te.

      Cosa serve

      100 g di tè nero
      1 arancia
      2 mandarini
      cannella
      anice stellato
      chiodi di garofano
      1 cucchiaio di uvetta

      Come si prepara

      1. Lavate e sbucciate l’arancia e i mandarini.Tagliate le bucce a pezzetti.
      2. Essiccatele in forno, a 50 gradi per tre ore. In alternativa, appoggiatele sui termosifoni bollenti, ottenendo così anche l’effetto “È giunto dicembre, l’aria profuma di mandarini”.
      2b. Dal momento che per la tisana vi servono le bucce, gli agrumi potete pure mangiarli.
      3. Tritate l’uvetta.
      4. Malmenate la cannella, l’anice stellato e i chiodi di garofano fino a ridurli a pezzetti.
      5. Mescolate tutti gli ingredienti al tè nero e metteteli in una bustina per alimenti o in una scatolina di latta rigorosamente a tema natalizio e conservateli per almeno una settimana.
      6. Il giorno di Natale, preparate il tè: portate l’acqua a ebollizione, poi mettete in infusione due cucchiaini di tè a persona per 5 minuti.
      7. Sorseggiate sorridendo e amando tutti incondizionatamente.

      amy

      Amy – Cosmopolitan

      Amy, ti odiano tutti. Io no. Non così tanto, almeno. Aspra e dolce, ho scelto per te un cocktail che, ne sono certa, saprai abbinare con incantevole nonchalance ai tuoi abiti delle feste. Le parenti più anziane ti adoreranno.

      Cosa serve
      ghiaccio
      40 ml di vodka
      30 ml di triple sec
      30 ml di succo di mirtillo rosso
      30 ml di succo di lime appena spremuto
      uno spicchio di lime

      Come si prepara
      1. Raffreddate la coppa da cocktail.
      2. Riempite lo shaker con tutti gli ingredienti.
      3. Shackerate vigorosamente.
      4. Filtrate nella coppa.
      5. Guarnite con lo spicchio di lime.
      6. Bevete col ditino alzato.

      Foto René Ruisi (Mt2)

      Posted in Letteratura e dintorni | 0 Comments | Tagged Amy March, Beth March, cocktail letterari, Il soffitto si riempie di nuvole, Jo March, Meg March, Norma Amitrano, Piccole donne, ricette letterarie
    • Un’ora con…Norma Amitrano di Il soffitto si riempie di nuvole

      Posted at 11:50 am10 by ophelinhap, on October 25, 2016

      norma

       

      Quello di Norma è un bel mondo.

      È un mondo colorato, pieno di intraprendenza, di fantasia e di creatività.

      È un mondo delicato, intessuto di ricordi e memorie leggere come quelle nuvole che riempiono il soffitto del blog.

      È un mondo genuino, creato da una persona che non si sforza di adattarsi alle mode e non cerca di piacere a tutti i costi, ma rimane se stessa, sempre.

      È un mondo ironico, in cui spesso l’ansia fa capolino, ma viene decostruita e sdrammatizzata con leggerezza.

      Ora però ve lo faccio raccontare da Norma, il suo mondo, che è meglio.

       

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      Il soffitto si riempie di nuvole: come e perché?

      Quando ero adolescente scrivevo poesie. In ogni classe che si rispetti c’è sempre la ragazzetta pallida col trucco sbavato di nero che scrive poesie, nella mia classe si era deciso che dovessi essere io. Di solito si trattava di versucoli malinconici, pervasi da quello che mi pareva spleen ma in realtà erano i 17 anni. Ogni tanto, però, sbucavano dal nulla sprazzi di speranza, colori chiari, cieli azzurri, voli di rondini, soffitti pieni di nuvole.

      E infatti Il soffitto si riempie di nuvole è il verso iniziale di un componimento, per il resto dimenticabile, che dovrei aver scritto da qualche parte in un diario del 2005.

      Non mi è più tornato in mente fino al 2011, quando decisi di aprire un blog. Non sapevo cosa mai avrei potuto scriverci dentro, sapevo solo che doveva essere azzurro e leggero.

       

      Chi c’è dietro Il soffitto si riempie di nuvole?

      Norma, 30 anni, perenne indecisa e perfezionista, di fronte alla richiesta di una presentazione si blocca come un cerbiatto che ha appena udito un fruscio tra le foglie, certo della morte imminente.

      Questa presentazione in particolare l’ho cominciata, penso, 720 volte.

      Sono curiosa, cocciuta, idealista e suscettibile. Il mio ruolo nel mondo è dare risposta alla domanda “Insicurezza e narcisismo sono conciliabili?” 1

      Lavoro come copywriter e come barista, a volte nello stesso momento.

      Leggo appena posso, cammino sempre, potrei essere presa come testimonial delle linee di autobus della mia città.

      Sono afflitta da una lieve ossessione per i quaderni: ne ho uno per ogni occasione. Il mio primo diario risale al 1994. Rileggendoli a distanza di tempo, scopro che ci scrivo dentro quasi sempre le stesse cose: “Cambierò? Migliorerò? Supererò questo e quest’altro? Diventerò all’improvviso una persona meno ansiosa?” 2

      Amo i travestimenti, la recitazione e il teatro. Sì, amo anche il palcoscenico, camminare finalmente sulle assi di legno diseguali dopo mesi di prove in uno stanzone, sentire il calore delle luci sulla testa e l’odore polveroso del sipario nelle narici, mettermi nei panni del personaggio, guardarmi allo specchio e riconoscermi. Sì, sono reduce da uno spettacolo, non parlatemi della realtà, è troppo difficile.

       

      1 La risposta è naturalmente sì

      2 La risposta è naturalmente no

      teatrobis

       

      Il tuo scaffale d’oro

      Lo prendo e lo spargo sul tavolo, mescolando le età, facendo incontrare i personaggi tra di loro.

      Ci sono Le correzioni di Franzen, Revolutionary Road di Yates, Olive Kitteridge di Elizabeth Strout. Ci sono Anna Karenina ed Emma Bovary. Oh, e c’è Lolita. E Julien Sorel, mio adorato stronzetto, dove ti eri nascosto?

      C’è Neil Gaiman che sa sempre in quale mondo portarmi a spasso.

      C’è Harry Potter: ho iniziato a leggerlo solo un anno fa, mi chiedo perché non l’abbia fatto prima. C’è Sylvia Plath, sempre e da sempre. C’è Rimbaud, che, anche se non lo leggo da anni, è ancora lì che passeggia mani in tasca, Petit-Poucet rêveur. Ci sono i Wu Ming. C’è Calvino con le sue città invisibili, c’è L’isola di Arturo col suo incanto senza fine.

      Ci sono i libri di quando ero bambina, come Piccole donne o qualsiasi romanzo di Bianca Pitzorno, Le streghe di Roahl Dahl, Il Mistero di Agnes Cecilia di Maria Gripe (che ha decisamente vinto il premio di Libro più letto dalla sottoscritta).

       

      Un personaggio in cui ti immedesimi particolarmente

      Per motivi che prima o poi mi diventeranno lampanti, tendo a immedesimarmi quasi sempre nei personaggi antipatici e insopportabili. Inizia subito un rapporto d’odio che si trasforma piano piano in comprensione e infine in riconoscimento.

      Mi è successo soprattutto con Emma Woodhouse, la protagonista del romanzo di Jane Austen, che mi ha messo di fronte a uno specchio con questa frase:

      “Che cosa meritate?”
      “Oh, merito sempre il trattamento migliore, perché non ne accetto altri.”

      Mi sono sentita e mi sento tuttora Emma Bovary, Julien Sorel, Cathy Earnshaw – irrequietezza allo stato puro.

      Alle elementari, invece, mi immedesimavo decisamente in Harriet la spia, la protagonista di Professione? Spia! di Louise Fitzhugh, tant’è che per un periodo me ne sono andata in giro scrivendo sul taccuino ogni cosa o movimento che vedessi, alla ricerca di chissà quali scoop di paese.

      Se invece dovessi scegliere il personaggio di una serie, la parte di me più altera e snob sta già trasformandosi in Lady Mary mentre scende la scalinata di Downton Abbey. E lì siamo ben oltre l’antipatia e l’insopportabilità, ma sarei abbigliata benissimo e andrei a cavallo e potrei finalmente alzare il sopracciglio con aria di superiorità di fronte alla maggior parte delle cose della vita – sarebbe bellissimo.

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      Termino col personaggio di un film che amo molto: Ofelia de Il labirinto del fauno. Le lacrime che piango quando lo guardo sono per lei e per me.

      (Perdonami Manuela, tu mi hai chiesto un personaggio, io te ne ho scritti 79. E pensare che all’inizio non me ne veniva in mente neanche uno!) Ma figurati! Anzi, come sempre, mi stupisco della quantità di cose che abbiamo in comune…)

       

      Se il tuo blog fosse una canzone…

      Nothing brings me down di Emiliana Torrini. Mi piacerebbe riuscire a trasmettere la stessa dolcezza e purezza, lo stesso incanto.

      Invece, se il mio blog fosse il pezzo che ascolto quasi sempre quando scrivo, sarebbe Friends of the night dei Mogwai (messo su in loop fino a che non ho finito, se no l’atmosfera cambia e la qui presente autrice della domenica perde l’ispirazione).

       

      Il tuo rapporto con la scrittura/con la lettura

      Ho sempre amato scrivere, ma ammetto con candore che da bambina era più facile. Se la mia testolina pensava a una storia, dopo cinque minuti la mia mano la stava scrivendo. Ho avuto la fase “Storie a tema miominipony” e la fase “Storie del mistero”, in cui impavidi gruppi di dodicenni risolvevano questo o l’altro caso, di solito dopo essere scappati di casa.

      Questo rapporto ideale si è incrinato crescendo, quando sono sopraggiunte domande esistenziali come “Ma perché mai dovrei fare lo sforzo di scrivere questa scemenza?”.

      L’abitudine di scrivere per me stessa però non l’ho mai persa: non viaggio mai senza il mio diario, bisognerebbe avere sempre qualcosa di sensazionale da leggere in treno, direbbe la mia cara Gwendoline Fairfax.

      Per lavoro, mi è capitato di scrivere di qualsiasi argomento, pure di biomagneti e urne funerarie (non necessariamente nello stesso testo).

      Sul blog, scrivo soprattutto per desiderio di leggerezza. La domanda di cui sopra continuo comunque sempre a farmela.

      La lettura ha seguito all’incirca le stesse fasi: esplosione da bambina, timore misto a senso di colpa crescendo. Ho ricominciato a leggere con tranquillità e gusto solo da alcuni anni. Forse non leggo tanto quanto vorrei, ma non me ne faccio un cruccio. Mi distraggo facilmente e se in testa ho altri pensieri, altre storie o qualcuna delle mie fantamirabolanti idee geniali, non riesco a mettermi col naso su un libro.

      Detto ciò, sono una lettrice viziata: a casa ho una sessantina di libri ancora da leggere e sono capace di non trovare nulla che possa concorrere al titolo di Prossima Lettura.

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      Progetti in cantiere

      Il mio blog è un cantiere perenne, anche se non si vede. Da mesi mi ripeto che devo dargli una sistemata, ma rimando e rimando e rimando. A giugno mi ero promessa che entro settembre l’avrei fatto. No, non fatemi notare che ormai è ottobre.

      Ho delle rubriche in mente e vorrei portarle avanti con costanza, che non è di certo una delle mie virtù principali. Ad esempio, ci sono Le guide definitiveLe guide definitive, ovvero: come affrontare cose più o meno pratiche della vita di tutti i giorni se sei una persona poco pratica come la sottoscritta. Però non posso programmarle, perché mi vengono in mente sempre e solo quando è troppo tardi e sto già sclerando e l’unico modo per superare la frustrazione è riderci su scrivendo.

      Una rubrica iniziata e subito abbandonata (forse perché nata nel momento sbagliato) è Interviste tra le nuvole. L’idea era quella di andare a trovare persone che mi piacciono che fanno cose che mi piacciono nei luoghi dove le fanno e raccontarle attraverso un’intervista libera e non programmata (quelle che di solito si chiamano chiacchiere). La vorrei riprendere, ma qualcosa mi blocca. Che dici Manuela, riparto? Sì J

      Di certo so che continuerò a invitare ospiti per la rubrica I libri dei ricordi, perché frugare tra gli scatoloni dei libri e dei momenti dell’infanzia mi fa sempre sorridere gli occhi.

      Posted in Guestpost e interviste | 9 Comments | Tagged Anna Karenina, Elizabeth Strout, Elsa Morante, emma bovary, Harry Potter, Il soffitto si riempie di nuvole, Jonathan Franzen, Julien Sorel, L'isola di Arturo, Le correzioni, Lolita, Neil Gaiman, Norma Amitrano, Olive Kitteridge, Revolutionary Road, Richard Yates, Rimbaud, Sylvia Plath
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