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  • Tag: Natale inglese

    • Il Calendario dell’Avvento letterario #23: un Natale da babbani

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 23, 2018

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      Questa magica casella è scritta e aperta da me medesima

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      Parafrasando Tolstoj: ogni Natale è magico a modo suo, ma qualcuno ci mette un po’ di magia in più. Questo Natale per me sarà diverso dai precedenti perché non lo trascorrerò in Italia, ma in Lussemburgo, mentre, per la fine dell’anno, volerò a festeggiare in Florida al Wizarding World of Harry Potter. Non vedo l’ora di accogliere l’anno nuovo non da babbana, ma circondata dalla magia di Hogwarts. Ma quali sono le differenze fondamentali tra un Natale babbano e un Natale da mago/strega?

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      La cena di Natale

      Una cena a Hogwarts non sarebbe poi così diversa da una cena di Natale babbana in Inghilterra. A Hogwarts si pasteggia a suon di tacchini e pudding flambé: nemmeno il mago più potente riesce a resistere alla bontà delle leccornie, o ad evitare di addormentarsi sul tavolo dopo il lauto pasto. Il tocco magico che manca decisamente nelle tavole babbane? Ogni volta che sono vuoti, i piatti si riempiono magicamente da soli (anche se in realtà anche molte nonne e mamme meridionali sembrano avere questo superpotere…il potere del desiderio di condividere e stare insieme supera in questo caso le bacchette magiche). Volete provare l’emozione di cenare a Hogwarts? È possibile presso gli Harry Potter Studios a Londra, che organizzano cene a tema sia per Halloween che a Natale. Se visitate Oxford, la mensa del college di Christ Church sembra uscita direttamente dalle pagine della Rowling. Se invece volete provare a portare un po’della magia di Hogwarts a casa vostra, armatevi di grembiule e di The unofficial Harry Potter cookbook. Wooden spoons at the ready!

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      I regali

      Alcuni dei regali ricevuti dal povero Harry finiscono dritti nella lista dei peggiori regali della storia (tipo gli stuzzicadenti e le monete da 50 centesimi omaggiate dai Dursley). Personalmente, non mi dispiacerebbe invece ricevere uno dei maglioni fatti a mano dalla signora Weasley (riproposti da Primark a prezzi molto accessibili, ma senza l’elemento casalingo e artigianale, purtroppo).

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      Temo invece che altri regali siano purtroppo un pelino più difficili da ricevere, tipo il mantello dell’invisibilità o una Firebolt. Si può invece rimediare a colpi di Cioccorane, caramelle di Bertie Bott o bottiglie di Burrobirra (ormai reperibili in diversi negozi specializzati o su Amazon).

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      Tradizioni natalizie

      Per alcuni versi, il Natale a Hogwarts ricorda quello babbano: eggnog, baci sotto il vischio (vi ricordate il primo bacio di Harry e Cho nella stanza delle necessità?) e canti di Natale – con la differenza che a cantarli spesso non sono carolers col cappello di Babbo Natale, ma giganti mezzi ubriachi, fantasmi quasi senza testa o il coro di Hogwarts, sotto la direzione del professor Vitious. La signora Weasley ama ascoltare le canzoni di Natale della sua cantante preferita, Celestina Warbeck; niente tombola per Harry e Ron, che preferiscono giocare agli scacchi dei maghi.

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      Non possiamo dimenticare le elitarie ed aristocratiche feste di Natale del professor Lumacorno (non che noi umili babbani saremmo mai stati invitati), o le magiche decorazioni di Natale della Sala Grande di Hogwarts, che farebbero impallidire anche i fanatici del Natale più entusiasti ed estremi: una dozzina di alberi decorati e illuminati da candeline accese, agrifoglio e gufi dorati, ghiaccioli e luci incantate che in realtà sono fatine, neve magica che cade dal soffitto.

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      Hogwarts raggiunge il suo massimo splendore in occasione dello Yule ball, diventando una Winter wonderland, un paesaggio incantato di neve e ghiaccio: una celebrazione della luce prima che Hogwarts precipiti nel caos e nell’oscurità.

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      Lo spirito del Natale

      Per dirla tutta, Natale non è sempre un periodo felice per Harry Potter. Non lo è quando vive della carità forzata dei Dursley, interrogandosi sulla sua identità e sentendo la mancanza dei genitori come non mai; non lo è durante il suo primo Natale a Hogwarts, durante le ore spese a guardare lo specchio delle brame, coltivando l’illusione di poter magicamente congiurare James e Lily  accanto a sé: non lo è quando, nell’ultimo capitolo della serie, Harry visita per la prima volta la tomba dei suoi genitori a Godric Hollow, dando una valenza quasi fisica a quella voragine che è la loro perdita.

      Ma il nostro mago preferito è magico anche e soprattutto perché non ha paura di confrontarsi con il dolore, con la perdita, con il male, con l’oscurità che alberga dentro di lui, con la confusione, con la rabbia. Nel bene e nel male, Hogwarts gli regala una casa, una famiglia di amici, un posto nel mondo: anche quando la pace e la serenità di questo posto vengono messe in discussione dalle forze del male, Hogwarts rimane sempre la casa di Harry e di tutti noi che amiamo rifugiarci tra le pagine della Rowling.

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      A Hogwarts Harry riceve i suoi primi regali di Natale: il mantello dell’invisibilità, il maglione fatto a mano dalla mamma di Ron, il flauto di legno fatto da Hagrid, le cioccorane di Ermione. In realtà, tra quei pacchetti più o meno magici sono nascosti i veri regali che Harry riceve: il senso di appartenenza, una maggiore consapevolezza e accettazione della sua identità e del suo passato, una famiglia di amici che rimarrà accanto a lui per tutta la vita, in modi e forme diverse.

      Che sia un Natale magico per tutti, anche per noi babbani.

      Soundtrack: Carol of the Bells

      Posted in Il Calendario dell'Avvento Letterario | 8 Comments | Tagged #AvventoLetterario, Harry Potter, Il Calendario dell'Avvento Letterario, JK Rowling, Molly Weasley, Natale in letteratura, Natale inglese, Potterhead, Ron Weasley
    • Il Calendario dell’Avvento letterario #16: un Natale da perfetta Janeite

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 16, 2018

      Questa casella è scritta e aperta da me medesima

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      È una verità universalmente riconosciuta che conoscere Jane Austen e le sue eroine equivale ad amarle. Oggi, la zia Jane che tutti amiamo avrebbe compiuto (e compie nel cuore di tutti noi suoi avidi lettori) 243 anni. Celebriamo quindi oggi la vita e le opera di una scrittrice che, quasi tre secoli fa, ha regalato alle sue eroine il ruolo di protagoniste delle loro vite e delle loro storie, regalando loro occhi penetranti e menti aguzze, spumose crinoline (a volte sporche di fango, a discapito delle convenzioni dell’epoca) e un’eloquenza ciceroniana.

      Come riportare in vita le atmosfere di Orgoglio e pregiudizio e passare un Natale degno dei Darcy di Pemberley? In una delle puntate precedenti del nostro Avvento letterario, vi ho raccontato come l’Inghilterra celebrava il Natale durante il periodo regency. Il Natale regency non è il Natale vittoriano, anche se ne anticipa alcune caratteristiche: se manca l’abete decorato e illuminato dalla luce delle candeline, gli aromi e i profumi sono già forieri di quella che diventerà l’essenza del Natale moderno. Nel camino, scoppietta lo Yule log, il ceppo di Natale; le case sono decorate di agrifoglio, alloro, edera e rosmarino e si apprestano ad ospitare feste e balli, accogliendo gli astanti col profumo di arance, mele e limoni.

      In questa puntata, vi offro degli spunti per ricreare a casa l’atmosfera dei romanzi di Jane Austen, magari per incontrare, come novelle Elizabeth Bennet/Bridget Jones, il vostro Mr Darcy, o anche semplicemente per re-innamorarvi della Austen, delle sue eroine e delle loro storie, delle sue parole eterne. Vi auguro di trascorrere un Natale alla Jane Austen, lontani dallo stress e dal tran tran quotidiano, lontani dagli schermi e da quei social media che impongono confronti con vite perfette  e patinate, standard pressoché impossibili da raggiungere. Vi auguro un Natale più semplice, vicino ai valori veramente importanti, vicino alle persone che amate per momenti di reale, significativa condivisione; per creare memorie, mentre il tacchino si arrostisce lentamente e noi ci sediamo finalmente in poltrona, in pigiama, con la copertina, davanti al focolare nelle case che ci hanno visto imparare a leggere, e ci dedichiamo ai nostri classici preferiti.

      Pronti a trascorrere un Natale da perfetta Janeite?

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      1. Mettete da parte i tradizionali addobbi natalizie; decorate la casa usando frutta e arbusti di agrifoglio, alloro, rosmarino ed edera, come Jane e sua sorella Cassandra e le altre ragazze dell’epoca. Anche la frutta fresca – specie arance, mele e limoni – veniva usata per decorare, sia per il suo profumo, sia come indicatore dello status sociale delle famiglie regency, in grado di permettersi frutta fuori stagione o addirittura in possesso di una serra riscaldata. Si inizia a decorare la casa il giorno della vigilia di Natale: farlo prima porta male.

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      2. Altro che il tradizionale cenone: quest’anno si porta in tavola un menù regency degno dei Darcy di Pemberley. Questo menù natalizio potrebbe comprendere la zuppa bianca di Elizabeth Bennet, l’arrosto di maiale di Miss Bates, il tacchino stufato di Mary Crawford, la coscia di montone arrosto ripiena di ostriche di Emma, il bread pudding della signora Bennet; il tutto generosamente annaffiato da vino all’arancia. Potete trovare le ricette che ho menzionato in Dinner with Mr Darcy, a cura di Pen Vogler. Indossate i vostri grembiuli più vezzosi e, perché no? Vestitevi a tema durante la cena, Etsy e la boutique online del Jane Austen Centre a Bath sono pieni di vestiti e accessori che potete regalarvi e regalare: che aspettate?

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      3. Organizzate una festa! Dato che vi siete già vestiti a tema per cena, perché non dedicarvi ai balli regency? I balli erano all’epoca una delle poche occasioni sociali, momento ideale per conoscere persone dell’altro sesso e riuscire ad interagire con loro, in coreografie che ricordano il corteggiamento. Se volete saperne di più, regalatevi A Dance With Jane Austen di Susannah Fullerton. Potreste anche mettere in scena piccoli pezzi di commedie e tragedie, o, perché no, leggere per gli astanti a voce alta pezzi di romanzi della Austen – ma quanto è bello leggere per qualcuno, quanto è dolce che qualcuno legga per noi i nostri passi preferiti? Un regalo di Natale che non costa niente e che significa tutto: amore per la lettura e la letteratura, voglia di stare insieme, condivisione, hygge.

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      4. Sostituite una tombolata a base di pandoro e prosecco con un afternoon tea. La madre della Austen, ospite di sua cugina a Stoneleigh Abbey nel Warwickshire, descrive una colazione che può darci un’idea dei cibi da servire: cioccolata calda, caffè, tè, pound cake, toast, pane e burro e torte di frutta secca. La Austen scrive invece alla sorella Cassandra di essersi rovinata lo stomaco a causa dei Bath buns, brioche ricche di burro e zucchero. Un altro tipo di brioche a la mode ai giorni di zia Jane è il Sally Lunn Bun, una sorta di incrocio tra panino dolce arricchito dalla panna.

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      6. Preparate un punch per i vostri ospiti. Il punch era una delle bevande più popolari del XVIII secolo, un incrocio tra occidente e oriente sviluppatosi a seguito degli scambi commerciali. Il nome deriva dal Persiano (Panj) e dall’Hindi (Panch) e si riferisce ai cinque elementi necessari per la sua preparazione. Potete trovare una ricetta tradizionale qui.

      7. Scrivete lettere di auguri, invece di mandare messaggi su whatsapp. Se Jane non fosse stata un’assidua corrispondente (specie con la sorella Cassandra), non avremmo mai conosciuto alcuni dettagli sulla sua vita. Da una delle lettere a Cassandra, datata 2 dicembre 1815, apprendiamo che Jane si sta godendo un dicembre incredibilmente mite, e si augura che il bel tempo duri almeno fino a Natale. Per carta da lettere e buste da sogno, vi consiglio di dare un’occhiata a elinor marianne (non da ultimo per la sua chiara ispirazione austeniana).

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      7. Organizzate una maratona di film e serie BBC tratte dalle opere austeniane, dalla camicia bagnata di Mr Darcy a Pemberley (e chi si scorda la celeberrima scena, interpretata dal Darcy per eccellenza, Colin Firth?) all’adorabile impertinenza di Elizabeth Bennet/Keira Knightley, dal matchmaking fallito dell’irresistibile Emma/Gwyneth Paltrow al compassato Edward Ferrars/Hugh Grant nella versione di Ragione e sentimento del 1995 (con un grandissimo cast: Emma Thompson, Kate Wislet, Alan Rickman).

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      8. Dulcis in fundo: leggete, rileggete e riscoprite quei sei romanzi perfetti che sono patrimonio della letteratura universale e non cessano mai di stupire. Ogni rilettura regala nuovi punti di vista e regala chiavi di lettura inedite.

      Buon Natale, Janeite!

      Posted in Il Calendario dell'Avvento Letterario | 2 Comments | Tagged #AvventoLetterario, Bridget Jones, Cassandra Austen, edward ferrars, Elizabeth Bennet, Emma, Il Calendario dell'Avvento Letterario, Jane Austen, Lizzie Bennet, Mr Darcy, Natale in letteratura, Natale inglese, Natale regency, orgoglio e pregiudizio, Ragione e Sentimento
    • Il Calendario dell’Avvento letterario #14: Charlotte Brontë e il mistero di Natale

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 14, 2018

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      Questa casella è scritta e aperta da Serena & Selene di The Sisters’ Room – a Brontë ispired blog

       

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      Esiste una storia bronteana ambientata nel periodo di Natale che forse solo in pochi hanno letto. Si tratta della vicenda di Matilda Fitzgibbon, l’ultima eroina pensata da Charlotte e protagonista del romanzo incompiuto Emma. Matilda è un personaggio femminile che Brontë non ha avuto il tempo di portare a compimento, e che nasconde un vero e proprio mistero.

      Come altre ben più celebri protagoniste di Charlotte, Matilda è ospite di un collegio femminile. Si tratta di una ragazza piuttosto impopolare tra le alunne, viziata e celebrata dalla direttrice per via delle sue origini aristocratiche. Si conosce ben poco di lei, se non quello che raccontano la regale carrozza che l’ha portata al collegio e i suoi abiti costosi. Sarà durante le feste di Natale però che questa presunta aristocraticità inizierà a destare sospetti. Quando infatti la direttrice invierà una comunicazione alle famiglie, informandosi sui piani delle alunne per il periodo festivo, tutte risponderanno tranne una: quella di Matilda. È così che entra in gioco William Ellin, rielaborazione di un personaggio precedentemente pensato per un altro romanzo, il quale investigherà sulla storia di Matilda Fitzgibbon scoprendo che la sua famiglia in realtà non esiste. Chi è allora questa ragazza? Davanti alle domande freddamente poste dalla direttrice, la giovane si accascia al suolo turbata, suscitando la tenerezza del signor Ellin, il quale invita tutti a rispettare la sua delicata natura prima ancora di interrogarsi sulle sue origini sociali.

      Riguardo questo manoscritto, il marito di Charlotte, reverendo Arthur Bell Nicholls, raccontò all’ editore George Smith che in una fredda sera del 1854: “Mentre eravamo seduti davanti al fuoco, ascoltando il vento che infuriava attorno alla casa, la mia povera moglie disse all’improvviso ‘Se non fossi stato con me, sicuramente in questo momento starei scrivendo’. Corse al piano di sopra, portò giù l’inizio del suo Nuovo Racconto e lo lesse ad alta voce. Quando finì osservai ‘I critici ti accuseranno di essere ripetitiva, hai di nuovo parlato di una scuola’. Lei rispose ‘ Oh, lo cambierò. Ricomincio sempre due o tre volte prima di essere soddisfatta’”. Ma non fu così, e Charlotte non ebbe il tempo di modificare nuovamente la storia.

      Il mistero di Natale contenuto in questo romanzo mai terminato, si accompagna dunque al mistero di come Charlotte Brontë avrebbe potuto cambiare o riscrivere la storia. Impossibile negare che è anche qui il fascino di quest’opera incompiuta, e in un periodo come questo ve la raccomandiamo accompagnata da biscotti e thè, perché è perfetta da leggere comodi, davanti al camino, abbandonandosi alle domande e alla fantasia.

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      Posted in Il Calendario dell'Avvento Letterario | 0 Comments | Tagged #AvventoLetterario, Charlotte Brontë, Emma, Il Calendario dell'Avvento Letterario, Natale in letteratura, Natale inglese, The Sisters' Room
    • Il Calendario dell’Avvento letterario #11: il circolo Pickwick

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 11, 2017

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      Questa casella è scritta e aperta da Laura de Il tè tostato

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      11 Dicembre. Il mio compleanno. Quattordici giorni a Natale.

      Ho ricevuto un regalo in anticipo ed è il più natalizio di tutti, un librone grande e infinito, da leggere sul divano con la coperta sulle gambe, mente brillano le lucine dell’albero. Non ho avuto questa pazienza, però. Non ho aspettato le vacanze, l’ho aperto e divorato a un ritmo di cento pagine al giorno e a volte di più, in queste notti insonni di dicembre.

      Il circolo Pickwick di Charles Dickens, il mio ultimo viaggio in un mondo letterario che non muore mai. Nemmeno quando il libro finisce. Perché Pickwick resta addosso, almeno per un po’.

      Ci sono quattro signori inglesi (un numero molto britannico evidentemente), Augustus Snodgrass (il poeta), Nathaniel Winkler (il presunto sportivo), Tracy Tupman (l’uomo che -pare- piaccia alle donne) e naturalmente Samuel Pickwick (il mio dolce e amabile Pickwick), che nel 1827 attraversano l’Inghilterra descrivendone luoghi e personaggi strani, ed è questa l’attività del circolo, una specie di esplorazione geografica e antropologica. Chiaro è che in ottocento pagine succede di tutto, truffe, amori e nuove amicizie, ma sempre accade che Dickens (l’uomo del mortifero Natale futuro) doni una luce lieta e accogliente allo sguardo dei suoi quattro uomini, di Pickwick in modo particolare. Così, le bizzarrie umane diventano benevoli racconti di un mondo che fu e di una natura che profondamente resta, che sia civettuola, sbadata, fedele, arguta, subdola o disperata. Pickwick osserva tutti con curiosa propensione e con lui Dickens costruisce un percorso lungo e divertente, perché si ride ad alta voce sul quel divano vacanziero con lucine, ma poi, quando arriva il Natale, ci si ferma a leggere di cosa davvero sia quella strana aria frizzate che ci gira intorno. Perché la felicità e il luccichio di dicembre si portano dietro quel dolorino nostalgico che ci fa guardare lucine e nastri rossi già col vuoto di quando saranno smontati, già col pensiero che un altro anno si sta preparando a scomparire per sempre, ed è stato un attimo, e con lui se ne sono andate persone e cose, persone e momenti, persone e sentimenti, ma arriverà altro, che sappiamo mai rimpiazzerà ciò che col 31 dicembre si allontana. Ma arriverà di certo, e sarà di nuovo la nostra vita. Un Natale dietro l’altro, gioia e nostalgia, e Charles Dickens lo racconta meglio di tutti, qui nella traduzione di Marco Rossari, dall’edizione appena uscita per Einaudi:

      Industriosi come api, se non leggeri come piume, i quattro Pickwickiani si riunirono la mattina del ventidue dicembre, nell’anno di grazia in cui si svolsero le loro avventure, qui fedelmente riportate. Natale era alle porte, in tutta la sua schietta e allegra cordialità: era la stagione dell’accoglienza, dell’allegria e della bontà. Come un vecchio filosofo, l’anno passato si apprestava a convocare gli amici intimi al proprio capezzale e, con l’eco dei bagordi e dei brindisi in lontananza, a passare placidamente a miglior vita. Lieta e gioiosa era quella stagione e lieti e gioiosi almeno quattro dei tanti cuori rallegrati dal suo sopraggiungere.

       

      Posted in Letteratura e dintorni | 1 Comment | Tagged #AvventoLetterario, Charles Dickens, Einaudi editore, Il Calendario dell'Avvento Letterario, Il circolo Pickwick, Il tè tostato, Laura Ganzetti, Letteratura inglese, Marco Rossari, Natale inglese
    • Il Calendario dell’Avvento Letterario#16: un Natale Regency con Jane Austen

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 16, 2015

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      Questa casella, aperta da me medesima, è dedicata a Jane Austen, nata il 16 dicembre 1775, e corredata da una strenna gastro-letteraria offerta da Sigrid de Il cavoletto di Bruxelles.

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      Inghilterra, fine XVIII secolo: dopo l’embargo del Natale imposto dai Puritani, si ricomincia a festeggiare la stagione dell’agrifoglio e dello Yule, il ceppo natalizio messo ad ardere nel caminetto la notte di Natale.
      Prima dell’epoca Regency non era stata certo the season to be jolly, la stagione dell’allegria, come predica un famoso Christmas carol: nel 1644, Oliver Cromwell aveva deciso di bandire il Natale, sostenendo che favoriva piaceri dei sensi e della carne in grado di obnubilare l’essenza religiosa della festività. I Puritani, in generale, non amavano il Natale perchè lo associavano alla chiesa di Roma, e sostenevano che nelle Sacre Scritture non ci fosse alcuna menzione del 25 dicembre: si trattava semplicemente di un tentativo della chiesa cattolica di incorporare la festività pagana del solstizio d’inverno, svuotandola della sua valenza profana e attribuendogliene una sacra, incoraggiando al tempo stesso i fedeli agli eccessi. I canti di Natale erano stati proibiti, e chiunque si fosse azzardato a cucinare un’oca, una torta o un pudding natalizio sarebbe stato punito con la confisca del bene incriminato e multe salate.

      Fortunatamente, Jane Austen e sua sorella Cassandra vivono nell’era georgiana (1714 – 1830), ben più liberale e permissiva nei confronti del Natale. Il periodo georgiano prende il nome dal primo dei  quatto Hannover ad essere insignito della corona reale in suolo britannico, George I. Il periodo della reggenza degli Hannover, da George I a George IV, viene per l’appunto chiamato regency. E, parlando di Regency, si parla di Jane Austen quasi per antonomasia, identificando il momento storico con la pubblicazione e diffusione dei suoi romanzi, che a loro volta definiscono canoni di abbigliamento e di comportamento che diventeranno tratti essenziali dello stesso periodo regency.

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      Jane e Cassandra, come le altre ragazze dell’epoca, decorano la loro casa (il rettorato di Steventon) di agrifoglio, alloro, rosmarino ed edera. Anche la frutta fresca – specie arance, mele e limoni – viene usata per decorare, sia per il suo profumo, sia come indicatore dello status sociale della famiglia, in grado di permettersi frutta fuori stagione o addirittura in possesso di una serra riscaldata. Si inizia a decorare la casa il giorno della vigilia di Natale: farlo prima porta male.

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      A Natale iniziano i dodici giorni di Natale (vi ricordate il Christmas carol di cui vi parlavo qualche casella fa?), che culminano nella Twelfth night, la dodicesima notte, che celebra l’arrivo dell’Epifania. Dalle sue lettere, sappiamo che Jane Austen festeggiava i dodici giorni di Natale: un turbinio di giochi, come sciarade e tableaux vivants (rappresentazioni di quadri viventi), balli e pietanze tipicamente natalizie, come le mince pies (la cui origine risale addirittura all’epoca delle Crociate) nella variante con e senza carne, la Twelfth Night cake, un sacco di punch diversi e l’immancabile Christmas pudding, di cui torneremo a parlare più tardi.

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      Ogni famiglia si prepara a ricevere un flusso costante di ospiti: in particolare, giovani in età da matrimonio – o quantomeno da fidanzamento – di ritorno da università, rettorati, reggimenti, navi della marina inglese. Così il Natale regency, oltre ad essere la stagione della gioia, dei balli e dell’agrifoglio, diventa la stagione del match-making: è il momento di sistemare quelle fanciulle in età da marito che rischiano di vedersi condannate a una vita solitaria di zitelle dai mezzi limitati (ad essere sinceri, quello che sembra più preoccupare le fanciulle dell’epoca è la mancanza di mezzi più che la mancanza di marito. Erano delle Bridget Jones in crinoline e mussoline, insomma).

      The mistletoe or Christmas gambols, c1796 British Museum 1884

      The mistletoe or Christmas gambols, c1796 British Museum 1884

      Il Natale del 1795 è particolarmente significativo per Jane Austen: a vent’anni si innamora per la prima volta, e si ritrova per la prima volta col cuore spezzato (ironico come le due cose tendano ad andare insieme…)
      L’oggetto della sua infatuazione è il giovane, affascinante Thomas Langlois Lefroy, di origini irlandesi, studente di legge, venuto in Inghilterra a trascorrere il Natale con sua zia, Madam Lefroy.

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      Jane è giovane, carina, fresca, entusiasta, vivace, molto più disinibita, impulsiva e incline al flirt di quello che si potrebbe pensare.
      Claire Tomalin, autrice della biografia Jane Austen: A Life, scrive della Austen:
      “(Jane) was already greatly admired among the many gentlemen of the neighborhood, and it was to become a moot point with her whether flirtation or novel-writing afforded her greater delight. On the whole, she rather inclined to believe that it must be flirtation…”
      (Jane era già oggetto dell’ammirazione di molti gentiluomini dei dintorni, tanto che viene  da chiedersi se lei stessa traesse più piacere dai flirt o dalla scrittura. Nel complesso, propendeva per il flirt…)

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      Galeotti sono i balli, che a Natale sono più numerosi che mai e offrono intrattenimento alla gentry di campagna e ai loro ospiti. I balli sono una delle poche occasioni in cui si può parlare privatamente con persone dell’altro sesso, complici il rumore e la confusione di sale affollate e una prossimità fisica più unica che rara. Ci sono comunque tutta una serie di norme sociali da rispettare: non si può danzare con una fanciulla che non si conosce senza prima aver chiesto di essere presentati; ballare con uno sconosciuto può portare una ragazza alla rovina sociale; se una ragazza rifiuta di ballare con qualcuno che non le garba, deve rifiutare di ballare con tutti gli altri (per questo, in Orgoglio e pregiudizio, Elizabeth Bennet acconsente alla richiesta dell’odioso cugino Collins, che la prenota per due danze –  il numero massimo di balli concesssi con lo stesso partner).

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      A vent’anni, Jane adora i balli; segue le ultime mode e tendenze in fatto di abbigliamento e capigliature ed è instancabile, vantandosi con la sorella Cassandra di aver danzato venti balli di fila, senza fermarsi nè stancarsi. Jane e Tom flirtano apertamente nelle sale da ballo – e non solo – attirando l’attenzione di tutti e diventando oggetto di pettegolezzi e preoccupazioni per le rispettive famiglie. Jane sa che il soggiorno di Tom nello Hampshire è limitato nel tempo: ma ha deciso di innamorarsi, e niente riesce a farla desistere dal suo proposito, nemmeno la mancanza di prospettive  concrete dei due innamorati.

      Jane sembra convinta dell’affetto e delle costanza del suo innamorato, tanto da scrivere alla sorella Cassandra – che la rimprovera per la sua imprudenza – di aspettarsi una proposta di matrimonio da Tom nel corso dell’ultimo ballo a cui avrebbero partecipato tutti e due, ad Ashe. Le preannuncia, scherzosamente, che ha intenzione di rifiutare, a meno che lui non riununci ad indossare un cappotto bianco, per via del quale Jane l’ha preso in giro più volte.
      Tuttavia, il ballo tanto atteso, nei confronti del quale Jane ha nutrito tante speranze, è destinato a spezzarle il cuore: Tom non vi parteciperà, costretto dalla sua famiglia a partire immediatamente per  Londra per evitare i danni e le conseguenze di un fidanzamento tra due giovani quasi del tutto sprovvisti di mezzi. La famiglia di Tom era povera, la sua istruzione era pagata da un vecchio zio benestante; la stessa Jane non aveva di certo una dote che potesse permetterle di sposarsi per amore.
      I due sono destinati a non rivedersi mai più. Lo stesso fatidico venerdì del ballo rovinato, del fidanzamento mancato, Jane scrive alla sorella Cassandra:
      “At lenght the day is come on which I have to flirt my last with Tom Lefroy, and when you receive this it will be over. My tears flow as I write at the melancholy idea”
      (Alla fine è giunto il giorno che ha messo termine al mio flirt con Tom Lefroy, e, quando riceverai questa mia lettera, tutto sarà già finito. Alla sola idea, lacrime di malinconia scorrono copiose mentre scrivo).

      Dal film

      Dal film “Becoming Jane”

      Da quel famigerato Natale del 1795, Jane porta con sé l’amara consapevolezza della vulnerabilità, del desiderio, della passione amorosa, delle farfalle nello stomaco, della speranza, del dolore della perdita. Scrive Michiko Kakutani, celeberrimo e temuto critico del New York Times:

      “No doubt the disappointment of this love affair galvanized feelings of vulnerability and defensiveness that Austen felt as a child. It was in the months after Lefroy’s departure from Hampshire that Austen turned incresingly to writing”.
      (Non c’è dubbio che la delusione amorosa abbia galvanizzato un senso di vulnerabilità e impotenza che la Austen nutriva fin da piccola. Proprio nei mesi successivi alla partenza di Lefroy dallo Hampshire, la Austen si dedica sempre di più alla scrittura).

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      Jane è stata bruciata: ha amato ed è stata lasciata, senza nemmeno poter vedere Tom un’ultima volta, senza nemmeno dirgli addio. Se lui chiama la prima figlia Jane Christmas Lefroy, lei trasforma passione amorosa e dolore in grande letteratura, condendo il tutto di una buona dose delle sua inimitabile ironia.

      Mi piace pensare che il cuore spezzato di Jane abbia trovato sollievo tra le braccia dell’amata sorella Cassandra e quelle materne. Mi piace pensare che Jane sia stata assorbita dai preparativi degli ultimi giorni delle festività natalizie, e abbia preferito essere attiva, scendendo ad aiutare in cucina, magari preparando il bread pudding di mamma Austen, che oggi potete provare a preparare anche voi, grazie a Sigrid de Il cavoletto di Bruxelles . Sigrid, ispirandosi a questa ricetta in versi di mamma Austen, ha ricreato la sua propria variante di bread pudding con un twist à la cavoletto.
      La ricetta e le foto che seguono sono opera delle manine, della cucina e della macchina fotografica di Sigrid.

      Il bread pudding di Mrs Austen

      brioche del giorno dopo 420g
      latte 500ml
      burro 100g
      uvetta di Corinto 100g
      zucchero 100d
      tuorli 3
      acqua di rosa 3 cucchiai
      cardamomo macinato mezzo cucchiaino
      chiodi di garofano 3
      noce moscata una grattugiata
      una bustina di tè nero

      1. Preparare una tazza di tè, versarla sull’uvetta e lasciare in ammollo per 10 minuti.
      2. Tagliare la brioche a cubetti e versarli in una teglia da forno.
      3. Portare il latte a ebollizione insieme al cardamomo e ai chiodi di garofano.
      4. Preparare una crema inglese: sbattere i tuorli con lo zucchero, fino a ottenere un composto di color chiaro. Versarci sopra il latte (dal quale avrete tolto i chiodi di garofano), mescolare bene con la frusta, poi riversare il tutto nel pentolino del latte e mescolare con un cucchiaio di legna a fuoco basso (attenzione, il composto non deve bollire) fino a quando la crema si sarà leggermente addensata. Spegnere, incorporare il burro tagliato a pezzettini, l’acqua di rosa e la noce moscata.
      5. Scolare l’uvetta e mescolarla con i dadini di brioche. Versare la crema profumata sui dadini di brioche, coprire e lasciar riposare per un paio d’ore o una notte intera.
      6. Infornare il tutto a 180°C per circa 50 minuti o fino a quando si forma una crosticina in superficie. Servire tiepido, cosparso di zucchero a velo.

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      Soundtrack: Deck the halls, un altro dei miei Christmas carols preferiti (deck the halls with boughs of holly, tis the season to be jolly)

      Per saperne di più:

      A Jane Austen Christmas: Celebrating the Season of Romance, Ribbons and Mistletoe, Carlo De Vito

      Bonus extra: un’infografica sul Natale inglese

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      Posted in Letteratura e dintorni | 13 Comments | Tagged #AvventoLetterario, A Jane Austen Christmas, Anglofilia, Ashe, Becoming Jane, bread pudding, Bridget Jones, Carlo Devito, Cassandra Austen, christmas carols, Christmas pudding, Claire Tomalin, Crociate, Deck the halls, Elizabeth Bennet, era georgiana, Hampshire, Hannover, i dodici giorni di Natale, il bread pudding di Mrs Austen, Il Calendario dell'Avvento Letterario, Il cavoletto di Bruxelles, Jane Austen, Jane Austen: a life, ma dove vai se l'infografica non ce l'hai, Madam Lefroy, Michiko Kakutani, Mr Collins, Natale 1795, Natale inglese, New York Times, Oliver Cromwell, orgoglio e pregiudizio, Puritani, Regency, sciarade, Sigrid Verbert, Steventon, Thomas Langlois Lefroy, tis the season to be jolly, Twelfth night, Twelfth Night cake, Twelve nights of Christmas, Yule
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