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  • Tag: Isabel Archer

    • Frammenti di un discorso amoroso #4: Henry James e gli errori generosi dell’amore

      Posted at 11:50 am09 by ophelinhap, on September 6, 2016

      I Frammenti di un discorso amoroso sono citazioni letterarie per ricordare che love is not a dirty word, l’amore non è una parolaccia. Usciranno a cadenza imprevedibile, come imprevedibile è il resto del blog. Come imprevedibile è l’amore stesso.

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      Isabel Archer, l’affascinante, sfortunata protagonista di Ritratto di signora, capolavoro di Henry James, è una delle mie eroine preferite. È bella, intelligente, intraprendente e non priva di una certa hybris che, insieme alla caparbietà esacerbata dalla sua giovane età, la conduce a scelte rovinose.

      La giovane americana si ritrova per la prima volta in visita nel vecchio mondo ed eredita inaspettatamente un discreto patrimonio, che le regala indipendenza e mezzi per poter esplorare l’Europa secondo il suo capriccio. Ed è proprio qui che tutto inizia ad andare storto, quando Isabel ha tutto, bellezza, ricchezza, un continente da esplorare e un discreto contingente di spasimanti tra cui scegliere: l’americano Caspar Gloomwood, l’inglesissimo Lord Warburton, lo sfuggente, malaticcio cugino Ralph, suo segreto benefattore, e l’enigmatico, oscuro Gilbert Osmond, dalle motivazioni dubbie e dai tanti, troppi segreti. Indovinate per quale di questi gentiluomini Isabel decide di sacrificare la tanto agognata indipendenza? Ecco, appunto.

      Il suo percorso è un percorso di crescita e maturazione, al cui termine Isabel è costretta però a rendersi conto di quanto abbia sbagliato, di quanto abbia sacrificato per un uomo che in cambio non le ha dato che sofferenze e bugie. Isabel scopre quanto l’amore, quello stesso sentimento che aveva evitato con cura e corteggiato con curiosità a fasi alterne, possa attutire i sensi e la ragione fino a perdere di vista la propria identità, il proprio percorso, il proprio posto nel mondo.

      Nel frammento che vi propongo oggi, Isabel è un’eroina spezzata, confusa, spaventata. Ha scoperto che l’uomo che ha scelto di sposare non è la persona che sperava, ma un estraneo dal passato torbido, che non può offrirle altro che un futuro di ipocrisie e disprezzo in una gabbia dorata, una casa di specchi. La situazione tra i due esplode quando Isabel si strugge per raggiungere suo cugino Ralph, le cui condizioni di salute non lasciano più adito a speranze: il marito glielo vieta tassativamente, ma Isabel decide di partire lo stesso, essendosi resa conto di essere innamorata di Ralph, che a sua volta l’ha sempre amata. Sul letto di morte, Ralph le insegna a vivere con se stessa e con i suoi errori, a perdonarsi, ad avere ancora fiducia in quell’amore che è l’unica cosa che resta, l’unica cosa in grado di cancellare odio e dolore.

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      Isabel Archer mi fa sperare. Sì, mi fa sperare in una sorta di redenzione collettiva, un’amnistia generale, un’indulgenza universale che cancelli tutti gli errori, una sorta di rieducazione per quella diabolica tendenza a continuare a commetterne, un barlume di speranza nelle terze, nelle quarte, nelle quinte possibilità, senza cedere alle facili tentazioni del cinismo e del disincanto.

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      – Oh, sì, sono stata punita – singhiozzò Isabel.

      Egli rimase un poco in ascolto, e poi continuò:

      – Ha preso molto male la vostra venuta?

      – Mi ha reso la cosa molto dura. Ma non m’importa.

      – È tutto finito tra voi?

      – Oh no; non credo sia finito tutto.

      – Tornerete da lui? – ansimò Ralph.

      – Non lo so…non posso dirlo. Rimarrò qui più che potrò. Non voglio pensare…non ce n’è bisogno. Non m’importa d’altro che di voi, e ciò mi basta, per adesso. Durerà ancora un poco. Qui, in ginocchio, con voi morente tra le mie braccia, sono più felice di quanto non fossi da gran tempo. E voglio che siate felice anche voi…che non pensiate a niente di triste; che sentiate solo che vi sono vicina, che vi amo. Perché dovrebbe esserci il dolore? In ore come queste che cosa abbiamo a che fare con il dolore? Non è il dolore la cosa più profonda; c’è qualcosa di più profondo ancora.

      Ralph evidentemente trovava di momento in momento sempre più difficoltà a parlare; doveva aspettare più a lungo per riprendersi. Dapprima parve non rispondere a queste ultime parole; lasciò passare molto tempo. Poi mormorò soltanto:

      – Dovete restare qui.

      – Vorrei restare…finché sembrerà giusto.

      (….)

      – Passa, dopo tutto; sta passando, ora. Ma l’amore rimane. Non so perché dobbiamo soffrire tanto. Forse lo scoprirò. Vi sono molte cose nella vita E voi siete molto giovane.

      – Mi sento molto vecchia – disse Isabel.

      – Tornerete ad essere giovane. È così che vi vedo io. Io non credo…non credo…. – ma si fermò di nuovo; le forze gli mancavano.

      Ella lo pregò di stare calmo, ora.

      – Non abbiamo bisogno di parlare, per capirci – ella disse.

      – Non credo che un errore generoso come il vostro possa farvi del male troppo a lungo.

      – Oh, Ralph, sono molto felice ora – ella proruppe tra le lacrime.

      – E ricordatevi questo – egli disse ancora – che se siete stata odiata, siete anche stata amata.

      (Trad. a cura di Pina Sergi Ragionieri, Biblioteca Economica Newton)

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      Soundtrack: Comes love, Billie Holiday

      Posted in Frammenti di un discorso amoroso | 4 Comments | Tagged Biblioteca Economica Newton, Billie Holiday, eroine letterarie, Frammenti di un discorso amoroso, gilbert osmond, Henry James, In the mood for love, Isabel Archer, Pina Sergi Ragionieri
    • #libriinvaligia5: per un pugno di classici

      Posted at 11:50 am08 by ophelinhap, on August 6, 2015

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      Finalmente anche il conto alla rovescia per le mie vacanze si è attivato, quindi, dopo due settimane trascorse a preparare pacchi e valigie per un trasloco… mi rimetto a preparare le valigie per tornare in Italia, affrontando il dilemma di ogni anno: quali libri portare con me, oltre al mio amatissimo Kindle?

      Come l’anno scorso, colgo la palla al balzo e vi suggerisco un pugno di classici da scoprire/riscoprire durante le vacanze. Che siate al mare, in viaggio, in montagna, in città o in ufficio (sigh!), buone letture!

      1) Il buio oltre la siepe, Harper Lee

      Di Harper Lee si è parlato tanto, tantissimo negli ultimi mesi, causa la riscoperta e la pubblicazione del suo inedito Go set a watchman. Io l’ho letto, ne ho parlato qui, e approfitto dell’occasione per sottolineare ancora una volta che – a prescindere da operazioni pubblicitarie più o meno infelici – GSAW non è Il buio oltre la siepe. Quindi, se aspettate l’edizione italiana per leggere un prequel/sequel dell’amatissimo classico, resterete estremamente delusi: sono due romanzi diversissimi, che affrontano tematiche più o meno simili da due prospettive estremamente diverse.

      Ergo, approfittate dell’estate per scoprire/riscoprire la Maycomb dell’adorabile Scout Finch, maschiaccio perennemente scalzo e in salopette che odia vestitini e scarpe di vernice, suo fratello Jem e l’inseparabile amico Dill (controparte romanzata di Truman Capote, amico d’infanzia della Lee). I tre si trovano a crescere in un momento storico pieno di cambiamenti per la società americana degli stati del Sud, con la fortuna di avere una vera e propria bussola morale: il mitico papà Atticus, che ha il vizio di giocare con l’orologio da taschino e l’inestimabile pregio di fare sempre ciò che ritiene giusto, a scapito delle conseguenze.

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      Feltrinelli editore, trad. a cura di Amalia D’Agostino Schanzer

      2) Effie Briest, Theodor Fontane

      Ho letto questo romanzo molto recentemente, incuriosita da un tweet di Oxford World’s Classics che lo definiva la controparte teutonica di Anna Karenina, il mio romanzo preferito, per me vera e propria Bibbia della letteratura di tutti i tempi.

      Se nella prima metà del romanzo ho rischiato di cadere vittima della lentezza delle narrazione, nella seconda ho ceduto alla malia dell’innocenza e del candore con cui viene raccontata la storia di Effie, fanciulla diciassettenne data in sposa in quattro e quattr’otto a un ex pretendente di sua madre che ha più del doppio dei suoi anni. L’unica colpa di Effie è quella di essere sostanzialmente una bambina, che non si conosce, non conosce il suo posto nel mondo, e in mezzo alla sua tranquilla confusione cade preda delle avances del maggiore Crampas. Ovviamente, Effie è destinata a non vedere più la figlia Annuccia e a morire di tubercolosi lontano da lei e dal marito, il rigido barone Von Instetten, che vorrebbe perdonarla, ma attribuisce all’onore e alle apparenze un ruolo molto più importante di quello giocato dall’amore.

      Se Thomas Mann avesse dovuto scegliere solo sei libri, Effie Briest di Fontane sarebbe stato uno di quelli. Fidatevi del buon vecchio Thomas, e lasciatevi conquistare dalla sua apparente semplicità e dal candore di tempi andati: caratteristiche che, più o meno inconsapevolmente, sono tra quelle che cerco in un buon classico.

      Oscar Mondadori, trad. a cura di S. Bortoli

      Oscar Mondadori, trad. a cura di S. Bortoli

      3) Ritratto di signora, Henry James

      Isabel Archer è una delle eroine più belle e sfortunate della storia della letteratura. Affascinante, indipendente, intelligente, si ritrova ad ereditare un’ingente fortuna, e a compiere uno sbaglio di proporzioni colossali in ambito sentimentale, sposando un inquietante omuncolo interessato solo ai suoi soldi, l’insopportabile, pomposo Gilbert Osmond. La vera tragedia di Isabel è essere stata amata tanto, da tanti, e non essere mai riuscita a capire le persone, e a leggere davvero nel suo cuore.

      È uno dei miei libri preferiti, che rileggo volentieri a cadenza irregolare. Da affiancare all’omonimo film di Jane Campion, con una splendida Nicole Kidman e un cast di tutto rispetto, che include John Malkovich e Viggo Morgensen.

      Edizioni BUR, trad. a cura di B. Boffito Serra

      Edizioni BUR, trad. a cura di B. Boffito Serra

      4) L’età dell’innocenza, Edith Wharton

      Con L’età dell’innocenza, il suo dodicesimo romanzo, la Wharton diventa la prima donna ad essere insignita del premio Pulitzer (1921). Basta leggere L’età dell’innocenza per rendersi conto che il suo successo è più che meritato: la penna della Wharton attacca senza pietà l’ipocrita alta borghesia newyorchese della fine del XIX secolo, svelandone il volto nascosto da una maschera dorata.

      In questo contesto, Newland Archer, avvocato di belle speranze, si trova costretto a sposare May, scialba ma di buona famiglia, pur essendo perdutamente innamorato della cugina, la misteriosa e perduta contessa Ellen Olenska, colpevole di avere “un passato” (una vita scandalosa in Europa! Il divorzio da un dissoluto conte polacco!). Da affiancare all’omonimo film di Scorsese, che vede Michelle Pfeiffer nei panni della contessa Olenska e Winona Ryder in quelli di May Welland.

      eNewton classici, trad. a cura di P. Negri

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      5. Via dalla pazza folla, Thomas Hardy

      Confessione: ho iniziato a leggere il celeberrimo romanzo di Hardy da pochissimo, dopo aver visto il nuovo adattamento cinematografico con una splendida Carey Mulligan nei panni della protagonista, la bellissima, indipendente e sfortunata (avete notato quanto spesso questi aggettivi vadano insieme nella descrizione delle eroine dei classici?) Bathsheba Everdene. Anche Bathsheba, come Isabel Archer, ha la tendenza a far innamorare di sé un po’ tutti, dal leale fattore Oak al ricco Boldwood, che si rivela uno stalker della peggior specie. Ovviamente, si innamora dell’unico uomo che non la ricambia, il vanesio, sprezzante sergente Francis Troy, che la rende molto, molto infelice.

      Ah, è anche un romanzo pieno di pecore. Ci sono pecore ovunque. Anche molte mucche. Arcadia pura, insomma.

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      Garzanti, traduzione di Piero Jahier e Maj-Lis Rissler Stoneman

      6) Camera con vista, E. M. Forster

      Lucy Honeychurch è un’altra delle mie eroine preferite in assoluto. Di lei, il pastore Beebe dice che, se si arrischiasse a vivere come suona, sarebbe una delle persone più interessanti del mondo. E lo fa: lascia l’insignificante, freddo fidanzato Cecil per una vita di avventure con l’inappropriato, imprevedibile George, conosciuto durante un viaggio in Italia, complice uno scambio di camere.

      Da affiancare alla visione del film di James Ivory, con un’intensa Helena Bonham Carter nei panni della protagonista.

      Newton Compton, trad. a cura di  P. Meneghelli

      Newton Compton, trad. a cura di P. Meneghelli

      Ultimo consiglio libresco: dopo aver tanto parlato di eroine, vi suggerisco la lettura di un libro che ho amato molto (purtroppo non disponibile in traduzione italiana): How To Be A Heroine: Or, what I’ve learned from reading too much, di Samantha Ellis (di cui ho parlato qui).

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      Dalla redazione è tutto: vi auguro delle bellissime vacanze, piene di avventure, di parole, di storie.

      Soundtrack: Summertime, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong

      Posted in Ophelinha legge | 3 Comments | Tagged Anna Karenina, Atticus Finch, Bathsheba Everdene, Bur, Camera con vista, E. M. Forster, Edith Wharton, Effie Briest, Feltrinelli, Garzanti, Go set a Watchman, GSAW, Harper Lee, Henry James, Il buio oltre la siepe, Isabel Archer, Jane Campion, L’età dell’innocenza, Lev Tolstoj, libriinvaligia, Lucy Honeychurch, Movies, Newton Compton, Oscar Mondadori, Oxford World's Classics, Pulitzer, Ritratto di Signora, Scout Finch, Theodor Fontane, Thomas Hardy, Thomas Mann, Truman Capote, un classico è per sempre, Via dalla pazza folla
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