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    • Il Calendario dell’Avvento letterario 2018 #2: Neve, strenne e storie di Natale

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 2, 2018

      Questa casella è scritta e aperta da Mara di Ipsa legit

       

      Dicembre è appena cominciato, ma il profumo del Natale è già nell’aria, soprattutto in questa piccola cittadina di montagna dove mi sono trasferita l’anno scorso per lavorare come insegnante. Il profumo del Natale è fatto dell’odore inconfondibile dell’aria che aspetta la neve, l’aroma della cioccolata calda, il sentore dei focolari accesi oltre le finestre chiuse delle case, la fragranza del plaid in tartan appena lavato e stirato e steso sul divano, in attesa della sera. 

      Il profumo del Natale è anche quello della carta delle pagine di un libro; a maggior ragione se il libro è una raccolta di racconti seasonal, come si dice in inglese: una collezione di storie di epoche, lingue e mondi diversi che narrano o celebrano la festività, esplorandone i significati antropologici e psicologici, storici e letterari. Non è un caso se, in questo periodo, gli scaffali delle librerie ce ne offrono una scelta amplissima, e ogni anno io non posso esimermi dal leggere questa o quella raccolta, di antica o nuova pubblicazione, firmata da uno solo o da tanti autori, di era vittoriana o contemporanea, condita di ironia o di mistero, per bambini o per i lettori di tutte le età. 

      Lo scorso anno, però, è stato speciale. Nel 2017, infatti, è uscita in libreria la “mia” personale raccolta di racconti natalizi, che Edizioni Croce mi ha invitata a scegliere, a compilare, a tradurre (con la collaborazione di altri due valenti traduttori) e soprattutto a introdurre, regalandomi così la possibilità di mettere su carta tutto ciò che il Natale letterario ha significato e significa per me.

      Questa raccolta si chiama Neve, strenne e storie di Natale e vi si possono trovare delle vere e proprie gemme di narrativa natalizia, alcune delle quali inedite in italiano e scovate dopo lunghissime ricerche fra gli archivi.

      Thurlow e il racconto di Natale di John K. Bangs è una storia di fantasmi, scritta con sapienza, avvincente e con un colpo di scena davvero ben riuscito. Pat Hobby e il suo desiderio di Natale di Francis Scott Fitzgerald è una testimonianza in prima persona della classica Hollywood, nella quale il grande scrittore americano tentò più di una volta di trovare il successo. L’ideale infranto di Maria Messina è un delizioso racconto della provincia italiana, nel quale si mescolano nostalgia, realismo e buon senso. Jesusa di Emilia Pardo Bazán è denso della religiosità misteriosa del Natale. Tilly di Louisa May Alcott smuove la forza dei nostri ricordi infantili. Neanche per idea di Anthony Trollope è il tipico racconto vittoriano, impreziosito da una morale che non passa mai di moda. College Santa Claus di Ralph Henry Barbour è forse “il” racconto di Natale per eccellenza, colmo del senso di condivisione e di amicizia che ogni Natale dovrebbe portare con sé. Il mio primo Natale felice di Mary Elizabeth Braddon è un altro racconto vittoriano, che da buon rappresentante della sua epoca ci regala cascate di luce, di cibo e di allegria (con velati riferimenti, tuttavia, al dark side della scrittura del tempo, di cui Braddon fu un’eccelsa portavoce). Il sarto di Gloucester di Beatrix Potter è una perla potteriana, che non tradisce le attese. Infine, Discesa dalle nuvole di Grazia Deledda ci regala un bellissimo quadretto di vita femminile italiana, in preparazione delle feste e dell’inevitabile carico di meditazioni che risvegliano dentro di noi.

      Per scrivere la mia introduzione, Sotto lo stesso albero. Racconti natalizi fra tradizione popolare, idealità e iconografia, mi sono immersa in un mondo caldo e sfavillante, ma anche profumato di cibo e tradizione, scoprendo aneddoti e storie che non conoscevo, e che spero contribuiranno a rendere il vostro prossimo Natale ancora più speciale. In questo libro troverete racconti di famiglie, di ragazzi, di giochi nella neve, di amicizia, di feste più o meno riuscite, di carità, di ricordi e di malinconia. Queste pagine dense di sentimento e di riflessione, se lo vorrete, potranno incamminarsi con voi verso il Natale oppure farvi compagnia proprio durante le feste, nella quiete di un salotto illuminato da un camino acceso e nell’eco delle carole; una nota di particolare bellezza è la quarta di copertina del volumetto, che si trasforma, nella magia di un attimo, in un biglietto d’auguri colmo di sorrisi.

       Buon Avvento e Buon Natale a tutti voi! 

       

       SCHEDA DEL LIBRO

       Neve, strenne e storie di Natale

       A cura di Mara Barbuni

       Traduzioni di S. Asaro, M. Barbuni, V. Visaggio

       Edizioni Croce, Roma 2017

       Prezzo: 16€

      Posted in Il Calendario dell'Avvento Letterario, Uncategorized | 0 Comments | Tagged Anthony Trollope, Beatrix Potter, Edizioni Croce, Emilia Pardo Bazán, Francis Scott Fitzgerald, Grazia Deledda, Ipsa legit, John K. Bangs, Louisa May Alcott, Mara Barbuni, Maria Messina, Neve strenne e storie di Natale
    • Il Calendario dell’Avvento letterario #7: gli universi natalizi di Elizabeth Gaskell

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 7, 2017

      rosso intenso 2

      Questa casella è scritta e aperta da Mara di Ipsa legit

      Elizabeth_Gaskell

      Elizabeth Gaskell (1810-1865), la cui opera è sempre più apprezzata anche in Italia grazie alle recenti prime traduzioni dei romanzi e ai lavori di studio e di curatela, oltre che un’eccellente letterata fu senza dubbio una vera e propria donna vittoriana, moglie e madre devota, sensibile ai conflitti etici della sua epoca e affezionatissima all’idea della casa[1] come contenitore poliforme di rifugio, nostalgia, speranze, gioia, paura e desideri.

      La costante e infaticabile interrelazione con i suoi luoghi e con il suo tempo, che è un aspetto identitario fortissimo della sua produzione narrativa (si vedano, per esempio, la biografia di Charlotte Brontë e gli ultimi due romanzi lunghi della sua carriera, Gli innamorati di Sylvia e Mogli e figlie), assume anche la forma della descrizione di molteplici universi natalizi, che vorrei tentare di analizzare in questo post, ricordando, come premessa, che all’età vittoriana risale l’origine dei festeggiamenti del Natale come li intendiamo oggigiorno. Propongo due soli flash a sostegno di questa affermazione: l’albero di Natale (il primo in Inghilterra) allestito e decorato nel salotto della regina Vittoria grazie all’idea del marito; e la pubblicazione di A Christmas Carol di Charles Dickens, che da allora è definito “The Man Who Invented Christmas”[2] (l’uomo che inventò il Natale).

      Se scorriamo l’interezza dell’opera gaskelliana, scopriamo che il Natale assume innanzitutto un aspetto squisitamente climatico. Ad esempio, nel primo romanzo pubblicato della scrittrice, Mary Barton, si legge che «la luce chiara delle sei contrastava in modo bizzarro con il freddo natalizio, e il vento feroce si insinuava dentro ogni interstizio»[3].

      In Cranford, la raccolta di bozzetti che Gaskell scrisse in memoria del villaggio dove trascorse la propria infanzia e prima giovinezza (Knutsford, nel Cheshire), per celebrare la piccola società di donne d’età avanzata che riesce a sopravvivere nonostante tutto, con ironia e un forte senso morale, si cita proprio Il canto di Natale di Dickens, che Miss Matty lascia appoggiato sopra un tavolo. L’ironia di questo episodio è sottile eppure deliziosa: uno dei personaggi di Cranford muore nei primi capitoli perché investito da un treno mentre è distratto dalla lettura del Circolo Pickwick – Dickens, che all’epoca era l’editore di Gaskell (l’opera fu pubblicata a puntate sulla rivista da lui diretta, Household Words), chiese di modificare il titolo del libro letto dal personaggio, ma in fase di ripubblicazione di Cranford in volume, l’autrice ristabilì il titolo originale.

      Considerata la grande importanza assegnata da Gaskell al valore della domesticità, è naturale che la nostra attenzione di lettori si concentri sulla presenza del focolare, che in molte stanze delle storie gaskelliane ha la funzione di magnetizzare intorno a sé i personaggi, i loro corpi e le loro meditazioni. Un fuoco natalizio è il catalizzatore dei pensieri del reverendo Benson in Ruth, che riflette sull’assennatezza delle proprie decisioni trascorrendo la serata davanti a un «Christmas fire» in compagnia della sorella Jemima.

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      Gli innamorati di Sylvia, come accennavo sopra, è tra le opere gaskelliane il libro che maggiormente si configura come un dettagliatissimo ritratto storico, sociale e culturale: la presenza di personaggi quaccheri, inoltre, ci rivela come questa professione religiosa non rispettasse l’usanza della celebrazione natalizia. Gli anziani fratelli Forster, che possiedono l’emporio di Monkshaven e appartengono alla comunità quacchera della città, «non avrebbero mai e poi mai esposto alcuna decorazione natalizia e tenevano scrupolosamente aperto il negozio in quel giorno di festa». In questo romanzo, in cui si descrive una colorata festa di capodanno, il Natale assume piuttosto il valore di una delle tante scadenze dell’anno contadino: scrive Gaskell che «le brave massaie preparavano il loro pezzo di manzo per Natale, lasciandolo a macerare in salamoia, prima che fosse passato San Martino». Il Natale segna anche il limite temporale della malattia della signora Robson, la madre della protagonista: un episodio che ingenera importanti conseguenze per l’evoluzione dei sentimenti di Sylvia.

      Il Natale è citato in Mogli e figlie come periodo dell’anno in cui l’aristocratica Lady Cumnor gradirebbe si celebrassero le nozze tra la sua governante di un tempo, Mrs. Kirkpatrick, e il dottor Gibson: e la ragione che adduce per questa preferenza è che i propri nipotini, in quella settimana, si ritrovano a casa per le vacanze scolastiche. Di maggiore importanza per lo sviluppo della trama è il Natale in La casa nella brughiera, perché in occasione della festività torna a casa da Parigi Erminia, un personaggio che avrà forti ripercussioni sull’esistenza della protagonista Maggie.

      In Mr. Harrison’s Confessions, che si mostra come una sorta di “anticipazione” dei temi di Cranford, assistiamo a una piccola festa di Natale organizzata da Miss Tomkinson il giorno 23 dicembre alle cinque, per il tè. Per l’occasione, la non più giovane Mrs. Rose si diletta in inediti preparativi che ci riempiono di sorrisi. Il salotto della padrona di casa si presenta poi così ai suoi ospiti: «Le sedie, le tende e i divani di Miss Tomkinson furono liberati dalle loro coperture; e un enorme vaso pieno di fiori artificiali fu posizionato al centro della tavola – cosa che, mi confidò Miss Caroline, era stata tutta opera sua, perché lei adorava vedere nella vita il bello e l’artistico. Dritta come un granatiere, Miss Tomkinson stava vicina alla porta per accogliere i suoi amici, e stringeva loro le mani con calore mentre questi facevano il loro ingresso; diceva che era veramente contenta di vederli. E lo era sul serio». La festività è così importante in questo graziosissimo romanzo breve da segnare anche la sua conclusione.

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      La scrittura gaskelliana, come sappiamo, si discosta difficilmente dalla trattazione della realtà, per quanto fredda e cruda essa possa apparire; il racconto “Lizzie Leigh”, infatti, si apre sulla descrizione di un lutto nel periodo natalizio, e così recita: «Quando la Morte si presenta in famiglia il giorno di Natale, il contrasto tra la giornata con il ricordo di ciò che è stata in passato aggiunge strazio alla sofferenza – alla desolazione, un tremendo senso di abbandono. James Leigh morì proprio mentre le campane distanti della chiesa di Rochdale chiamavano alla funzione del mattino, il giorno di Natale del 1836».

      My Lady Ludlow ci fornisce invece interessanti dettagli sul cibo legato alla festività natalizia, citando una cena a base di roast beef, le «mince-pies» e il «plum-porridge», mentre il Natale è menzionato in Delitto di una notte buia come appuntamento immancabile di riunione familiare, così come avviene, con sublime delicatezza, in Mia cugina Phillis: è in quella occasione che Paul, il narratore, si ritrova a cospetto del cambiamento intervenuto sull’espressione e sul corpo di Phillis a causa delle sue pene d’amore.

      Un racconto che porta la traccia della festa già nel titolo è “Christmas Storms and Sunshine”, nel quale si narra di una vigilia battuta da un aspro vento dell’est, sotto un cielo color dell’inchiostro, e che si chiude con un messaggio di tolleranza di valore universale: «Se hai avuto un litigio, o un’incomprensione […] con un’altra persona, fate la pace prima di Natale; così sarete tanto più felici!»

      Un’ultima annotazione non può che provenire dal ricchissimo epistolario di Elizabeth Gaskell, così denso di sentimenti, di amicizie e di pensieri rivolti alle figlie, spesso lontane da casa. Il giorno della vigilia del 1852, l’autrice scrisse alla primogenita: «Mia carissima Marianne, un buon Natale a te, e che ne vengano tanti, mia cara. Vorrei che fossi a casa, anche se qui sarà tutto molto tranquillo. Non verrà nessuno e noi non andremo da nessuna parte se non alla Cappella. Flossy e Julia ti mandano tanto tanto tanto affetto». Interessante e curiosa dal punto di vista della carriera letteraria è invece la lettera spedita tra la vigilia e il Natale del 1854 alla carissima amica Tottie Fox, alla quale Gaskell scrisse: «Nel complesso tutto sembra molto triste, questo Natale. Sono quasi ammattita a furia di lavorare su quella dannatissima storia… che vada in malora! Sono arcistufa di scrivere […] per me è stato un peso tale che ho avuto uno dei mal di testa più invalidanti della mia vita».

      A quale storia faceva riferimento la nostra Elizabeth? Nientemeno che al suo romanzo più conosciuto e forse più amato, l’ormai celebre Nord e Sud.

      [1] Si veda, in proposito, il mio saggio Elizabeth Gaskell e la casa vittoriana (flower-ed 2016).

      [2] Del 30 novembre è l’uscita nelle sale cinematografiche di un film che porta esattamente questo titolo, in cui l’attore britannico Dan Stevens interpreta Dickens.

      [3] Qui e in seguito, le traduzioni dall’inglese sono di chi scrive.

      Posted in Letteratura e dintorni | 0 Comments | Tagged #AvventoLetterario, A Christmas Carol, Dickens, Elizabeth Gaskell, Elizabeth Gaskell e la casa vittoriana, flower-ed, Gli innamorati di Sylvia, Il Calendario dell'Avvento Letterario, Ipsa legit, Mara Barbuni, Mogli e figlie, Mr. Harrison’s Confessions, Nord e Sud, Un Canto di Natale
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