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  • Tag: Guido Gozzano

    • What we talk about when we talk about poetry

      Posted at 11:50 am06 by ophelinhap, on June 12, 2015

      neruda

      Vedere il Cielo d’estate è Poesia

      Anche se in nessun libro puoi trovarlo

      Le poesie vere fuggono

      scriveva Emily Dickinson, illustrando meravigliosamente la natura schiva della poesia, che elude chi non la cerca senza pregiudizi, col cuore e la mente aperta, l’anima nuda, gli occhi chiusi. Leggere una poesia significa abbandonarsi con fiducia a un flusso di parole che custodiscono significati nascosti, a immagini magiche, mitiche, nelle quali quasi tutto è un’altra cosa.

      Non per niente, Federico García Lorca scriveva che la poesia non cerca adepti, ma amanti.

      Come con ogni amante che si rispetti, il mio rapporto con la poesia non è mai stato semplice, né uguale a se stesso: ma l’intensità non è mai variata. Forse per questo sentire che così tanti lettori evitano la poesia come la peste bubbonica, spesso in base a cattive esperienze in età scolastica, mi rattrista enormemente. Nel tempo ho raccolto un po’ di pregiudizi tra i più comuni, che mi piacerebbe provare ad analizzare, e, ove possibile, a sfatare. Pronti? Via.

      1. La poesia è snob ed elitaria

      La poesia è accessibile a tutti, perché soddisfa un tipo di sete che altre forme di letteratura, o di arte in senso lato, non riescono ad estinguere. Tocca corde sensibili, sazia quel bisogno di conferme, quel sentirsi parte di qualcosa, un uno universale, ma non unico, bensì multiforme, poliedrico, dai molti splendori e sfaccettature. La poesia abbraccia un concetto di umanità secondo il quale nessun uomo è un’isola, e quando suona la campana suona per tutti, e un pezzo di questo unicum muore, per dirla con John Donne – visto che grande fetta del nostro immaginario collettivo, dei nostri modi di dire deriva dalla poesia e non dalla prosa? Un’ulteriore riprova del fatto che Calliope, Erato ed Euterpe  – muse della poesia epica, della poesia amorosa e della poesia lirica- non sono poi così distanti dai comuni mortali.

      La poesia aiuta a non sentirsi soli, a rendersi conto che qualcuno è già stato lì prima di noi, ha vissuto le stesse cose, si è sentito nello stesso modo. Stati d’animo ed esperienze non sono isolate, ma parte armonica di una trama che contribuisce a rendere il particolare universale.

      2. La poesia non vende

      Probabilmente è anche vero, ma non è un motivo per smettere di pubblicarla, no?

      Se acquistassimo tutti le stesse cose, leggessimo esattamente gli stessi libri (ah, le mode) e iniziassimo a pensarla allo stesso modo, su tutto, il mondo sarebbe un posto infinitamente meno interessante.

      3.La poesia è inutile

      Ne siete ancora convinti? Andate e rileggere il punto 1) e un vecchio post sull’utilità della poesia.

      La mia personalissima esperienza è che la poesia ha una funzione consolatoria, alla quale non sempre la prosa riesce ad assurgere. Nel periodo un po’ complicato che sto vivendo, che giustifica la mia latitanza dal blog e dai social media, mi rifugio spesso e volentieri tra i versi, e mi fa un gran bene

      4. La poesia è difficile

      Può esserlo anche la prosa. E, comunque, spesso le cose più belle sono le più difficili.

      Oltre la metrica, oltre lo stile, oltre le infrastrutture, oltre il suo “abito” più o meno pesante, più o meno intricato, la poesia si presenta nuda, semplice, schietta agli occhi del lettore, offrendogli verità individuali e universali.

      4. La poesia è per depressi

      Surreale ma vero, me lo sono sentito ripetere più e più volte. Rieccheggia nelle mie orecchie quel giocherellone di Gozzano ne La Signorina Felicita, ovvero la Felicità:

      Oh! questa vita sterile, di sogno!

      Meglio la vita ruvida concreta

      del buon mercante inteso alla moneta,

      meglio andare sferzati dal bisogno,

      ma vivere di vita! Io mi vergogno,

      sì, mi vergogno d’essere un poeta!

      E penso ai versi pieni di vita e di passione di Pablo Neruda, alle linee di luna e ai sentieri di mela, alla notte azzurra di Cuba e ai rampicanti di stelle tra i capelli.

      E mi vengono in mente alcune poesie di ee cummings, i suoi versi giocosi, i suoi elefanti, uccelli e alberi, le sue metafore ardite, la sua celebrazione della vita e di quel sì che è la chiave di un mondo di parole arricciate. E i gatti e i libri sempre aperti a metà di Wislawa Szymborska, i ragazzi che si amano di Jacques Prévert, la speranza piumata e i poeti che accendono lampade di Emily Dickinson.

      E resto in ammirata soggezione davanti all’incanto e alla meraviglia della poesia, antica come il mondo e sempre nuova, piena di significati cangiati, sempre diversi, che si adattano alla sensibilità e ai bisogni del lettore.

      E ammiro sempre di più il coraggio spavaldo dei poeti, le loro timide rivoluzioni.

      C’è bisogno di poesia, e c’è bisogno di silenzio.

      C’è bisogno di lentezza, e di tempo.

      C’è bisogno di aria, di luce naturale, di ricordarsi di respirare.

      C’è bisogno di un posto da chiamare proprio.

      Fortuna che c’è Wendell Berry coi suoi versi a ricordarcelo (potete leggere il testo originale qui).

      Come essere un poeta

      (un promemoria)

      Trova un posto dove sederti.

      Siediti. Osserva il silenzio.

      Affidati con fiducia

      agli affetti, alle letture, alle conoscenze

      alle capacità – più di quelle che possiedi –

      all’ispirazione, al lavoro, alla maturità, alla pazienza,

      perché la pazienza unisce tempo

      ed eternità. Metti in dubbio il giudizio

      dei lettori che amano le tue poesie.

       

      Respira incondizionatamente

      l’aria non condizionata.

      Evita l’elettricità.

      prenditi tempo per comunicare. Vivi

      una vita a tre dimensioni;

      rifuggi dagli schermi.

      Sta’ lontano da tutto quello

      che oscura il posto dove si trova.

      Non ci sono luoghi profani;

      ci sono solo luoghi sacri

      e luoghi sconsacrati.

      Accetta quello che arriva dal silenzio.

      Cerca di trarne il meglio.

      Di quelle semplici parole che provengono

      dal silenzio, come preghiere

      restituite a chi prega,

      fanne una poesia che non disturbi

      il silenzio da cui è arrivata.

      wbb

      Soundtrack: Pour toi mon amour, Thomas Fersen (dall’omonima poesia di Jacques Prévert)

      Posted in Frammenti di poesia | 7 Comments | Tagged Edward Estlin Cummings, ee cummings, Emily Dickinson, Federico García Lorca, Guido Gozzano, Jacques Prévert, Pablo Neruda, poesia, Poetry, Wendell Berry, Wislawa Szymborska
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