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  • Tag: Elizabeth Jane Howard

    • Il Calendario dell’Avvento Letterario #11: Natale con i Cazalet

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 11, 2016

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      Questa casella è scritta e aperta da Laura di Il tè tostato

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      E poi arriva il Natale, con l’aria fredda che sembra più pulita, le luci che scintillano perché a dicembre comunque non si rinuncia alla brillantezza, le case che si scaldano, gli alberi colorati che illuminano le finestre, dietro ai vetri un po’ appannati, dove inizia a salire il profumo di cannella e musica di slitte. A Natale più che mai le abitudini sembrano avere un senso e si elevano fino a diventare tradizioni, e i desideri sono quelli del cuore, e ogni famiglia ha tradizioni e desideri suoi. Anche quelle letterarie.

      Elizabeth Jane Howard costruisce la storia dei Cazalet attraverso il secolo breve, raccontando la vita personale della famiglia e insieme quelle del mondo che attraversa il novecento. In Italia sono usciti tre volumi dell’opera ( Gli anni della leggerezza, Il tempo dell’attesa, Confusione) ambientati rispettivamente nel 1937, nel 1939 e nel 1942, e ogni anno, che la guerra stia per arrivare o sia già protagonista, il Natale torna a riempire i pensieri dei personaggi come quelli di tutti noi.

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      A casa dei Cazalet le tradizioni ruotano intorno alla Duchessa e al Generale, i capostipiti della famiglia, che aprono la loro casa, Home Place, a figli, nuore e i nipoti per le vacanze; tuttavia, nel secondo volume, quando l’Europa è a ferro e fuoco, anche il Natale non non è più lo stesso, e si sa che le cose belle a Natale sono magiche, ma quelle brutte diventano drammatiche.

      E la guerra fu la protagonista di qualcuno di quei Natali:

      “Il pensiero del Natale le diede un senso di disagio, di tristezza. Lo aveva trascorso come tutti gli anni a Home Place e, sebbene ognuno facesse del suo meglio perché sembrasse un Natale come gli altri, non lo era stato, ed era difficile dire cosa ci fosse di diverso, almeno in ciò che contava veramente. Ognuno aveva appeso la calza, ma dentro non erano stati messi i mandarini e Lydia aveva pianto credendo che si fossero scordati della sua. Niente mandarini, niente arance, niente limoni, perciò non ci furono le tortine alla crema di limone che la Duchessa faceva sempre il giorno di Santo Stefano: piccole cose che però messe insieme facevano la differenza. La casa poi sembrava più fredda, l’acqua calda scarseggiava perché la caldaia consumava troppo carbone, e la Duchessa aveva messo lampadine a più basso voltaggio per migliorare l’oscuramento, disse, e risparmiare energia elettrica. Peggy e Bertha, le cameriere, si erano arruolate nella WAAF e Billy era andato a lavorare in fabbrica. Il giardino era diverso: non c’erano più le aiuole di fiori, McAlpine adesso ci coltivava le verdure.”

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      Perdere le piccole certezze delle tradizioni espone a grande tristezza, forse addirittura a smarrimento, finché, sul finire del secondo volume, i Cazalet ci regalano ciò che ogni anno dovremmo desiderare, tutti, perché c’è sempre qualcuno che non si bea delle lucine e non sente il profumo di cannella, qualcuno che potremmo amare:

      “Poi si bloccò. Tentò una lista delle cose che le sarebbero piaciute per Natale, ma erano tutte irreperibili; le cose che desiderava accadessero nell’anno a venire: «Che la guerra finisca». C’erano poche speranze: stava invece diventando una guerra sempre più grande, che presto avrebbe coinvolto anche la Cina, l’India, l’Africa, come un’epidemia. Forse le persone che avrebbe potuto amare e che avrebbero potuto amarla stavano morendo in quell’istante. Ogni cosa che le veniva in mente, ogni lista che avrebbe potuto fare, riportavano tutte a quel desiderio. È solo questo che voglio, pensò con tristezza. Non voglio nient’altro.”

      E così con i Cazalet, in questo calendario dell’avvento, aspettando la notte più bella dell’anno, forse per la prima volta profondamente desidero che sia per tutti un Natale di pace.

      Laura

      The Cazalets

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      Posted in Letteratura e dintorni | 0 Comments | Tagged #AvventoLetterario, Cazalet, Elizabeth Jane Howard, Il Calendario dell'Avvento Letterario, Il tè tostato, Letteratura inglese
    • La saga dei Cazalet

      Posted at 11:50 am10 by ophelinhap, on October 28, 2016

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      Prima di scrivere questo post, ho preferito finire tutti i capitoli per avere un’idea più completa della saga familiare creata dalla penna (brillante e inglese to the core) di Elizabeth Jane Howard.

      In realtà, devo ammettere che, semplicemente, non sono riuscita a fermarmi. Non mi capitava da tempo (specie perché da mesi sono assorbita da preoccupazioni poco letterarie) di perdermi totalmente in una storia, divisa tra due desideri contrastanti: che il capitolo in lettura finisse presto, per passare al successivo e inseguire le sorti dei miei amati Cazalet, e che i capitoli della saga non finissero mai.

      Ho appena chiuso l’ultimo (All Change, per il momento disponibile solo in inglese – io ho quest’edizione) e non ho potuto fare a meno di versare qualche lacrimuccia, perché so che i Cazalet mi mancheranno, terribilmente. Con loro si chiude un’intera epoca della storia inglese: quella dominata dalla gentry, da uno stile di vita lento, armonico e raffinato, da ville in campagna per le vacanze e appartamenti a Londra per la season e i balli delle debuttanti, dalla – pressoché – totale incapacità di questa classe sociale di guardare al di fuori della sua propria bolla – e delle convinzioni Tory ereditate dai padri e dai nonni – e di rendersi conto dei problemi, delle sfide, della povertà del resto della nazione.

      Perdonatemi: presa dalla foga, sto iniziando dalla fine, il che non ha molto senso. Facciamo quindi un (bel) passo indietro.

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      Quella dei Cazalet è una saga familiare in cinque volumi, pubblicati tra il 1990 e il 2013 (l’anno prima della morte della Howard). Fazi ha avuto l’ottima idea di portare i Cazalet in Italia, pubblicando i primi tre volumi del ciclo nella traduzione di Manuela Francescon: Gli anni della leggerezza (The light years, 1990); Il tempo dell’attesa (Marking time, 1991); Confusione (Confusion, 1993). Seguono altri due volumi, che Fazi pubblicherà prossimamente: Casting off (1995) e All Change (2013).

      Le vicende narrate vanno dal 1937 al 1958: un ventennio che vede le generazioni di Cazalet succedersi, l’avvento di Hitler, un sanguinoso conflitto mondiale, la disfatta dei Tory e l’affermarsi dei labouristi e un’infinità di cambiamenti economici e, soprattutto, sociali che colpiscono in modo particolare i protagonisti, ricchi imprenditori dediti da decenni al commercio di legname raro e pregiato.

      Per evitare che vi perdiate nella trama familiare dei Cazalet, cercherò di presentarvi i personaggi principali:

      –           il Generale e la Duchessa, capostipiti della famiglia, eredi della rigida morale vittoriana, ostinatamente contrari a ogni tipo di cambiamento;

      –           Hugh, Edward, Rupert e Rachel, figli del Generale e della Duchessa, tutti molto diversi tra loro: Edward è affascinante, ama le belle donne, il buon vino, il buon cibo e la caccia; Hugh, rimasto duramente segnato dalla prima guerra mondiale, nel corso della quale ha perso una mano e a causa della quale soffre di feroci mal di testa, ha ereditato dal padre un rigido senso del dovere e un’inflessibile resistenza al cambiamento, attenuati dall’amore per sua moglie Sybil; Rupert, eternamente indeciso, dal temperamento artistico, ha perso la prima moglie Isobel, morta di parto, e si è risposato con la bellissima Zoë, frivola, vanesia e capricciosa, che fatica a mettersi nei panni di matrigna dei figli di Rupert, Clary e Neville; Rachel, tutta compresa dal suo ruolo di unica figlia femmina che deve prendersi cura dei genitori – un po’ di tutti, in realtà – che nasconde accuratamente il suo amore per l’amica Sid;

      –           Villy (la prima moglie di Edward); Diana, l’amante e poi (insopportabile) seconda moglie di Edward; Sybil, la prima moglie di Hugh, morta di cancro; Jemima, la (dolcissima e minuta) seconda moglie di Hugh; Isobel, la prima moglie di Rupert, morta nel dare alla luce Neville; Zoë, la seconda moglie di Rupert; Sid, l’amica, innamorata e poi amante di Rachel;

      –           Louise, Teddy, Lydia e Roly, i figli di Edward e Villy; Polly, Simon e Wills, i figli di Hugh e Sybil; Laura, la figlia di Hugh e Jemima; Clary e Neville, i figli di Rupert e Isobel; Juliet e Georgie, i figli di Rupert e Zoë.

      Vi risparmio i nomi dei Cazalet di quarta generazione (che trovate principalmente nel quinto e ultimo capitolo della saga) perché vi immagino già persi tra figli di primo e secondo letto; accludo però questo comodo albero genealogico, made in Fazi, per facilitarvi la navigazione.

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      Dopo questo (lunghissimo) preambolo, giungiamo al punto: perché leggere (e amare) la saga dei Cazalet? Perché, come spiegavo prima, non si può fare a meno di amarli. Perché la Howard ha una penna magica, capace di far perdere al lettore la cognizione dello spazio e del tempo. Perché offre un affresco storico interessantissimo: la calma prima della tempesta, la vita tranquilla e ordinata prima dello scoppio della guerra, fatta di weekend in campagna, battute di caccia, ricami e acquarelli, piccole e grandi rivalità familiari, amori contrastati, tè del pomeriggio (a proposito, questo libro è una vera e propria miniera di spunti in materia di ricette letterarie); lo scoppio della guerra, la vita con gli uomini al fronte, l’ansia per i propri cari lontani, la paziente disperazione di chi aspetta un padre, un marito disperso, i coupon per il cibo e per i vestiti; crescere durante la guerra, diventare adolescenti e poi donne quando nessuno ha tempo di spiegare la difficile transizione, vivere isolati in campagna, annoiarsi e sognare le mille luci di Londra; innamorarsi per la prima volta, sperimentare sulla pelle (come un taglio profondo, come un’ustione) l’incommensurabile dolore del rifiuto; essere donna in un mondo di uomini, poi di uomini al fronte, in una società che consegna ancora il destino delle ragazze al matrimonio e alla maternità, e trovare il coraggio di inseguire le proprie ambizioni artistiche e letterarie, di sposarsi solo per amore, di divorziare, di seguire il proprio cuore.

      Nel corso dei cinque capitoli ho sviluppato le (inevitabili) simpatie e antipatie per i vari personaggi: se non ho sopportato Edward e Diana, ho amato Polly, Clary, Zoë e Archie, paziente amico di famiglia dell’intero clan (almeno fino all’ultimo libro, quand’è successo qualcosa che ha distrutto un po’ l’immagine di cavaliere senza macchia e senza paura che avevo di lui e l’ha relegato – parzialmente – nella categoria degli #uominichenonsapevanoamare).

      Polly è bellissima, ma non ha una grande considerazione di sé: è afflitta dall’ansia di non avere una vocazione precisa, di non reputarsi particolarmente intelligente o brillante, di non sapere cosa fare della sua vita. Un grande amore non corrisposto – il primo, il più devastante – la allontana da Clary, sua compagna di avventure da sempre, e, se la fa chiudere un po’ in se’, non le fa perdere quella dolcezza e quell’ottimismo che le garantiranno il suo lieto fine, se pur molto diverso da quello che si aspettava.

      Zoë, all’inizio del primo libro della saga, è un personaggio francamente insopportabile: innamorata di se stessa, sgarbata con la madre, petulante col marito Rupert, di cui vuole l’attenzione continua ed esclusiva, insofferente nei confronti di Clary e Neville, ai quali non riesce assolutamente a fare da matrigna. Tuttavia, nel corso della saga, è uno dei personaggi che cresce, cambia e matura di più: attraverso la perdita, il dolore, un grande amore terminato in tragedia, un tradimento dalle conseguenze devastanti, la maternità portata avanti da sola, con Rupert disperso in Francia, Zoë impara l’arte della pazienza, dell’empatia e della comprensione. Smette di guardarsi continuamente allo specchio e inizia invece a guardare (e a vedere) gli altri. Accetta finalmente di essere diventata una Cazalet e si integra perfettamente nel tessuto sociale della famiglia, sviluppando un’inaspettata amicizia con la Duchessa. Cosa più importante di tutte, Zoë impara ad amare; impara anche ad essere umile, a contare solo su se stessa, ad affrontare gli ostacoli, a domare l’arte di perdere. È questo che la rende davvero bella.

      Clary è il mio personaggio preferito in assoluto: è una ragazzina solitaria, che ha perso la madre da piccolissima e poi è costretta ad affrontare anni di angoscia per l’assenza del padre Rupert, disperso in Francia. Non è particolarmente bella, è sempre spettinata, piena di macchie e di cicatrici: ma ha un cuore d’oro, un’anima bella e generosa, un’indole creativa e una fede incrollabile. Aspetta il padre per anni, quando tutti lo credono ormai morto; scrive per anni un diario da consegnargli al suo ritorno e si consola inventando storie fantasiose sulle sue vicissitudini in Francia. Clary non conosce le mezze misure: ama o odia, e si butta a capofitto nelle cose. Si butta a capofitto anche nel primo amore, uscendone ammaccata e depressa; tuttavia, grazie all’aiuto di Archie, che le sta vicino tutta la vita, si rifiuta di farsi sopraffare dal cinismo e si dedica invece al suo primo romanzo. La sua vita non sarà mai perfetta: caotica, disordinata, squattrinata, ma sempre piena d’amore, di generosità e di fiducia nell’altro, anche nei momenti più cupi della sua esistenza.

      I Cazalet mi hanno fatto innamorare, sorridere e piangere insieme a loro, e mi mancano già terribilmente, tanto che il mio fine settimana, tra una zucca e l’altra (sì, adoro Halloween), sarà quasi interamente dedicato alla miniserie che la BBC ha fortunatamente dedicato alla saga familiare (fan di Downton Abbey, c’è anche Hugh Bonneville, nei panni di Hugh Cazalet).

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      Soundtrack: Leaving the table, dall’ultimo (bellissimo) disco del mio amato Leonard Cohen, You Want It Darker)

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      Casting Off: Cazalet Chronicles Book 4 by Jane Howard, Elizabeth (2013) Paperback

      All Change (The Cazalet Chronicle)

      Posted in Uncategorized | 27 Comments | Tagged All Change, Casting off, Cazalet, Confusion, Confusione, Downton Abbey, Elizabeth Jane Howard, Gli anni della leggerezza, Il tempo dell'attesa, Leonard Cohen, Letteratura inglese, Marking time, saghe familiari, The Light Years, You want it darker
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