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  • Tag: Edgar Allan Poe

    • Non c’è Halloween senza burrobirra

      Posted at 11:50 pm10 by ophelinhap, on October 31, 2016

      bbb

      Buon Halloween, gente!

      Qui i festeggiamenti sono iniziati già nel fine settimana – con mia somma gioia, febbre a parte, perché Halloween è uno dei miei momenti preferiti dell’anno, e non è poi tanto lontano da tradizioni e leggende che accompagnano il giorno dei morti in tante regioni diverse – Sud Italia compreso.

      Comunque, ho finalmente approfittato di questa ricorrenza per sperimentare un paio di ricette di burrobirra, il mitico bibitozzo tanto à la page dalle parti di Hogwarts. Dopo varie ricerche, devo dire che la mia ricetta preferita resta quella del blog Food in Literature, che propone interi menù ispirati a Harry Potter, nonché una selezione di free printables – io ad esempio ho utilizzato questi per personalizzare i bicchieroni di carta dove  ho servito la burrobirra.

      Trovate la ricetta originale qui; io ho modificato un paio di cose, perché non sono riuscita a trovare alcuni ingredienti (tipo questo, una sorta di sciroppo al sapore di burro, che comunque non è che mi ispirasse tantissima fiducia). Non ho nemmeno trovato lo sciroppo di butterscotch, ma l’ho sostituito con la Sticky toffee sauce di Marks & Spencer (quindi, in sostanza, uno sciroppo al caramello), che comunque ci sta benissimo.

      Il procedimento è facile – a prova di una persona impaziente e impedita come me – e il risultato è sorprendentemente simile a quello della burrobirra che ho assaggiato a febbraio agli studios della Warner Bros a Londra. Inutile dire che, essendo un concentrato di zuccheri, se ne può bere al massimo una tazzina (ma piccola, eh).

      Burrobirra di Harry Potter (a prova di impedite)

      Dosi per sei persone

      Per la cream soda:

      –           2 tazze di zucchero bianco

      –           1 tazza di acqua

      –           mezzo cucchiaino di cremor tartaro

      –           1 cucchiaino di estratto di vaniglia

      Per la burrobirra:

      –           ¾ di una tazza di cream soda

      –           ¾ di una tazza di sciroppo di caramello/butterscotch

      –           acqua frizzante a piacimento

      –           panna montata e sciroppo per decorare

      Preparate prima la cream soda: versate l’acqua e lo zucchero in un pentolino, mescolando in continuazione. Aggiungete poi il cremor tartaro e la vaniglia. Quando il composto inizia ad addensarsi e ad acquisire una consistenza sciropposa, spegnete e lasciate a riposare per un’ora.

      Versate in una tazza (o bicchiere) due cucchiaini di cream soda, due cucchiaini di sciroppo di caramello e acqua frizzante a volontà. Mescolate e decorate con panna montata e caramello e voilà, la vostra burrobirra è pronta. Facile, no?

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      Volete realizzare una versione alcolica della burrobirra? Provate questa ricetta, a base di ale (una birra ad alta fermentazione molto diffusa nella perfida Albione).

      Volete sperimentare qualche altro cocktail letterario? Qui trovate un mio post dell’anno scorso con un sacco di proposte, dall’Huckeberry sin all’Infinite zest.

      Siete già in modalità natalizia? Provate allora l’eggnog di Edgar Allan Poe.

      Insomma, da queste parti si legge tanto, ma si festeggia (e si pasteggia) appena se ne presenta l’occasione. Happy Halloween!

      halloween

      Posted in Letteratura e dintorni | 0 Comments | Tagged burrobirra, butterbeer, cocktail letterari, Edgar Allan Poe, eggnog, Food in Literature, Halloween, Harry Potter, Hogwarts, ricette letterarie
    • Un’ora con…Fabrizia Gagliardi de Il mondo urla dietro la porta

      Posted at 11:50 am06 by ophelinhap, on June 29, 2016

      Se un giorno trovassi il tempo di mettermi a stilare con calma una lista di “consigli per gli acquisti”, suggerendovi bei blog da seguire – che poi è un po’ quello che cerco di fare con le mie interviste – il blog di Fabrizia, Il mondo urla dietro la porta, farebbe sicuramente parte dell’elenco, sia per le recensioni ben articolate e piacevoli da leggere che per una delle mie rubriche preferite, le (Ec)citazioni. Fabrizia ha anche partecipato al Calendario dell’Avvento letterario con questo bel contributo e a #uominichenonsapevanoamare.

      Ho solleticato la vostra curiosità? Allora correte a leggere!
      Nel frattempo, vi lascio alla mia piacevolissima chiacchierata con la fanciulla in questione.

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      1) Il mondo urla dietro la porta: come e perché?

      All’improvviso scopro di avere diciannove anni e di non essermi accorta di aver passato i diciotto. Da inguaribile adolescente odiavo le cose che gli altri ritenevano scontate, tipo una cosa “semplice” come il crescere. Diamine, esiste la Koumpounophobia (la paura dei bottoni) e possibile che nessuno avesse pensato di creare gruppi come Adolescenti Anonimi Troppo Cresciuti (Secondo Loro) o Te La Do Io La Crescita?
      Insomma era l’età in cui storcevo il naso per il gusto di farlo, per vedere se ero in grado di costruire una difesa alle mie idee o ritirarmi con la coda tra le gambe e innalzare a esempio chi mi aveva sconfitto sapendone più di me. Il mondo urla dietro la porta nasce quindi dal più basilare degli istinti (uno degli istinti che entra in crisi durante l’età di cui sopra): parlare, esprimere, imparare a pensare. Capita che in quel momento nel 2011, l’istinto mi diceva di marchiare il destino del blog con una frase di una canzone dei Velvet. Lungi da qualsiasi riferimento a crisi ormonali, loro hanno significato il primo passo alla crescita anni prima della maggiore età – quando inizi a tastare il confine oltre la soglia di casa e sai che riuscirai a cavartela – con un loro concerto fino a notte fonda.
      Taciturna nella vita reale, una palla al piede con la scrittura, ho aperto questo laboratorio. Era nato come blog di racconti, poi è sfociato inevitabilmente in sproloqui sui libri.
      Mi vergogno di molte delle cose che ho scritto, di come sono state scritte, sono fiera di tante altre.

      2) Chi c’è dietro Il mondo urla dietro la porta?
      Non c’è un’adolescente e neanche un’adulta. C’è un’eterna indecisa.

      3) Il tuo scaffale d’oro

      Il mio scaffale ha iniziato a muovere i primi passi con l’horror. I Racconti fantastici e del terrore di Poe, L’incubo di Hill House e La Lotteria di Shirley Jackson, i racconti di Lovecraft, poi King che devo ancora esplorare a fondo. Adoro le raccolte di racconti, e nel cuore porto anche i Nove racconti, I giovani e Franny e Zooey di Salinger, Cattedrale di Carver (storcevo il naso anche per chi esagerava dicendo di piangere con i libri, poi ho pianto senza ritegno con Una piccola, buona cosa. Da qui ho capito il potere di Carver e dei racconti).
      E poi David Foster Wallace. Dalla mia visione, che potrete giudicare legittimamente distorta, l’ho odiato perché una volta ho sentito una ragazza che decantava la sua straordinarietà a un pubblico di ignoti. Riempiva l’aria di aggettivi (splendido, talento, genio) e me la sono presa con lui. Quale scrittore riesce a sospendere il giudizio su di lui, far arretrare il lettore dietro le linee difensive dell’aggettivazione incontrollata? E quindi, questa è la storia di come ho scoperto La scopa del sistema e Una cosa divertente che non farò mai più, ho guardato David e gli ho detto che ero disposta a includerlo tra i miei scrittori preferiti. Forse potrei aver scritto “splendido” in qualche recensione a lui dedicata.
      Sicuramente sto lasciando indietro altre opere e non è mai facile scegliere. Tante altre devo ancora leggerle. Per fortuna.

      4) Un personaggio in cui ti immedesimi particolarmente
      Avrò un’immagine distorta di me. Credo che il personaggio non venga scelto per le somiglianze ma soprattutto per le differenze che identificandoci in lui pensiamo di colmare.
      Direi Lenore de La scopa del sistema, perché è strana al punto giusto (assapora un’epistassi alla fine del primo capitolo), coraggiosa nella sua diversità e affamata di storie.

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      5) Se il tuo blog fosse una canzone.

      Ora non sarebbe quella dalla quale ha tratto il titolo. Sarebbe una canzone post-grunge o alternative rock. Ora mi viene da dire The fixer dei Pearl Jam, Be yourself e Cochise degli Audioslave, Sex on fire dei Kings of Leon. La risposta di default sarebbe Pearl Jam.

      6) Il tuo rapporto con la scrittura/con la lettura

      Toglietemi una delle due cose e sono praticamente inutile. Può essere un nuovo spot pubblicitario.
      Per la scrittura mi avvalgo di David Foster Wallace (questo mi ricorda la storia di una ragazza che parlava di DFW e diceva cose come splendido, genio. Lunga storia): se posso far sentire meno solo qualcuno, la mia missione è compiuta. Se poi vi faccio sentire male almeno ho provocato una reazione.
      Non credete che sia una di quelle che si lancia in sviolinate come “Sarei persa senza l’odore delle pagine”, “Non so che farei senza il rumore della penna che accarezza il foglio”.
      Dire di non avere una dipendenza è ammettere di avere una dipendenza.

      7) Progetti in cantiere

      Continuare a scrivere, continuare a leggere. Sul blog vorrei portare avanti rubriche appena nate come Maestre del racconto, e Geografie letterarie  che si pone l’obiettivo di esplorare terre reali con la finzione. Attualmente sono alle prese con un viaggio nella finzione degli Stati Uniti, una cosa potenzialmente infinita. È proprio quello che stavo cercando.

      Posted in Guestpost e interviste | 7 Comments | Tagged buona cosa, Cattedrale, David Foster Wallace, Edgar Allan Poe, Fabrizia Gagliardi, Franny e Zooey, I giovani, Il mondo urla dietro la porta, La Lotteria, La scopa del sistema, L’incubo di Hill House, Lenore, Lovecraft, Nove racconti, Racconti fantastici e del terrore, Raymond Carver, Shirley Jackson, Stephen King, Una cosa divertente che non farò mai più, Una piccola
    • Il Calendario dell’Avvento Letterario#1 – L’eggnog di Edgar Allan Poe

      Posted at 11:50 am12 by ophelinhap, on December 1, 2015

      bannervale

      Che siate dei cattivissimi Grinch o degli irriducibili Scrooge, che abbiate deciso di credere o meno a Babbo Natale, che aspettiate con ansia il Gingerbread latte di Starbucks e la legalizzazione del cenone di Natale tutto l’anno o manteniate una ferrea dieta che non comprende il pandoro a colazione, la realtà è una sola: dicembre significa Natale.

      Siete dunque davanti a un bivio, e avete due scelte: spegnere la televisione, rinunciare a ogni mezzo di comunicazione, non uscire di casa per un mese e nascondervi sotto il piumone, o trascorrere questo mese insieme a noi.

      Chi siamo? Siamo un gruppo di blogger determinati a dare un’impronta meno convenzionale al Natale, e infarcire i giorni prima dell’Avvento, casella dopo casella, di curiosità letterarie, di libri, di poesie, di storie. Di cose belle.

      Ogni giorno qui sul blog sarà un blogger diverso (e potrei anticiparvi una lista, ma che razza di sorpresa sarebbe?) ad aprire una casella, svelandone il misterioso contenuto, intrattenendovi così dal primo al ventiquattro dicembre. Potere seguirci anche sui social con l’hashtag #AvventoLetterario.

      Approfitto dell’occasione per ringraziare tutti i partecipanti, in modo particolare Valentina di Peek A Book che mi ha aiutato a organizzare il tutto. Vorrei anche ringraziare Monica Naldi di MoMirAleLo (sito in costruzione), che ha realizzato il nostro banner dell’#AvventoLetterario, e Chiara di Librofilia, che mi ha aiutato a seguire la parte social.

      Siete pronti? Siete caldi? Allora infilatevi il vostro maglione con le renne più improponibile e mettetevi comodi.

      La prima casella la apro io, e ha quel sapore un po’ anglo-americano che mi piace tanto.

      Da cinque anni ormai lavoro con colleghi inglesi (non nella mia amata Albione, purtroppo) e il mio Natale si è arricchito di christmas carols, sciarade e nuove tradizioni eno-gastronomiche.

      Una delle mie preferite è bere l’eggnog, un salutare cocktail a base di brandy, uova, latte e noce moscata. L’ho bevuto per la prima volta ad Edimburgo, durante una serata freddissima, mentre cercavo di non congelarmi per arrivare al castello. Sono arrivata brilla e contenta, e Edimburgo mi è sembrata ancora più bella, con quelle atmosfere un po’ Hogwarts, un po’ gotiche. Parlando di gotico, indovinate chi era un altro celebre estimatore dell’eggnog? Edgar Allan Poe, signori e signore.

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      Source http://bit.ly/1MSIp6D

       

      Il giovane Edgar, studente presso la University of Virginia intorno al 1820, aveva scelto come attività extra-curriculari abbondanti libagioni di apple toddies (brandy di mele, mela cotta, Grand Marnier, moce moscata, scorza di limone) e, per l’appunto, eggnog. Secondo il biografo di Poe, James Albert Harrison,

      ”a sensitive youth, … surrounded by the social circle that thought convivial drinking and card-playing indispensable to remaining at all in polite society, would easily fall in with the habits of his ‘set,’ and perhaps cultivate them with passion or excess.”

      (per un ragazzo sensibile, circondato da persone secondo le quali bere e giocare a carte erano elementi indispensabili della vita in società, dev’essere stato facile acquisire i comportamenti del gruppo, forse dedicandosi ad essi con troppa passione, fino a portarli all’eccesso).

      In sostanza, non era colpa sua: la sua università era una party school, e il povero ragazzo doveva fare del suo meglio per ambientarsi. Noblesse oblige.

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      Quando lascia l’Università della Virginia per trasferirsi a West Point nel 1830, la sua passione per il brandy è diventata già leggenda. Il suo compagno di stanza, Thomas W. Gibson, lo ricorda affettuosamente con una bottiglia del miglior brandy sempre a portata di mano. La reputazione alcolica accompagna Poe per tutta la vita e anche oltre, tanto che per anni si è pensato che l’alcol fosse stato appunto la causa della sua morte (pare invece che sia morto di rabbia); inoltre, fino a qualche anno fa, un misterioso uomo mascherato, ribattezzato Poe toaster, ha fatto visita alla tomba di Poe ogni anno, in occasione del suo compleanno, lasciando una bottiglia di cognac e tre rose sulla tomba del poeta. Pare che in realtà tutta la vicenda fosse solo una trovata pubblicitaria, escogitata da un fanatico di Poe per celebrarlo.

      In ogni caso, il messaggio è chiaro: a Poe piaceva bere, e non gli andava di certo di aspettare Natale per dedicarsi a drinking games a base di eggnog. Fortunatamente, il poeta era in possesso di una ricetta di famiglia per preparare l’eggnog, tramandata – così vuole la leggenda – dal 1780, e arrivata fino ai giorni nostri, pubblicata nel 2012 in A Second Helping of Murder: Diabolically Delicious Recipes from Contemporary Mystery Writers, a cura di Jo Grossman e Robert Weibezahl (dato che siamo in periodo di strenne, potrebbe fare al caso dell’amico/amica appassionato/a di libri e misteri, che si cimenti magari anche un po’ in cucina…).

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      Ecco la ricetta dell’eggnog della famiglia Poe, che ho trovato qui (adattata da A Second Helping of Murder: Diabolically Delicious Recipes from Contemporary Mystery Writers e da The New York Times)

      1 oncia (28,35 grammi) di brandy

      1 oncia (28,35 grammi) di rum

      1 oncia (28,35 grammi) di Madera

      1 cucchiaino di zucchero

      1 uovo

      ¾ di una tazza di latte oppure 2 once (56,7 grammi) di panna

      noce moscata

      Aggiungete il ghiaccio e shakerate. Filtrate in un Collins (un bicchiere di tipo tumbler della capacità da 300 a 410 ml, utilizzato per servire drink miscelati quali appunto il Tom Collins dal quale prende il nome) on in un highball (bicchiere a forma cilindrica di tipo tumbler di capacità variabile tra 240 e 350 ml). Se usate la panna, aggiungete un po’ di latte. Spolverate la superficie con noce moscata a profusione.

      Soundtrack: Twelve days of Christmas, un Christmas carol semplicemente geniale e particolarmente adatto a brindare con l’eggnog (e a combattere l’Alzheimer): ogni strofa ripete anche quella precedente. Vi riporto le prime tre strofe qui sotto, così potete cimentarvi anche voi.

      On the first day of Christmas,

      my true love sent to me

      A partridge in a pear tree.

      On the second day of Christmas,

      my true love sent to me

      Two turtle doves,

      And a partridge in a pear tree.

      On the third day of Christmas,

      my true love sent to me

      Three French hens,

      Two turtle doves,

      And a partridge in a pear tree.

      Bonus extra: un drinking game letterario che allieterà le vostre serate di dicembre . Qualche esempio?

      – David Foster Wallace: bevete ogni volta che una frase ha due o più congiunzioni

      – Jane Austen: bevete ogni volta che qualcuno gioca a whist, va a cavalcare o si sposa

      – Gabriel García Márquez: Bevete per ogni personaggio che si chiama Aureliano (funziona solo con Cent’anni di solitudine)

      – Edith Wharton: Bevete ad ogni divorzio scandaloso, a ogni noveau riche che getta la New York bene nello sgomento, a ogni personaggio che scappa in Europa.

      Da consumare con moderazione 😉

      Poe2

      Posted in Letteratura e dintorni | 31 Comments | Tagged #AvventoLetterario, A Second Helping of Murder: Diabolically Delicious Recipes, christmas carols, drinking games, Edgar Allan Poe, eggnog, Grinch, Il Calendario dell'Avvento Letterario, James Albert Harrison, Jo Grossman, Librofilia, Natale, Peek A Book, Poe toaster, Robert Weibezahl, Scrooge, The New York Times, Xmas is all around
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