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    • Le cose che ho imparato dalle eroine di Jane Austen

      Posted at 11:50 am06 by ophelinhap, on June 19, 2015

      jane-austen-quotesNel mio percorso di lettrice quasi onnivora e blogger incostante e disordinata, mi sono resa conto  – con sorpresa e non senza una certa amarezza – che i lettori si dividono in due grandi fazioni: i Janeite (aka fan di Jane Austen: qui spiego l’origine del termine) e coloro che nel tempo ho deciso di definire Austenskeptics.

      Chi sono gli Austenskeptics?

      La fascia demografica maggiormente interessata da questo scetticismo, non scevro di molti, moltissimi pregiudizi, è rappresentata da uomini, solitamente tra i 20 e i 40 anni. Nella maggior parte dei casi l’Austenskeptic non ha nemmeno aperto un libro di Jane Austen, o ha visto uno degli adattamenti cinematografici (magari uno dei peggiori, tipo Bride and Prejudice, ovvero: Jane Austen meets Bollywood), o è stato costretto a studiare Orgoglio e pregiudizio da una cattivissima professoressa di letteratura inglese, che non ha mai perdonato.

      Nella maggior parte dei casi, l’Austenskeptic ha solo una vaghissima idea di chi sia Jane Austen (che chiama Jane AustIn, scrivendolo proprio in questo modo) e rimane convinto del fatto che i suoi romanzi siano una specie di Dinasty in salsa Regency, abitati da inconsistenti fanciulle, le cui vite si diramano tra discussioni su pizzi, merletti e mussoline e complotti matrimoniali. Insomma, Becky Bloomwood, la shopaholic di Sophie Kinsella, incontra una triade composta da Gramellini, Moccia e Paulo Coelho. WRONG.

      Nella categoria degli Austenskeptics rientra anche un discreto numero di donne, tra i 20 e i 30 anni, convinte del fatto che leggere la Austen intacchi un po’ il loro status di lettrici di romanzi “forti”, e che quindi verrebbero prese meno sul serio  – come dire a un carnivoro accanito: mangi troppa carne, sicuramente il pesce non fa per te. WRONG.

      Da anglofila accanita che sogna di trasferirsi (presto) a Londra e per la pensione (che non arriverà mai, lo so, lo so) un buen retiro epicureo in un cottage nel Derbyshire o simili (magari dalle parti di Chatsworth House) ho letto e riletto i libri della Austen, apprezzandone il sarcasmo, la critica della società inglese dell’epoca, l’intelligenza e l’indipendenza delle sue eroine, lo stile, unico ed inimitabile. E, come spesso succede con quelle letture giovanili che ci si porta dietro – e dentro – da ogni vicenda, da ogni eroina ho estrapolato alcune delle lezioni di Aunt Jane.

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      Credere nelle seconde possibilità

      Anne Elliot, la timida ma decisa protagonista di Persuasione, soccombe alla pressione sociale, che la vorrebbe destinata a un buon matrimonio, e rompe il fidanzamento con l’amore della sua vita, Frederick Wentworth. Quando, anni dopo, lo incontra nuovamente, capisce di non aver mai smesso di amarlo, di aver sbagliato a lasciare che stantie convenzioni sociali diventassero causa della sua infelicità e solitudine. Wentworth non ha mai perdonato ad Anne di averlo lasciato ed è freddo e ostile con lei. Le rimprovera di aver ceduto alla persuasione esercitata alla sua famiglia, di non essere forte e decisa, di non averlo voluto abbastanza.

      Davanti alla dolcezza e alla pazienza di Anne, Wentworth abbassa le sue difese e mette da parte il suo orgoglio, concedendole una seconda chance con una delle dichiarazioni più belle che io abbia mai letto:

      Non posso più ascoltare in silenzio. Devo parlarvi con i mezzi che ho a disposizione. Mi straziate l’anima. Sono metà in agonia e metà pieno di speranza. Ditemi che non è troppo tardi, che quei preziosi sentimenti non sono svaniti per sempre. Mi offro di nuovo a voi con un cuore ancora più vostro di quando lo avete quasi spezzato la prima volta otto anni e mezzo fa. Non osate dire che un uomo dimentica più presto di una donna, che il suo amore ha una fine più prematura. Non ho amato altri che voi. Posso essere stato ingiusto, debole e pieno di risentimento, ma mai incostante.

      (trad. Giuseppe Ierolli)

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      L’arte di avere pazienza

      Quando Jane Bennet (la bellissima sorella di Lizzie Bennet in Orgoglio e pregiudizio) crede aver di improvvisamente – e senza apparente ragione – perduto l’amore di Bingley, convinto di esserle indifferente, non inizia immediatamente ad odiarlo, non passa al prossimo spasimante, non si accontenta. Aspetta. Coltiva il suo cuore spezzato, lo nutre, lo rimette insieme. E torna a sorridere, ancora prima che Bingley torni da lei.

      Detto da me, la persona più ansiosa e impaziente del mondo, può sembrare poco coerente; tuttavia, in un mondo troppo veloce, piegato alla filosofia del tutto e subito, ammiro l’ardente, coraggiosa, per nulla rassegnata pazienza delle eroine austeniane, la loro arte dell’attesa.

      In Ragione e sentimento, Elinor aspetta Edward, intrappolato in un imprudente – e infelice – fidanzamento segreto. In Persuasione, Wentworth e Anne si aspettano, e tornano insieme dopo sette anni. La Austen instilla nelle sue eroine la necessità di fare le scelte più giuste per la loro felicità, senza accontentarsi, senza aver paura di rimanere sole – lei stessa non si è mai sposata, e, in una lettera alla nipote Fanny, le suggerisce di aspettare, non avere fretta: l’uomo giusto arriva, prima o poi. E, anche se non arrivasse, non sarebbe una tragedia.

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      L’arte di non prendersi troppo sul serio

      Lizzie Bennet, la volitiva protagonista di Orgoglio e pregiudizio, ama ridere di se stessa e degli altri, vedere il ridicolo nascosto in ogni situazione, anche imbarazzante o spiacevole – ad esempio, nella proposta di matrimonio del cugino, il pomposo Mr Collins, adulatore di professione. Benché ferita nell’orgoglio, riesce a farsi una risata anche sul rifiuto di Mr Darcy di ballare con lei, perché non abbastanza bella per tentarlo.

      Se Lizzie è il sole, Mr Darcy è la luna, serio, composito, tendente al cupo. Quando, per stuzzicarlo, Elizabeth suggerisce alla sorella di Bingley di ridere di lui e lei si rifiuta, scandalizzata, la nostra eroina protesta con veemenza:

      Non si può ridere di Mr. Darcy! È un vantaggio non comune, e spero che continuerà a essere non comune, perché per me sarebbe una grossa perdita avere molte conoscenze del genere. Mi piace così tanto una bella risata. (…)Spero di non mettere mai in ridicolo ciò che è saggio e buono. Stravaganze e sciocchezze, capricci e assurdità mi divertono, lo ammetto, e ne rido ogni volta che posso.

      (trad. Giuseppe Ierolli)

       

      La stessa Jane Austen, in una lettera alla sorella Cassandra, definisce Elizabeth “la creatura più incantevole che sia mai apparsa sulla carta stampata, e non so proprio come farò a sopportare quelli a cui non piace…”. Forse nessuna eroina le assomiglia tanto: praticamente coetanee (Elizabeth dichiara di non aver ancora compiuto 21 anni, l’età della Austen quando scrive Orgoglio&Pregiudizio) le due condividono la stessa vivacità intellettuale, la stessa curiosità per la natura umana, un senso dell’umorismo molto simile.

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      Svenire è da mammolette

      Dimenticatevi sali e fiori di Bach: Jane Austen, nel suo Amore e amicizia, parodia in forma epistolare dei racconti romantici scritta a quattordici anni e mezzo, insegna che è accettabile dar di matto e correre a perdifiato, a patto di non svenire. Io, che ho la pressione perennemente bassa e sono una vera e propria drama queen, lo abbino ad un altro suggerimento di Aunt Jane: le lunghe passeggiate all’aria aperta fanno miracoli per l’incarnato e conferiscono alle guance quell’adorabile rossore che nessun blush può eguagliare. Poco male se gonna e sottoveste subiscono gli agguati del fango: eravamo giovani, e avevamo gli occhi troppo belli. Come quelli scuri di Elizabeth, splendenti nel viso arrossato dalla lunga camminata fatta per andare a trovare la sorella innamorata, mentre l’algido, inarrivabile Darcy inizia, suo malgrado, a innamorarsi di lei.

      Soundtrack: Angels in the room, Delta Goodrem

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      Posted in Uncategorized | 19 Comments | Tagged amore e amicizia, aunt jane, edward ferrars, elinor dashwood, Elizabeth Bennet, Jane Austen, Janeite, Letteratura inglese, Lizzie Bennet, love and freindship, Mr Collins, Mr Darcy, orgoglio e pregiudizio, pride and prejudice, Ragione e Sentimento
    • The rules of (literary) dating – un elenco semiserio di frequentazioni letterarie

      Posted at 11:50 am04 by ophelinhap, on April 22, 2015

      indexUn’educazione bovaristica e un’esposizione precoce a certi tipi di letture hanno l’indubbio svantaggio di generare aspettative che non potranno mai essere soddisfatte. Tuttavia, perché guardare il bicchiere mezzo vuoto? Se Jane Austen & company ci hanno insegnato qualcosa, è anche – e soprattutto – l’arte di percepire determinati segnali che, come campanelli d’allarme, gettano una nuova luce sul protagonista di una storia, rendendolo un eroe degno delle attenzioni della protagonista, un perfido cialtrone, un’insignificante macchietta.

      Perché allora non utilizzare questo “superpotere” anche nella vita di tutti i giorni? In fondo, la letteratura è imitazione della vita, no?

      Quindi vi propongo un inventario semiserio (che mi sono divertita un sacco a compilare) di tipologie di eroi/vili marrani in cui ogni lettrice che si rispetti è incappata, prima o poi, tanto tra le pagine di un libro che nella vita vera.

      In quale tipologia vi rispecchiate maggiormente? In ogni caso, niente panico: come scriveva Jane Austen alla nipote Fanny Knight

      Non andare di fretta; abbi fiducia, l’Uomo giusto alla fine arriverà; nel corso dei prossimi due o tre anni, incontrerai qualcuno più unanimemente ineccepibile di chiunque tu abbia già conosciuto, che ti amerà con un ardore che Lui non ha mai avuto, e che ti affascinerà in modo così totale, da farti sembrare di non aver mai veramente amato prima.

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      Tipologia A – Il Mr Darcy (Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen)

      Non è sicuramente il tipo adatto a fare il +1 ad un matrimonio, un compleanno, una cena di lavoro, nè il partner ideale per il corso di tango, dal momento che si rifiuta di ballare. A pensarci bene, non è solo il ballo il problema: la sua vita sociale è fortemente limitata dalla sua scarsa disponibilità a mescolarsi con la gente che non conosce, da quella sua tendenza a fare un po’ l’orso della situazione e a starsene in disparte, con un’espressione tra il serio e l’annoiato, studiando attentamente i titoli della libreria del padrone di casa di turno (probabilmente per criticarne segretamente gusti e scelte).

      Non ha un grandissimo senso dell’umorismo, è riservato e ha bisogno di (tanto) tempo per aprirsi, e accordare la sua fiducia: tempo che passerete cercando di capire cosa gli passi veramente per la testa. In fondo è un po’ come un riccio, irto e irsuto fuori, sorprendentemente dolce e gentile dentro. Onesto, leale, generoso, è sempre pronto a dare una mano, specie se si tratta di tirare fuori dai guai la fanciulla che occupa gran parte dei suoi (criptici) pensieri, magari a sua insaputa. Dire che ha un brutto carattere è un eufemismo: è spesso burbero e cupo, tremendamente orgoglioso (potremmo dire pieno di sé..): una volta persa, la sua stima è persa per sempre. Testardo fino all’esasperazione, non darà soddisfazione alle insicure in cerca di conferme: ma le sue (rarissime) dichiarazioni, lungamente represse, sono sincere e impetuose, e non ci si dimentica facilmente della sua ardente stima e ammirazione.

      Il Mr Darcy scrive inoltre bellissime lettere, ma le amanti del genere epistolare non dovrebbero nutrire illusioni: le sue missive sono infatti volte a riparare qualche suo errore di giudizio tremendamente stupido, che avrà diminuito infinitamente il suo valore agli occhi della Lizzie di turno, incline, a sua volta, a cadere vittima dei suoi pregiudizi. Ma, in fondo, il bel tenebroso piace anche per questo, no? Lunghe passeggiate all’aria aperta possono rivelarsi il metodo migliore per superare le (innumerevoli) controversie, perché, ammettiamolo, quando ci innamoriamo perdiamo tutti la ragione (vero, zia Jane?)

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      Tipologia B – L’ Heatchcliff (Cime tempestose, Emily Brontë)

      Ammettetelo: vi piacciono i bad boy, i tipi cupi, tormentati, misteriosi, irrequieti, inquieti, sempre fuori posto e fuori tempo. Se è cosi, Heathcliff, il selvatico e appassionato protagonista maschile di Cime tempestose, la cui complicata personalità, a cavallo tra bene e male, incarna quelle lande selvagge e desolate dello Yorkshire che fanno da sfondo alla sua storia d’amore con la capricciosa Cathy, fa al caso vostro.

      Non potreste mai invitarlo a mangiare la lasagna a casa di vostra madre la domenica, anche perché, diciamocela tutta, molto probabilmente non si presenterebbe (senza nemmeno avvisarvi): ma riuscirebbe comunque a farsi perdonare il bidone, perché il ragazzo sa farci con le parole, quando vuole.

      Non è di certo una persona convenzionale o ortodossa: gli piace distinguersi e fare l’alternativo, e poco gli importa dell’opinione altrui.

      Nessuno potrebbe mai capire il vostro amore: ma, anche se il mondo intero fosse contro di voi, non v’importerebbe, perché le vostre anime sono fatte esattamente della stessa sostanza. Il vostro amore non cambierà come le foglie d’autunno: piuttosto, somiglia alle rocce eterne che stanno sotto quegli alberi stessi, una fonte di piacere ben poco visibile, ma necessaria.

      Il problema è che, a volte, il suo comportamento fin troppo eccentrico e sprezzante potrebbe portarvi a vergognarvi di lui, e ad allontanarvi. In questo caso, l’Heatchliff sarebbe portato a farvi vedere la sua parte peggiore di sé: sprezzante, possessiva, gelosa, poco incline a perdonare e a dimenticare.

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      Tipologia C – Il Rhett Butler (Via col vento, Margaret Mitchell)

      (Vedi anche alla voce: potrei ma non voglio, vorrei ma non posso)

      Che strazio i se e i forse! Se non aveste sprecato tempo prezioso sospirando drammaticamente per qualcuno che, in fondo, non sarebbe mai stato quello giusto, forse vi sareste accorte prima di quel Rhett che vi stava accanto, aspettando solo di essere notato da voi.

      Il Rhett non corrisponde allo stereotipo di gentiluomo americano del Sud – anzi. Beve come una spugna, bestemmia come un camionista, non si sottrae mai a una rissa, e, francamente, se ne infischia dell’opinione altrui.

      Non si sdilinquisce in complimenti, dice sempre quello che pensa, è egoista ma generoso al momento opportuno, protettivo dei più deboli (Bella Waitling vi dice qualcosa?), e, udite! udite! Ama i bambini!

      La sua pazienza sconfina nella testardaggine: tuttavia, dopo aver superato un certo limite, francamente se ne infischia. Poco male: domani è un altro giorno, vero?

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      Tipologia D – Il Florentino Ariza (L’amore ai tempi del colera, Gabriel García Márquez)

      Il Florentino non è un tipo che si fa notare: è quasi insignificante, nascosto sotto un mantello dell’invisibilità di potteriana memoria. Eppure, ha un suo perché: scrive incantevoli lettere d’amore, e si distingue per la sua incredibile tenacia, che lo rende capace di attendere 51 anni, nove mesi e quattro giorni (beh, forse non così tanto: ma ho reso l’idea, no?), sfidando l’odore penetrante delle mandorle amare armato delle sua silenziosa pertinacia.

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      Tipologia E – Il Willoughby (Ragione e sentimento, Jane Austen)

      Fanciulle, fate attenzione: il Willoughby vi mentirà spudoratamente, negando davanti alla più palese evidenza; vi farà aspettare ore e ore (con conseguenti gastriti e insonnie) una sua chiamata (che non arriverà mai, ovviamente); vi farà credere di essere l’unica (ingenua, che crede che le “telefonate di lavoro” possano arrivare anche dopo mezzanotte). Arriverà perfino a chiedervi un ricciolo da tenere sempre con sé, e a farvi visitare (di nascosto, s’intende) la magione di sua zia che spera di ereditare, un giorno.

      Diciamocela tutta: è insopportabilmente affascinante, ha (o finge di avere) i vostri stessi gusti musicali e letterari, è sempre pronto a farvi da complice quando avete voglia di ridere di voi stesse e degli altri – specie di quel qualcuno timido e un po’ imbranato che cerca di ronzare dalle vostre parti (povero colonnello Brandon).

      Poi non dite che zia Jane non vi aveva messo in guardia: lettrice avvisata, mezza salvata.

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      Tipologia F – Il Rochester (Jane Eyre, Charlotte Brontë)

      Date retta a Charlotte Brontë: non uscite col vostro capo (o collega). Se proprio non riuscite a farne a meno (ah, l’ammmmore), cercate almeno di capire se avete a che fare con Il Rochester.

      Se fa finta di flirtare con fanciulle dal nome pretenzioso (Blanche, dico a te) e il suo comportamento oscilla schizofrenicamente tra il possessivo e il distaccato, è molto probabile che nasconda in soffitta qualche scheletro (o una moglie pazza).

      Tuttavia, se riuscite a fare breccia nel suo cuore di pietra, dirimere i nodi del suo oscuro e tormentato passato e raggiungere con lui un rapporto assolutamente paritario (senza aspettare che, per esempio, perda parzialmente la vista in un incendio per riconoscere che ha bisogno di voi, perché, per dirla tutta, è anche un po’ misogino) allora, lettrici, potreste anche arrivare a sposarvelo.

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      Tipologia G – L’Amleto (Amleto, William Shakespeare)

      V’ama, non v’ama, v’ama, non v’ama. Vi trova fin troppo belle, così belle che l’unico modo per preservare la vostra purezza e onestà è chiudervi in un convento. Ha problemi a casa (e che problemi, tra complesso di Edipo, di Medea, ecc.), il momento non è quello giusto, probabilmente frequenta compagnie (fantasmi) sbagliate (defunte).

      In ogni caso, i suoi problemi esistenziali sono decisamente più grandi di voi due messi insieme. Se passa troppo tempo a parlare da solo con un teschio in mano, non aspettate di fare la fine della dolce e bellissima Ofelia: scappate.

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      Tipologia H – L’Otello (Otello, William Shakespeare)

      Attenti alla gelosia, quel mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre!

      Tutto va bene tra voi; eppure, per qualche oscuro, recondito motivo, L’Otello avverte l’insana necessità di controllare costantemente il vostro telefono (appena vi girate dall’altra parte), giocare al piccolo hacker col vostro account Facebook, chiedere a un amico di sorvegliarvi.

      L’Otello sembra forte, ma ha una personalità molto debole: è facile manipolarlo e convincerlo del fatto che due più due faccia cinque, a scapito della vostra relazione (e della vostra salute mentale).

      Ricordatemi se queste cose finiscono bene, ché ho un’amnesia temporanea.

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      Tipologia I – L’Humbert Humbert (Lolita, Vladimir Nabokov)

      Magari è amore a prima vista, ultima vista, eterna vista, ma lui vi sembra forse lievemente ossessionato dal suo primo amore pre-adolescenziale e non riesce proprio a smettere di parlarne?

      Scappate.

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      Tipologia J : Il Vronskij (Anna Karenina, Leo Tolstoj)

      Il Vronskij non è tipo da tirarsi indietro davanti a una sfida: quando si prefigge un obiettivo, niente può fermarlo. Quando vuole qualcosa, deve averla. Più è difficile ottenerla, più la vuole. Niente e nessuno (che sia un noioso marito burocrate, o una madre desiderosa di farlo sposare per soldi) possono distoglierlo dalla meta prefissa.

      Il fatto che sia estremamente affascinante è innegabile: tuttavia, la sua esteriorità patinata spesso nasconde una personalità narcisistica e superficiale, interessante e profonda quanto i discorsi motivazionali delle candidate a Miss Italia.

      Siete sicure di aver veramente trovato l’anima gemella, e di voler sacrificare tutto per lui?

      Potete leggere questo post in Inglese qui.

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      Versus

      Posted in Frammenti di un discorso amoroso, Letteratura e dintorni | 17 Comments | Tagged Amleto, Anna Karenina, aunt jane, Cathy Earnshaw, Charlotte Brontë, Cime tempestose, Emily Brontë, Fanny Knight, Florentino Ariza, Gabo, Gabriel García Márquez, Gone with the Wind, Hamlet, heathcliff, Humbert Humbert, Jane Austen, Jane Eyre, Janeite, L'amore ai tempi del colera, Lev Tolstoj, Lizzie Bennet, Lolita, Margaret Mitchell, Mr Darcy, Ofelia, Otello, Ragione e Sentimento, Rhett Butler, Rochester, Rossella O'Hara, Scarlett O'Hara, Sense and Sensibility, Shakespeare, Via col Vento, Vladimir Nabokov, Vronskij, Willoughby, Wuthering Heights
    • The Ophelinha Gazette#6 – articoli, segnalazioni, aneddoti e curiosità letterarie

      Posted at 11:50 am03 by ophelinhap, on March 13, 2015

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      Avete presente quando a Roma è nevicato, nel 2011? Guardavo sui social media le foto dei miei ex colleghi che, felici come bambini, dedicavano la loro pausa pranzo a battaglie con palle di neve.

      Qui a Greyville, signore e signori, c’è il sole. Avete capito bene: non il solito raggio di sole pallido dietro la nebbiolina, ma un sole arancione sullo sfondo di un cielo blu che mi fa sospirare di nostalgia per quello calabrese. Non un giorno di sole, non due, ma ben cinque.

      Ora, una settimana di sole a voi parrà niente, ma da queste parti è un evento raro e inspiegabile come, non so, non strappare i collant in giornata, non finire una bottiglia di Chablis, non guardare Anna Karenina perché il Crotone gioca contro il Trapani (Lupster, dico a te).

      Quindi, col senso di colpa tipico di chi vive su al Nord e sa che l’ebbrezza da luce solare non durerà, taglio corto e scappo al parco in maniche corte (ci sono 13 gradi, ma equivalgono a 23 in terra italica).

      La redazione augura a tutti un ottimo fine settimana assolato di camminate a piedi nudi nel parco.

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      1) Qualche notte fa ho fatto un sogno stranissimo (che s’inserisce nella mia lista di sogni deliranti). Ho sognato che Humbert Humbert mi declamava la poesia che compone per Lolita quando lei scappa con Clare Quilty (che è davvero bellissima, tra l’altro: se non la conoscete, correte ai ripari).

      Mi sono svegliata piena di parole, my Dolly, my folly. Quindi vi propongo un bellissimo articolo sulla biografia di Nabokov e sulla sua vita pre-ninfette, che poi è anche un’interessante riflessione sul concetto di autobiografia: non basta essere un ottimo scrittore, bisogna anche aver vissuto una vita straordinaria, fuori dal normale, piena di eventi interessanti.

      E un’altra lista (lo so, lo so, si era detto niente più liste. Ma è Nabokov, quindi facciamo un’eccezione) dei libri più belli del XX secolo (e di quelli più sopravvalutati).

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      2) Cosa rende un libro più o meno facile da leggere, e perché i libri che non ci piacciono ci risultano più difficili da leggere, benché siano apparentemente più “leggeri”?

      3) Il sei marzo Gabo e il suo realismo magico avrebbero compiuto 88 anni. Brain Pickings lo celebra ricordando i suoi difficili (e tardivi) inizi di scrittore, che sfatano il mito secondo il quale scrittori si nascerebbe, non si diventerebbe. Marquez voleva fare il musicista, invece ha creato l’universo di Macondo e vinto il Nobel per la letteratura. Come direbbe Svevo, la vita non è né bella né brutta, ma originale.

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      4) Janeite, vi siete mai chiesti quali biscotti Aunt Jane avrebbe scelto come accompagnamento al tè? Qui uno spunto interessante e goloso (con un intervento a sorpresa della sottoscritta, eheh).

      E, dato che siamo in tema, beccatevi quattordici consigli della Austen per dirimere i casini della vostra vita sentimentale e renderla Darcy-approved.

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      Photo courtesy Il Cavoletto di Bruxelles

      Posted in Anglophilia, Letteratura americana, Letteratura e dintorni | 2 Comments | Tagged aunt jane, Brain Pickings, Cent'anni di solitudine, Gabo, Gabriel García Márquez, Jane Austen, Janeite, Lolita, Macondo, Mr Darcy, Vladimir Nabokov
    • The Ophelinha Gazette#2 – articoli, segnalazioni, aneddoti e curiosità letterarie

      Posted at 11:50 pm01 by ophelinhap, on January 29, 2015

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      Non so dalle parti vostre, ma qui si preannuncia un weekend di neve e gelo. Quale occasione migliore per rimettersi al passo con tutti quegli articoli e post deliziosamente nerd che avreste sempre voluto leggere, ma non ne avete mai trovato il tempo?

      E quindi sotto a chi tocca!

      ******

      raboni1) Ultimamente abbiamo parlato tanto di poesia, da queste parti, e del suo ruolo. Ecco un articolo che vi spiega perché la poesia dovrebbe piacervi (o, almeno, dovreste provare a leggerla; non esistono scuse tipo: “Ma io la poesia non la capisco”):

      Non vi piace la poesia? Leggete Raboni

      2) Chi mi legge sa che ho scoperto da qualche mese lo scrittore americano Wendell Berry (ad esempio, qui e qui) , ed è stato amore a prima, ultima, eterna vista (come direbbe Nabokov). Siete curiosi di conoscerlo? Qui un po’ di link che potrebbero aiutarvi:

      – il sito della Fondazione Wendell Berry (The Berry Center);

      – un incontro tra Berry e il prof. Greg Hillis, che hanno parlato un po’ di Port William e di Trinità (lo trovate in traduzione sul mio blog qui);

      – il board Pinterest della casa editrice Lindau (al quale contribuisco anch’io);

      – Berry e il suo Kentucky rurale;

      – un macro-blog che raccoglie tutti gli articoli e i post su Berry (ce ne sono anche due miei – qui e qui – purtroppo tradotti con Google Translate (non da me, eh)… per ora.

      berry

      3) Quaranta scrittori dicono la loro sul tema della felicità:

      40 Authors On How To Be Happy

      4) Venti aneddoti e curiosità da lit-nerd da sfoggiare a piacimento a drink e apericena (o magari da tenere per voi, che è meglio):

      20 Literary Facts To Impress Your Friends With

      5) Per tutti coloro che stanno sognando l’Illinois insieme ai Bookriders de La McMusa, imprescindibile la lettura dell’intervista fittizia di Fernanda Pivano a Edgar Lee Masters:

      Pseudo-intervista di Fernanda Pivano a Edgar Lee Masters

      austen6) Momento Jane Austen: come sapete, ieri Orgoglio e Pregiudizio ha compiuto 202 anni. Non potevano quindi mancare un po’ di articoli di austeniana memoria, dedicati a tutte le Janeite (e a tutti i lettori maschi che criticano Jane Austen, etichettandola come “scrittrice rosa” o “scrittrice da femmine”, mentre in realtà non hanno mai aperto nemmeno uno dei suoi libri, perdendosi così le sue macchiette e il suo senso dello humor, nonché la critica feroce alla società inglese dell’epoca e a una certa idea di matrimonio… ma tergiverso):

      – Dieci curiosità su Orgoglio e Pregiudizio (per gli amici P&P);

      – Perché, perché Mr Darcy è così dannatamente affascinante? Borioso, pomposo, permaloso, ma… la sua dichiarazione d’amore a Lizzie (la seconda, eh) farebbe sciogliere anche Olaf di Frozen;

      – Un articolo di ‪Pietro Citati, apparso sul Corriere della Sera lo scorso 8 gennaio, dedicato alle eventuali analogie tra ‪Anne Elliot, protagonista di Persuasione, e Aunt Jane.

      7) Dieci parole coniate da quel simpaticone di PG Wodehouse (grazie a nepente per la segnalazione):

      10 Great Words Coined by P. G. Wodehouse

      brainard8) Un po’ di cose su Joe Brainard:

      – Brainard è adatto anche ai misantropi, apparentemente. Electric Literature dixit:

      On the Stories (Or Lack Thereof) of Joe Brainard

      – Un’ottima recensione di Holden & Company, che è già un tuffo nel suo Mi ricordo.

      E con questo è tutto: la redazione di The Ophelinha Gazette (eteronimi inclusi) vi augura un eccellente fine settimana nerd.

      Posted in Uncategorized | 2 Comments | Tagged American literature, anne elliot, aunt jane, edgar lee masters, electric literature, fernando pivano, giovanni raboni, greg hillis, holden & company, Jane Austen, Janeite, joe brainard, kentucky, la mcmusa, lindau, lit-nerd, mi ricordo, Mr Darcy, nepente, orgoglio e pregiudizio, persuasione, pg wodehouse, pietro citati, poesia, Poetry, port william, pride and prejudice, scrittori e felicità, the berry center, Wendell Berry
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