I’ve come to wish you an unhappy birthday
I’ve come to wish you an unhappy birthday
Because you’re evil
And you lie
…
Loved and lost
and some may say:
“When usually it’s Nothing
Surely you’re happy
It should be this way?”
I say. “No”
And then I shot myself
So drink, drink, drink
And be ill tonight
From the one you left behind
Unhappy Birthday, The Smiths
Non so che ora siano da te.
I fusi orari sono una cosa strana: dividono le persone geograficamente, tracciano linee del tempo invisibili ed intangibili e le allontanano ancora di più..perché non c’è più quella sorta di comunanza di gesti che avvicina le persone anche quando sono lontane.
C’era un tempo in cui potevo sentirti più vicino, perché quantomeno a dividerci erano solo un canale e un’ora.
Ora a dividerci ci sono oceani e costellazioni, lingue su lingue, una strana timidezza che nasce dal non potersi più immaginare come ci si era conosciuti, lì dove ci si era conosciuti.
C’era un tempo di routine costruite, reali ed immaginate, attraverso le quali potevo ritrovarti durante giornate grigie e vuote.
Il tempo gioca strani scherzi alla memoria. Il tuo volto, che in alcuni momenti mi sembra vicinissimo, in altri mi sembra di non ricordarlo neppure, lontano come uno specchio, perso dietro uno specchio, liquido, sott’acqua.
Quei tratti che mi erano così cari, che avrei potuto ripercorrere con la punta delle dita a memoria, ora assumono forme e colori di un quadro cubista.
La tua voce – a volte distante, spesso sarcastica, ma che in quei giorni aveva note e accenti che io sola potevo percepire, perché erano per me, perché erano mie – ora giunge alle mie orecchie come un’eco. Distratta. Assente.
Anche il cuore ha i suoi fusi orari. Ha i suoi momenti, e le sue stagioni, le sue albe e i suoi tramonti.
È difficile pensare di riuscire a tagliare quella connessione invisibile fatta di parole mai dette, di cose mai fatte, quantomeno non insieme. Di un addio mai esplicitato, mai consumato.
Se. Se fossimo stati più coraggiosi. Se non avessimo lasciato, passivamente, che le cose seguissero il loro corso. Se ci fossimo imposti, se fossimo stati più risoluti, se la nostra volontà di essere insieme avesse superato la tempistica, la geografia, il buonsenso, i pettegolezzi dei benpensanti.
Se fossi stata più bella, più dolce, più forte…se fossi stata come tu mi volevi, forse non mi avresti lasciata andare. O forse ero quello che volevi, o anche se lo fossi stata mi avresti lasciata andare comunque.
Forse da te adesso è notte. Se i fusi orari ci fossero stati propizi, domani mattina sarei stata lì con te, e quello che voglio scriverti te l’avrei detto di persona. Ma probabilmente la realtà è che tu non pensi nemmeno più a quello che è stato, a quello che non è stato, a quello che avrebbe potuto essere, ben contento dei fusi orari che ti permettono ogni volta di stabilire distanza, e di creare barriere.
Nonostante tutto, sono qui, ad augurarti buon compleanno. Forse, quando domani, ancora inebriato di sonno, aprirai la tua casella di posta e intravederai il mio indirizzo sarai sorpreso. Stropiccerai gli occhi e leggerai l’oggetto, e stavolta sarai ancor più sorpreso del fatto che, dopo tanti anni, mi ricordi ancora questa data. I tuoi occhi scivoleranno sul contenuto, come un tempo scivolavano su me.
Spero che, ad un certo punto, il pungiglione della nostalgia ti faccia rabbribidire, e ti lasci in bocca un sapore dolceamaro. Il mio.
Buon compleanno, a te e a tutti i fusi orari tra di noi.
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Manuela, Lit-nerd, topo di biblioteca, bevitrice di Chablis. Il mio sogno è prendere un tè a casa di Jane Austen con Ofelia, Anna Karenina e Sylvia Plath e fare la groupie di Leonard Cohen. Credo fermamente negli eteronimi e in quella che Tabucchi definisce la “confederazione di anime”: per questo scrivo come Ophelinha Pequena, regina senza corona e senza regno degli amori impossibili e mai realizzati, eteronimo romantico e démodé che è stato definito, prendendo in prestito le parole di Churchill, “a riddle, wrapped in a mystery, inside an enigma” (un rebus, avvolto in un mistero, all’interno di un enigma). Ophelinha è una crasi tra l'Ophelia shakesperiana, sfortunata, ineffabile ninfa lacustre, e Ofélia Queiroz, eterna fidanzata e mai moglie di Fernando Pessoa.
Il titolo del blog è il verso di una bellissima canzone di Brian Eno, By this river.
Scrivo di letteratura, di poesia, di libri e di altre cose che mi passano per la testa, non necessariamente in quest'ordine. A volte scrivo poesie e racconti che sono farina del mio sacco (ma solo nei giorni pari), come lo sono le traduzioni, se non altrimenti indicato. Insonne cronica, sognatrice di professione, precaria per necessità, sono alla costante ricerca del mio Heimat, il mio posticino del mondo. Ho pubblicato con Errant Editions La ragazza del bar di Cuba e Femminili, singolari, due raccolte di racconti.
Potete contattarmi scrivendomi un'email a ophelinha.pequenaATgmail.com, oppure inviandomi un piccione viaggiatore. Quello che preferite, insomma. Ma, prima di farlo, sappiate che per me la vita e l'amore sono un grande romanzo russo. A vostro rischio e pericolo, insomma.
Per gli anglofili, scribacchio in Inglese su https://ophelinhap.wordpress.com/
9 thoughts on “Buon compleanno a tutti i fusi orari (racconto breve)”
Anonimo
Dio, che insopportabile melassa sentimentale questo blog!
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Anonimo
Mi dissocio fortemente da quanto scrive l'anonimo precedente!!!
Questo blog è di una bellezza ed intensità uniche. Ognuno dei post che ho letto sino ad ora mi ha sempre toccato alcune corde dell'anima, a volte creando assonanze spirituali altre dissonanze (ossia non sempre condivido quello che l'autrice scrive…)
Insomma, se non ti piace, leggi altro, oppure, guarda le figure 🙂
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Ophelinha
e quanta cattiveria gratuita nel tuo commento.
Che amarezza, davvero. Se trovi questo blog così insopportabile, perché passi a leggerlo e a lasciare un commento così poco rispettoso ed offensivo?
Accetterei con piacere una critica costruttiva, ma questo no, mi dispiace. Ogni post è un pezzetto di me e molti mi sono costati ore di letture e ricerche.
Se qualcosa non ti piace, non leggerla, non criticarla, e soprattutto non offendere chi si mette a nudo
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Claudia
Ho i brividi! Troppo lungo spiegarlo, ma in una “dimensione più piccola” ho sentito parola per parola di ciò che hai scritto in me.
Scusami se non ho partecipato al giveaway, anche se avrei proprio voluto farlo, ma non sono proprio riuscita a leggere tutte le lettere come mi ero promessa di fare!
Un abbraccio
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year62
Vorrei dire solo due parole all'anonimo che ha lasciato il suo commento poco rispettoso: un blog è per sua natura personale ed è normale e giusto che chi lo ha creato ci metta tutta la sua personalità. Conosco anche personalmente l'autrice di questo blog e posso anche assicurarti che è onestissima nel dire la sua verità, e che non c'è una sola virgola che sia anche solo poco sentita. Perciò – e qui concludo – può anche non piacerti questo blog, ma rispetta chi mette in discussione e confronto la sua vera sensibilità e la sua vera vita.
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Anonimo
C'e' anonimo e Anonimo: alcuni difettano di rotelle in testa, altri hanno rotelline inceppate nel cuore. Tu continua a stupirci e ad emozionarci con la tua scrittura.
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Ophelinha
grazie agli Anonimi e a Claudia dei commenti.
Onestamente, il primo commento (quello dell'anonimo con la a minuscola) mi ha lasciato confusa ed avvilita.
Dedico a questo piccolo spazio il mio poco tempo libero -a rischio di suonare pretenziosa – spesso durante le ore notturne. Si tratta di un blog piccolo, senza sponsor o sostegni di altro genere. I giveaway(s) sono volontariamente offerti da me, o come nel caso di Alfonso Angrisani, nascono da contributi sentiti, da una volontà di condividere che era lo scopo principale di questo blog..
Spero di continuare a condividere e scambiare emozioni, racconti, poesia e di continuare a raccogliere i vostri commenti; anche negativi, certo, ma costruttivi, spero.
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Clara
“Quattro fusi orari
e quattro parole diverse
word palaver parole wort
volando nell'aria per tornare
mischiando memorie
felicità nel grigio e nel verde
giovinezza in una foto
alla fine a casa in solitudine
vuoto il sacco
non c'è come ieri
la parola per spiegare il mondo”
questa è di Angrisani, spero che ti piaccia!
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Ophelinha
“non c’è come ieri la parola per spiegare il mondo”
Grazie Clara 🙂
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