Tutto parte da un post del geniale blog Things we Forget:
Things We Forget: #764:
Sarà perchè si avvicina la fine dell’anno, ed è sempre un momento un pò malinconico, in cui ci si ferma a riflettere sulle cose che sono successe e peggio ancora su quelle che non sono successe. In cui ci si guarda alle spalle e si cerca di capire se siamo stati quello che volevamo essere, o semplicemente ci siamo adattati ad essere quello che le circostanze hanno fatto di noi.
Borges scriveva:
He cometido el peor de los pecados…
He cometido el peor de los pecados
que un hombre puede cometer. No he sido
feliz. Que los glaciares del olvido
me arrastren y me pierdan, despiadados.
Mis padres me engendraron para el juego
arriesgado y hermoso de la vida,
para la tierra, el agua, el aire, el fuego.
Los defraudé. No fui feliz. Cumplida
no fue su joven voluntad. Mi mente
se aplicó a las simétricas porfías
del arte, que entreteje naderías.
Me legaron valor. No fui valiente.
No me abandona. Siempre está a mi lado
La sombra de haber sido un desdichado.
(Jorge Luis Borges)
Ho commesso il peggiore dei peccati
che un uomo può commettere. Non sono stato
felice. Che i ghiacciai dell’oblio
mi travolgano e mi disperdano, spietati.
I miei genitori mi misero alla luce per giocare
quel gioco rischioso e bellissimo che è la vita,
per la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco.
Li ho ingannati. Non sono stato felice. Incompiuta
resta la loro giovane volontà. La mia mente
si è applicata alle simmetriche ostinazioni
dell’arte, che intesse cose da nulla.
Ho ereditato coraggio. Non sono stato audace.
Non mi abbandona. Sempre mi accompagna
l’ombra del povero diavolo che sono stato.
(traduzione @OphelinhaPequena)
Sarà perchè quest’anno è stato difficile e lungo, lunghissimo…sarà perchè mi sento invecchiata di dieci anni. Sarà perchè ho intravisto il primo capello bianco, e so di essere ben lungi dagli obiettivi che mi ero preposta di raggiungere. E i calendari, le scadenze e i nuovi inizi, o, per dirla alla Montale,
“Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede”
Sarà perchè, alla fine dell’anno, inevitabilmente, mi pongo il dilemma della ricerca della felicità: è un sacrosanto ed inalienabile diritto essere felici, anche se per esserlo bisogna spesso mandare all’aria equilibri e compromessi,anche se per esserlo dobbiamo smettere di essere quello che gli altri si aspettano da noi e cerchiamo di essere un pochino più simili all’immagine che NOI abbiamo di noi stessi?
Mi vengono in mente due film: uno è il bellissimo Todo sobre mi madre di Almodóvar. Penso al travestito Agrado, figura di una poeticità immensa, e al suo monologo teatrale improvvisato
“me ha costado mucho ser auténtica, pero no hay que ser tacaña (…) porque una mujer es más auténtica cuanto más se parece a lo que ha soñado de sí misma”.
Todo sobre mi madre
Il secondo è la Finestra di Fronte, di Ozpetek. Tornerò a parlarne più in là perchè è un film che amo molto; ma, in questo momento, penso a quello che Davide dice a Giovanna:
” Non si accontenti di sopravvivere. Lei deve pretendere di vivere in un mondo migliore, non soltanto sognarlo.”
Ancora in tempo
Something gotta change. Lo so, da sempre, ma me ne sono convinta un pò di tempo fa, quando, il giorno della morte di Steve Jobs, ascoltavo e riascoltavo il testo del suo discorso ai neolaureati di Stanford:
Stanford Commencement Address
Your time is limited, so don’t waste it living someone else’s life. Don’t be trapped by dogma — which is living with the results of other people’s thinking. Don’t let the noise of others’ opinions drown out your own inner voice. And most important, have the courage to follow your heart and intuition. They somehow already know what you truly want to become. Everything else is secondary.
Stay Hungry, Stay Foolish.
Ero in ufficio e sono scoppiata a piangere. E ho capito che voglio cambiare. Forse sarò più egoista, ma quest’anno non fingerò più di essere qualcuno che non sono per compiacere chi mi circonda. Non sorriderò quando invece vorrei gridare e spaccare tutto. Non continuerò a fare qualcosa che odio. Mi circonderò delle cose che amo, for a change. Non continuerò a vivere in un posto che detesto, rifugiandomi appena posso nella mia bellissima Neverland, fatta di poesie, di canzoni, di film e di un Nininho dolcissimo ed imprevedibile, che devo inseguire tra nuvole di carta. Voglio tornare a vivere lì dove esisto, lì dove appartengo, lì dove ho lasciato il mio cuore.
Non sarò più la ragazza del bar di Cuba, che aspetta con un fiore tra i capelli chi non vuole o non può arrivare. Insomma, smetterò di sognare il cambimento, cercherò di realizzarlo. E se non potrò proprio essere la persona che vorrei essere, cercherò almeno di assomigliarle. Ma soprattutto, cercherò di smettere di essere così cinica e disillusa. Voglio essere di nuovo capace di sognare.
Ultima citazione. Ultima, giuro.
Alla domanda se io sia pessimista o ottimista, rispondo che la mia conoscenza è pessimista, ma la mia volontà e la mia speranza sono ottimiste…. (Albert Schweitzer)
Buon anno, sognatori. Buon anno, changemakers. And don’t forget to be the change you wanna see in the world. Always.
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Manuela, Lit-nerd, topo di biblioteca, bevitrice di Chablis. Il mio sogno è prendere un tè a casa di Jane Austen con Ofelia, Anna Karenina e Sylvia Plath e fare la groupie di Leonard Cohen. Credo fermamente negli eteronimi e in quella che Tabucchi definisce la “confederazione di anime”: per questo scrivo come Ophelinha Pequena, regina senza corona e senza regno degli amori impossibili e mai realizzati, eteronimo romantico e démodé che è stato definito, prendendo in prestito le parole di Churchill, “a riddle, wrapped in a mystery, inside an enigma” (un rebus, avvolto in un mistero, all’interno di un enigma). Ophelinha è una crasi tra l'Ophelia shakesperiana, sfortunata, ineffabile ninfa lacustre, e Ofélia Queiroz, eterna fidanzata e mai moglie di Fernando Pessoa.
Il titolo del blog è il verso di una bellissima canzone di Brian Eno, By this river.
Scrivo di letteratura, di poesia, di libri e di altre cose che mi passano per la testa, non necessariamente in quest'ordine. A volte scrivo poesie e racconti che sono farina del mio sacco (ma solo nei giorni pari), come lo sono le traduzioni, se non altrimenti indicato. Insonne cronica, sognatrice di professione, precaria per necessità, sono alla costante ricerca del mio Heimat, il mio posticino del mondo. Ho pubblicato con Errant Editions La ragazza del bar di Cuba e Femminili, singolari, due raccolte di racconti.
Potete contattarmi scrivendomi un'email a ophelinha.pequenaATgmail.com, oppure inviandomi un piccione viaggiatore. Quello che preferite, insomma. Ma, prima di farlo, sappiate che per me la vita e l'amore sono un grande romanzo russo. A vostro rischio e pericolo, insomma.
Per gli anglofili, scribacchio in Inglese su https://ophelinhap.wordpress.com/
8 thoughts on “Things We Forget”
Donatella
Avevo commentato ma non l'ha salvato forse.
Sono contentissima di sentirti dire queste parole. Era tanto che lo aspettavo. Ora sì che è un anno piccola. Auguri.
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Ophelinha
Auguri a te Dona…con la speranza di avere entrambe il coraggio di metterci in gioco…e ricominciare a sperare e a sognare.Un abbraccio siderale dalla mia amatissima Neverland
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Donatella
E comunque la tua traduzione della poesia mi piace davvero davvero tanto. Bacio.
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Ophelinha
Piccole soddisfazioni di una traduttrice fallita 😉 Besos
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Rose Mel
Alla fine com'è andata? 😀
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Ophelinha
il bilancio è totalmente negativo, rispetto agli obiettivi di cambiamento, pursuit of happiness e alleggerimento della pesantezza del mio essere…che dire, sono ancora qui, a Greyville, e mi riconosco ogni giorno un po' di meno. Speriamo nel 2013, anche se non credo nei numeri dispari…
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Rose Mel
Il mio 2012 è stato un disastro 😀
Secondo me il il prossimo anno porta bene. Io adoro i numeri cosiddetti portasfiga tipo il 13 o il 17 (mio giorno d nascita)..quindi IL 2013 mi sa tanto di anno fatto apposta per la gente alternativa come noi!
Crediamoci 😀
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